Emozioni, pensiero e saper essere dei preadolescenti di oggi
“Dentro l’adolescenza nessuno sta comodo.” Con queste parole incisive la giornalista e scrittrice Claudia de Lillo, in arte “Elasti”, ha aperto ieri sera l’evento inaugurale di VDAOrienta dedicata ai sogni e alle sfide dei giovani in un tempo incerto. A seguirla nelle scomodità di questa età, il medico e psicoterapeuta Alberto Pellai: “Se vostro figlio è sano, vi deve davvero sfidare. Il rapporto con un figlio è un tiro alla fune e noi siamo abituati al copione dell’obbedienza. L’ingresso nella preadolescenza non è una nascita alla vita, ma una nascita al mondo, in cui si entra nel copione dell’autonomia.”
La comunicazione tra emozioni e pensiero
“Da assolutori di tutti i problemi, i genitori diventano nella preadolescenza il vero problema.” – ha proseguito Pellai. Un chiaro esempio si trova in una delle scene del recente Inside Out 2, il film d’animazione di Kelsey Mann. Una mattina la protagonista Riley si alza e impreca contro la mamma. Che cosa è successo? “Tra gli 11 e i 15 anni, la stanza delle emozioni nel cervello è una suite che diventa potentissima, quella del pensiero diventa deserta, senza arredamenti. La conquista della maturità consiste nel saper generare comunicazione tra la stanza del pensiero e quella delle emozioni”. Nel film, la postura zen della mamma – e in senso più lato della figura genitoriale – è secondo Pellai una risposta possibile con cui l’adulto può offrire all’adolescente una regolazione emotiva che lei, in quel momento, ha perso.
La gratificazione istantanea del digitale e l’allenamento alla gratificazione ritardata
Guardando al cuore del presente, De Lillo e Pellai si sono poi soffermati sulla pervasività del digitale nelle vite quotidiane e su come gli smartphone, dall’essere utilizzati strumentalmente in supporto dei bisogni necessari, siano diventati “un ambiente, una porta di ingresso a una seconda vita parallela” (Pellai). La vita digitale cannibalizza quella reale, la presentazione, la narrazione e la rappresentazione dell’essere umano avvengono sempre più nel virtuale, mentre l’esperienza diretta con il mondo si è assottigliata. Tutto ciò, come evidenzia lo psicologo americano Jonathan Haidt nel suo “La generazione ansiosa”, ha influito negativamente sul benessere della Generazione X: a partire dal 2012 – ovvero pochi anni dopo che i cellulari sono diventati smartphone – gli indicatori di salute mentale degli adolescenti siano infatti peggiorati. “La generazione ansiosa, che non sperimenta la vita, punta più sull’emozione della paura che su quella della sorpresa per affrontare l’ignoto.” – ha aggiunto Pellai.
“Lo smartphone, che porta piacere e divertimento, è portatore di una gratificazione istantanea per i giovani.” – ha ripreso Pellai, intendendo con questo termine un tipo di esperienza che genera benessere a costo energetico zero provocando un rilascio di dopamina. “Il lavoro dell’adulto è quello di sentire cosa piace ai proprio figli, ovvero la loro gratificazione istantanea, e arginarla un po’, per essere invece allenatore della gratificazione ritardata, che richiede tempo e impegno nel lungo termine.”
Sapere, saper fare, saper essere
Oltre alla regolazione emotiva e all’allenamento alla gratificazione ritardata, Pellai ha poi ripreso il libro “Intelligenza emotiva” dello psicologo statunitense David Goleman per mettere in luce la diversità tra la dimensione del sapere, del saper fare e del saper essere che compongono il triangolo pedagogico ed evidenziare l’importanza di coltivare quest’ultima nel tempo presente. “Il saper essere fa riferimento alle abilità emotive e relazionali: alla vita e al quotidiano, in cui se sai sentire cosa sente l’altro hai qualcosa in più: il quoziente emotivo” – ha detto. L’invito ai giovani, allora, è quello di vivere la crescita come un tempo in cui sperimentare e sostare, immergersi nel reale per conoscere l’altro e strutturare la muscolatura dell’essere.