Diabete: è polemica sulla campagna di sensibilizzazione
E’ polemica intorno alla campagna di sensibilizzazione lanciata dall’Associazione Diabetici della Valle d’Aosta. Al centro delle critiche è il manifesto che ritrae una ragazza giovane – Antonella Ielasi, promotrice del progetto – posare con il corpo trafitto da un centinaio di siringhe.
Un’immagine che non è piaciuta alla Federazione Diabete Giovanile che la definisce “offensiva e irrispettosa”, come riferisce il quotidiano sanità.
Il presidente della Federazione Antonio Cabras parla di campagna “terroristica”, arrivando a chiedere al Presidente della Regione Valle d’Aosta e agli assessori competenti di ritirare immediatamente i manifesti. Altrimenti, dicono, “ci vedremo costretti a rivolgerci alle autorità garanti del rispetto e della dignità che 4 milioni di persone con diabete, in Italia, meritano e si aspettano di ricevere a livello nazionale e locale”.
“La campagna terroristica intrapresa nella vostra regione – spiega la lettera – attraverso un manifesto orribile e da voi condiviso, non rispecchia di certo la realtà e tanto meno tecniche e modi moderni di cura. La campagna è assolutamente in contrasto con la risoluzione dell’Onu che incoraggia gli Stati Membri a promuovere politiche di prevenzione, trattamento e cura del diabete in conformità con lo sviluppo sostenibile dai propri sistemi di cura sanitaria, prendendo in considerazione le finalità di sviluppo internazionali nella considerazione che il diabete non costituisce né diversità né ostacolo alla crescita e al pieno inserimento della persona nella società”.
Ma la posizione della Federazione Diabete Giovanile non trova d’accordo molte persone che soffrono di diabete o che conoscono la malattia. Dal gruppo su Facebook “Portale diabete” – oltre 22mila iscritti – parte, infatti, la solidarietà in primis a Antonella Ielasi. Con l’hastag #iostoconantonella in tanti si schierano dalla parte della campagna valdostana, modificando l’immagine del proprio profilo Facebook con quella della ragazza valdostana.
“Fino a che si continuerà a dire che la verità urta la sensibilità, si continuerà a mettere la testa sotto la sabbia e tutte le lotte saranno vane. Se si vuole riconoscenza, cura e aiuto si deve lottare. Punto. Urta la mia sensibilità vedere che la verità viene nascosta” scrive su Facebook una ragazza diabetica.
“La vita di un diabetico è fatta di buchi. Polpastrelli, braccia, cosce, glutei, addome trafitti da milioni di aghi” ricorda un altro. “Ciò che non si vede non è sinonimo di minor sofferenza”. Un altro malato sottolinea come è ” vergognoso che ci siano associazioni che si dicono scandalizzate da questa immagine, ancor più vergognoso che a scandalizzarsi e dissociarsi siano medici che dovrebbero invece appoggiarla.”