Dimezzati gli accessi al Pronto Soccorso nel periodo del coronavirus
Dal 16 febbraio al 31 marzo, quindi a grandi linee nel periodo dell’emergenza coronavirus, gli accessi al Pronto Soccorso si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2019: 3.455 contro i 6.648, con un calo del 51,97%.
Una diminuzione dovuta a diversi fattori, dal minor numero di incidenti stradali e in ambiente di lavoro e all’azzeramento dei traumi su pista da sci e dovuti all’ escursionismo in montagna, alla tendenza degli utenti a non presentarsi per situazioni che non necessitano di risposta urgente. Parallelamente, nella tenda di pre-triage posta all’esterno, nel piazzale dell’ospedale, gli accessi sono stati 402, di cui 165 dimessi e 237 (58,95%) ricoverati in reparti Covid e in altri reparti.
Spiega Stefano Podio, direttore della SC MeCAU, struttura complessa di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza/Pronto Soccorso ed Emergenza Territoriale/118: “Il personale a disposizione del Pronto soccorso è operativo anche nelle tende di Pre-Triage. Il loro lavoro adeguatamente protetti con i DPI è fondamentale perché permette di isolare immediatamente i casi di contagio sospetti o conclamati, evitando così di contaminare gli ambulatori e gli ambienti del Pronto Soccorso, consentendo in questo modo l’attività di tutti gli operatori in piena sicurezza e la salvaguardia della salute dei pazienti. Perdere la funzionalità delle strutture deputate alla risposta all’emergenza-urgenza significherebbe, senza tanti giri di parole, bloccare buona parte dell’Ospedale e questo, naturalmente, sarebbe gravissimo. E lo abbiamo visto accadere, purtroppo, in altri ospedali italiani”.
A seguito di questi dati si è assistito anche ad una riorganizzazione della struttura ospedaliera del Parini: “In questo periodo di emergenza avendo più che triplicato i letti in Terapia Intensiva abbiamo dedicato due stanze alla Rianimazione dei pazienti non Covid, due stanze ai nostri soliti pazienti in Osservazione Breve Intensiva e da Medicina d’Urgenza e una stanza a pressione negativa per quei pazienti sospetti Covid ma non-stabili, che necessitano di un monitoraggio ECG e dei parametri vitali e di terapie come la ventilazione non invasiva in ambiente semi intensivo in attesa del risultato del tampone”, conclude Podio.