I 30 anni de L’Esprit, tra amarcord e futuro, con Cecilia Strada e Beppe Scaratti

11 Gennaio 2025

Al giorno d’oggi i 30 anni sono l’età dei progetti maturi, delle nuove ripartenze, della costruzione di futuro. Tutti ingredienti presenti ieri in Cittadella, o meglio in Plus, nella serata intitolata “30 anni al rovescio, nelle radici il futuro” organizzata per festeggiare il traguardo della cooperativa sociale “L’Esprit à l’Envers.

Era l’8 dicembre del 1994 quando uno sparuto numero di soci, guidato da Carla Chiarle, la presidente storica di Esprit, diede vita a una piccola realtà cooperativa impegnata allora sul disagio mentale.  La storia dell’impresa sociale – che oggi dà lavoro a 114 persone, promuove attività in ambiti diversi, dalla salute mentale, agli anziani, dall’immigrazione, ai giovani e alla disabilità e gestisce servizi come Plus o la Bocciofila del Quartiere Cogne, è stata al centro di un video celebrativo realizzato dal videomaker Elvis Jacobuta.

Il video ripercorre passato, presente e futuro di questa coop: attraverso la voce dei tanti protagonisti si disegna una realtà che, seppur cambiata, continua a lavorare con l’idea di “mettere  al centro la persona“, che parte dalla volontà di “contaminarsi con il territorio” “lavorare con le relazioni umane” e ambisce ad essere anche “luogo di benessere per chi ci lavora”. Non a caso la parola casa ritorna più volte.

Alla riflessione sul modello di lavoro cooperativo, sul senso e il valore stesso del lavoro così cambiati dopo la pandemia hanno contribuito i due ospiti della serata, l’europarlamentare Cecilia Strada, e il docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’Università di Bergamo Giuseppe Scaratti moderati da Jean Frassy.

“Il lavoro è ora ambivalente, non è più scontato, va alimentato. La stessa etimologia lo suggerisce: il lavoro è fatica, è sofferenza, è travaglio, ma è al tempo stesso è espressione di sé stessi, di vita, di gioia, perché dopo il travaglio c’è la nascita” ha sottolineato Scaratti. In parole povere per le persone il lavoro deve essere degno, forse anche denso, di significato.

Di modello (ndr della cooperazione) che viene dal passato, che va raccontato meglio, svelato di più all’esterno, perché possa essere portato avanti per il suo valore sociale insostituibile ha parlato Cecilia Strada, da sempre in prima linea sui temi dei diritti e nella promozione dei valori della solidarietà e della collaborazione. “Il sistema economico locale ci chiede a gran voce capitale umano, lavorare sulla sicurezza dell’Ue per me significa che le persone che decidono di venire per cercare lavoro e futuro, lo possano fare arrivando vive” ha sottolineato.

A ruoli invertiti, Jean Frassy risponde alla domanda perché un giovane dovrebbe scegliere di lavorare in una cooperativa. “La parola chiave per me è stata divertimento che si traduce nel fare cose diverse, esplorare nuove realtà e imparare esplorando”.

L’incontro si è concluso con un momento amarcord, pieno di commozione. La Presidente di Esprit à L’Envers Annamaria Di Pede, ha omaggiato a nome della cooperativa la fondatrice Carla Chiarle, testa e cuore in prima linea per Esprit dal lontano 1994.

A sua volta la Chiarle ha regalato all’attuale Presidente la prima e ormai trentennale maglietta della cooperativa.

Il caso ha voluto che i colori fossero gli stessi del nuovo logo. E con ogni probabilità anche l’Esprit che anima questa realtà non è cambiato.

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