Emanuele, infermiere a Oxford: “Bisogna fidarsi di chi pensa al nostro domani”
Emanuele parla da un’Inghilterra che non è mai sembrata così lontana dopo gli accordi del Brexmas, “regalato” da Boris Johnson ai suoi connazionali per la vigilia di Natale. In realtà, anche da Oxford, dove lavora dal 2015 come infermiere nell’ospedale John Radcliffe, grazie ai giornali e ai social il ventottenne valdostano ha potuto informarsi sulla gestione della pandemia in Italia, confrontandola con quello che stava vivendo in Gran Bretagna durante la prima ondata. Ora, ciò che lo preoccupa di più è la diffidenza che osserva, tanto nel paese natale quanto in Inghilterra, nei confronti delle istituzioni e delle autorità scientifiche: “La prima cosa che è stata messa in discussione dal covid è la nostra libertà. La pandemia ha ribaltato le nostre certezze e ora stiamo vivendo una situazione di passaggio dove siamo impauriti e non possiamo fare piani. Quello che percepisco è un grande malcontento in Italia: si è sempre pronti a dire tante cose, ma ci si dovrebbe fidare un po’ di più di chi sta facendo di tutto perché ci sia un domani prendendo decisioni che, sebbene difficili, sono sempre nell’interesse degli Italiani”.
Dopo aver chiesto di essere trasferito in Terapia intensiva per poter aiutare di più, Emanuele ora lavora in un reparto interamente adibito alla rianimazione dei pazienti covid. Come i suoi colleghi, a causa del suo lavoro è stato immerso nella realtà della malattia, vedendo pazienti morire e lottare. E sul vaccino, lui e la sua ragazza non hanno dubbi: “Le vaccinazioni qui sono partite già da qualche settimana. Hanno iniziato dagli anziani oltre gli 85 anni anni, passando poi ai sanitari delle RSA e del pronto soccorso. La mia ragazza è già stata vaccinata ed è questione di giorni prima che tocchi anche a me. Non conosco di persona gente che è contro il vaccino, ma dire di essere spaventati o di avere paura delle conseguenze è una scusa ridicola. Chi è stato a contatto con persone malate di covid ha le idee chiare sulla scelta da fare”.
Brexit non rappresenta un grande problema per Emanuele, che ormai ha residenza a Oxford, dove vive da più di cinque anni. Rispetto al 2017, anno in cui è stata annunciata l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, l’approccio degli Inglesi sembra però essere cambiato: “La pandemia ha unito gli Stati e la presenza di un organismo sovranazionale si è rivelata indispensabile. Di sicuro l’Inghilterra perderà tanti vantaggi, mentre l’UE perderà una grande figura di riferimento. Quello che posso dire, anche per il futuro, è che l’Europa vive se l’Inghilterra vive e viceversa”.