Due minuti di rumore per Giulia Cecchettin

23 Novembre 2023

106, centosei donne sono state uccise in Italia nel 2023 dai loro partner, genitori, amici, conoscenti o anche sconosciuti. Perché? Perché “femmine”, senza nessuna colpa se non quella di avere un corpo e un cervello di donna. Ogni anno, per il 25 novembre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, si tirano fuori dati impressionanti sulla quantità di femminicidi che continuano ad essere compiuti in Italia, ma questa volta l’atmosfera è diversa.

Lo abbiamo visto ieri sera, mercoledì 22 novembre, al presidio di solidarietà (organizzato dall’Associazione Dora donne in Valle d’Aosta) per tutte le donne vittima di violenza e – in particolare – per Giulia Cecchettin. Un momento breve, ma intenso, che ha riunito decine di persone, dai più giovani ai meno, di fronte all’Arco d’Augusto. Quasi tutti i presenti portavano in mano una candela accesa, simbolo di solidarietà e speranza. Ma a bruciare era la rabbia.

Giulia Cecchettin era una ragazza giovane, di soli 22 anni, uccisa dal suo ex compagno a metà novembre, anche lui giovanissimo. Ma non è stato un femminicidio “come gli altri” – a cui purtroppo siamo così abituati – questa vicenda ha risvegliato qualcosa, un sentimento che in questi giorni risuona nelle scuole e nelle piazze di tutta Italia e ieri anche ad Aosta: la rabbia, una furia profonda, una paura che scava, una consapevolezza che non si può più ignorare. I due minuti di silenzio per Giulia si sono trasformati così in due minuti di rumore tra le grida dei ragazzi presenti, il rumore di piedi e di mani dei presenti si sono uniti in un unico suono.

Al posto del raccoglimento e del senso di riflessione e calma che i “minuti di silenzio” vogliono provocare, questa volta serviva il disagio e la valvola di sfogo che solo il rumore può dare. Perché se tutte le donne convivono quotidianamente con la paura di subire violenza, di dire “la cosa sbagliata” all’uomo sbagliato, di rispondere con un “no” troppo diretto ad una avance indesiderata, forse questo “casino” è il minimo che si possa fare.

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