Diabetica a 32 anni, la vita di Antonella
Ordina un cappuccino e un croissant alla crema, seduta al tavolo di un bar. È diabetica. Otto mesi fa, il giorno di San Valentino, ha scoperto di soffrire di diabete di tipo 1, anche chiamato “diabete giovanile”.
“Avevo tanta sete, una sete smisurata”. “Ho pensato potesse essere il dentifricio che stavo testando per lavoro”. “Ho pensato di aver alzato troppo la temperatura dei termosifoni”. Poi le analisi. I parametri sballati rispecchiavano un quadro di diabete.
A settembre ha spento 32 candeline. La torta, ordinata in gelateria dalle sorelle e dolcificata con la stevia, riportava la scritta “la mia prima torta diabetica”. La prima di tante perché per tutta la vita Antonella sarà costretta a convivere con la sua malattia.
“Ho seguito un corso alimentare della durata di cinque lezioni, con diabetologo e dietista, che mi ha insegnato come e cosa mangiare. Ora se mangio qualcosa devo farmi di insulina”. “Non ho più la vita spensierata di prima. È un pensare continuo alla glicemia“.
Antonella dedica parte del suo tempo alla misurazione glicemica. Per farlo utilizza lo smartphone. Avvicina il dispositivo a un sensore che ha applicato sul braccio sinistro. Tramite un’apposita app registra e monitora i valori. Ecco l’importanza del progresso tecnologico applicato al campo della medicina. Gli esiti vengono notificati sullo smartphone delle sue sorelle e della sua migliore amica. Per quel sensore, con le sembianze di un bottone, Antonella è costretta a spendere sessanta euro ogni quattordici giorni. Una spesa che le evita di pungersi continuamente le dita. Con sé ha sempre il suo kit con all’interno penna per le iniezioni, insulina, glucometro, pungidito, dispositivo reader e bilancia per pesare gli alimenti.
Sul comodino ha una Coca-Cola, una barretta ai cereali e delle caramelle. “La notte è un rischio per noi diabetici”. Può accadere infatti di andare in ipoglicemia e non svegliarsi più. Antonella si alza regolarmente per controllare i valori. Ogni mattina la sua migliore amica si accerta di avere ricevuto la notifica dall’app installata sullo smartphone. Non è solo l’alimentazione, alla quale Antonella presta particolare attenzione, a influire. Esistono anche influenze di tipo soggettivo, come lo stato d’animo. Nel caso di Antonella, per esempio, la rabbia tende a condurla verso l’ipoglicemia i cui sintomi sono stato di confusione, difficoltà a parlare, tremori e vista appannata.
“In questi otto mesi mi sono fermata per spiegare alla gente quello che affronto e come lo affronto”. L’obiettivo di Antonella è accendere i riflettori sulla malattia. Sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete. Per questo motivo, con l’Associazione Diabetici Valle d’Aosta, ha dato il via alla campagna di comunicazione Dia[BE]logue. “Essere diabetici e parlarne” è questo il significato del titolo. Parlarne attraverso una fotografia volutamente provocatoria che ritrae il corpo di Antonella trafitto da siringhe.
“Questa immagine spiega esattamente cosa significa essere diabetici. La dedico a coloro che dicono: Ah, è solo diabete”.
Il progetto vuole fare rumore in occasione del 14 novembre, Giornata Mondiale del Diabete, celebrata ad Aosta, con attività di prevenzione in Piazza É. Chanoux, nel weekend del 16 e del 17 novembre 2019. Tra le finalità vi è quella di migliorare la condizione attuale dei diabetici in Valle d’Aosta per quanto riguarda i presidi medici a disposizione. Ne sono un esempio i sensori per la misurazione che vengono erogati gratuitamente, a discrezione del diabetologo, solo ad alcuni pazienti. Ad eccezione dei minorenni che li ricevono senza alcun costo. Inoltre i prodotti in dotazione del sistema sanitario regionale sono di qualità piuttosto inferiore rispetto a quelli attualmente presenti sul mercato.
L’eco della campagna si sta facendo sentire. Impossibile mettere d’accordo tutti. Non sono mancati attacchi e critiche. Ma ancora più numerosi sono stati i riscontri positivi, le condivisioni sui social media, i messaggi e i “grazie”. Richieste di contatto provenienti da tutta Italia. Una rete di solidarietà tra diabetici. C’è chi chiede ad Antonella un supporto per replicare il progetto o chi più semplicemente si confida con lei raccontandole come vive la malattia.
Con forza e determinazione, Antonella Ielasi vuole mostrare senza vergogna cosa significa convivere con il diabete. Lei ci ha messo il volto, il corpo e soprattutto il cuore.
Il diabete sarà la “malattia del futuro”. I casi sono in continuo aumento. In Valle d’Aosta ne sono affette circa 6-7 mila persone. Inevitabile l’esigenza di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica.