I 15 migranti di Donnas non erano stati informati del trasferimento: “Trattati come pacchi postali”

05 Luglio 2017

Dovevano essere trasferiti in una struttura a 20 km da Treviso, o almeno così era stato detto ai 15 giovani migranti che ieri sera si sono trovati invece nel borgo di Donnas, a oltre 400 km dalla città veneta, in cui alcuni di loro già da un anno vivevano. Da qui le proteste con il rifiuto di scendere dal pullman e la richiesta di poter ritornare a Treviso.

“Ho parlato questa mattina singolarmente con ognuno di loro” spiega il dirigente della Struttura regionale Affari di Prefettura Vitaliano Vitali “Che mi hanno detto di non essere stati informati del trasferimento”.  Lo “scambio” era stata sollecitato dalla Cooperativa Leone Rosso, che aveva reputato la struttura di accoglienza di Donnas “più idonea per un gruppo di uomini”. La richiesta era stata inviata, quindi, dalla Prefettura al Ministero e ieri è arrivata comunicazione del trasferimento agli uffici regionali e al primo cittadino del paese della Bassa Valle. Ai diretti interessati, i 15 migranti, si è preferito invece raccontare un’altra storia. “Ho chiamato la struttura di accoglienza di Treviso” continua Vitali “che mi ha spiegato che c’era la paura di possibili proteste”. Il problema, come spesso accade, è stato quindi spostato 400 km più in là. Perché, come raccontato, le proteste ci sono state ma in una regione diversa. “Le persone non sono dei pacchi postali” chiosa Vitali “Anch’io fossi in loro sarei arrabbiato, sono stati trasferiti senza il loro consenso. Abbiamo già mandato una lettera di rimostranze al Ministero e alla Prefettura di Treviso perché questo modo di operare non fa parte del nostro lavoro”.

La prefettura è ora al lavoro per risolvere la situazione. In quattro hanno accettato di rimanere a Donnas mentre tre andranno a Saint-Christophe e altri otto ad Aosta.

“A breve tornerò a Donnas per comunicare loro la nuova destinazione – conclude Vitali – e  mi aspetto che il problema sia rientrato. Se qualcuno volesse comunque rientrare a Treviso sarà però escluso dal sistema dell’accoglienza”. 

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