Falchetta, la reina nata fortunata e diventata un pezzo di storia delle Batailles
Il sito del comitato regionale Fisi-Asiva non mente: Lorenzo Rosset è nato nel 1965, Italo Arlian nel 1967. Sono amici da oltre cinquant’anni, da quando erano bambini, e come tutti i bambini hanno vissuto insieme tante avventure e qualche disavventura. Ma anche se da un bel pezzo l’infanzia ha lasciato spazio all’età adulta, siamo certi che domenica 20 ottobre Italo e Renzo siano tornati bambini per qualche ora: perché solo nella mente (fantasiosa) di un bimbo succede quello che è successo (realmente) alla Croix-Noire.
Quel 147 placcato oro
Renzo Rosset ha voluto affrontare la prova del peso. Messa così sembra un retaggio anni Novanta per modelle anoressiche, ma chi conosce la Croix-Noire sa cosa vuol dire e conosce quali effetti abbia la pesatura sulle coronarie degli allevatori. Renzo Rosset è uno di quelli che patisce, e parecchio. Nel 2022, quando la sua Falchetta era ancora una delle comprimarie della Regionale, Renzo restò in stalla a Nus, delegando il suo amico fraterno Italo a scortare la bovina nelle operazioni preliminari di giornata. Solo dopo la telefonata di Italo – “tutto a posto, resta di terza, vieni pure su” – Renzo è salito in auto e si è goduto la Croix-Noire.
Cosa è successo poi è noto ai più. Falchetta che diventa reina tra lo stupore generale, un anno più tardi – e siamo al 2023 – Falchetta bissa il primo successo dopo aver eliminato una dopo l’altra tutte le più grandi regine di terza categoria. Ieri mattina Falchetta è arrivata ad Aosta puntuale come un orologio svizzero (o come un boia incaricato di un’esecuzione, potrebbero dire le sue avversarie) e alle 8.30 spaccate ha fatto il suo ingresso in arena. Il pubblico assiepato sulla scala di ingresso della Croix-Noire ha smesso improvvisamente di chiacchierare, gli uomini del Comité hanno estratto da una borsa la bombola di spray dorato utilizzato per contraddistinguere dal 2023 le regine regionali uscenti. Una bomboletta fino ad ora prerogativa della sola Falchetta: nessun’altra, nel mondo dei combats, ha ancora usato quel colore.
Renzo Rosset ha condotto Falchetta verso le stalle, passando al peso: qualche brivido – altrimenti che Regionale sarebbe? – ma tutto a posto. 563 chili, terza categoria garantita.
Poi è iniziata la lunga verso la prima chiamata. Falchetta, che non è mai fortunata nei sorteggi, in compenso ha dovuto aspettare poco. A mezzogiorno era in campo, contro Braisaz di Gildo Bonin. Botte da orbi, per farla breve, con Braisaz che soccomberà di lì a poco. Chi aveva previsto questo verdetto era il presidente delle Batailles Roberto Bonin, che vedendo il sorteggio aveva strabuzzato gli occhi nella speranza (vana) di essersi sbagliato di riga. E invece la sua Braisaz si è presa subito Falchetta, e sappiamo come è andata a finire.
Il seguito? Scottish de La Borettaz, come nella semifinale del 2023. E poi Samby di Alex Parléaz, rivelazione di questa Regionale e premiata come combattiva di giornata. Sembrava un remake del 2023, il tabellone di Falchetta, ma paradossalmente le cose sono andate meglio con il passare del tempo. Ai quarti Varenne di Edy Gontier, con l’allevatore di Aymavilles che con il suo aplomb britannico ha promesso – tra il serio e il faceto – di aspettare Rosset al varco: nel 2022 perse con Baronne proprio la finale regionale che lanciò Falchetta, adesso vorrebbe che un terzo match con il proprietario di Nus per iniziare ad aggiustare un conto che non gli torna. In semifinale Zara di Ivan Hérésaz di Verrès (e non di Quart come scritto ieri di getto nel post-gara), non semplice ma fattibile. Hérésaz aveva dato tutto – e Zara con lui – nei match precedenti: prima volta a premi per il pasionario éleveur della Bassa Valle, traguardo meritatissimo anche per quanto fatto al sabato nell’interregionale e nel Deuxième Veau.
Siamo così alla finale, con quella Negrò di Stefano Charrier che in molti pronosticavano come una delle rivali principali della reina uscente. Le due hanno letteralmente ballato insieme, roteando come danzatrici di tango al centro dell’arena. Negrò ha tentato più volte l’approccio centrale, Farchetta con fare non troppo gentile faceva capire che non era il caso. Ha preferito, la regina uscente, non fornire all’avversaria un comodo appoggio frontale, ma ha giocato spingendola con il suo lato sinistro. Nel pugilato, si direbbe che se l’è lavorata ai fianchi. Un lavoro certosino, fatto da una regina che sa il fatto suo, una bovina che alla Croix-Noire ormai si sente più a casa che nella sua stalla di via Circonvallazione a Nus.
Falchetta ha vinto, e sul palco della giuria c’è stato un attimo di panico, perché un terzo titolo consecutivo alla Regionale va celebrato a dovere. Poi si sono guardati in faccia, e hanno scoperto che qualcuno aveva già pensato a questa eventualità: già sabato mattina, in attesa dell’interregionale, nei locali della segreteria dell’arena erano comparsi dei fiori bianchi, fatto insolito nel mondo delle batailles. “Sono per Falchetta, perché se vince la terza volta domani li dobbiamo aggiungere al bosquet”. Così è stato fatto: tre fiori bianchi, che solitamente ornano le campane delle reines del latte in discesa dagli alpeggi, vanno aggiunti al bosquet di quella reina che entra di diritto nella storia delle batailles.
Anche nel mondo dei combats, insomma, non si smette mai di imparare. E anche Renzo Rosset, paradossalmente, ha imparato qualcosa in quest’ultima Regionale. Ha capito che era nel torto nel 2022 quando disse che Falchetta era stata “fortunata” a vincere quel primo titolo. Ma allora non sapeva, il buon Renzo, che il fortunato era lui. Perché per capitare su una bovina così – su una reina di talento cristallino, di quelle che ne nasce una ogni quarant’anni – ci vogliono certamente occhio esperto e lavoro di selezione, ma pure un po’ di sana fortuna.