“Ice Memory”, iniziata la spedizione di studio dei ghiacci sul Monte Rosa
È iniziata martedì 1° giugno la spedizione “Ice Mountain”, dopo circa un mese di rinvii, sul Ghiacciaio Gorner al Colle Gnifetti a 4.500 metri, sul massiccio del Monte Rosa. Della spedizione italo-svizzera fa parte anche il valdostano François Burgay, insieme a Theo Jenk, Margit Schwikowski, Jacopo Gabrieli, Fabrizio De Blasi e Andrea Spolaor, accompagnati dalla guida alpina Paolo Conz.
La missione punta ad estrarre due carote di ghiaccio di 80 metri contenenti informazioni sul clima e sull’ambiente degli ultimi 10mila anni. Una di queste sarà destinata all’archivio delle carote di ghiaccio provenienti dai principali ghiacciai montani che il progetto Ice Memory realizzerà in Antartide. Questa ‘biblioteca’ sarà un lascito per le future generazioni di scienziati, che non avranno a disposizione i ghiacciai attuali a causa del riscaldamento globale.
Dopo due giorni di acclimatamento al Rifugio Gnifetti, a quota 3650 metri, la spedizione italo-svizzera ha raggiunto ieri il Colle Gnifetti, dove ha posizionato il campo di ricerca, ed avrà come campo base per circa dieci giorni la Capanna Margherita. In una prima prova di carotaggio, da cui sono stati estratti 10 metri di ghiaccio, sono arrivati già alcuni risultati non proprio confortanti: “Abbiamo osservato la presenza di diverse lenti di ghiaccio”, scrivono i ricercatori sulla pagina Facebook del progetto, “indice che i processi di scioglimento e ricongelamento avvengono già a queste altezze. Questo è inaspettato ed anche spaventoso e rafforza l’importanza del progetto “Ice Memory”: il tempo sta finendo”.
La tecnica del carotaggio
Analizzando le bolle d’aria che la neve accumula strato dopo strato sul ghiacciaio nel corso dei secoli, gli scienziati sono oggi in grado di identificare le tracce dell’evoluzione delle temperature e delle concentrazioni di composti chimici. Si tratta di analisi impensabili pochi decenni fa. Per questo, la missione di Ice Memory ha lo scopo di assicurare campioni di qualità agli scienziati che, tra qualche decennio, avranno nuovi metodi e tecnologie a disposizione per analizzarli.
“Per comprendere meglio la risposta del clima della terra alle continue emissioni e quindi intraprendere concrete azioni di mitigazione ed adattamento, è essenziale guardare al passato”, spiegano i ricercatori. “È necessario, infatti, capire come il clima abbia reagito alla naturale ciclicità delle variazioni dei gas serra. Grazie alle carote di ghiaccio è possibile ricostruire questa ciclicità”.
La missione è organizzata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, dall’Università Ca’ Foscari Venezia e dalla Fondation Université Grenobles Alpes, in collaborazione con il centro di ricerca svizzero Paul Scherrer Institut, CNRS, French National Research Institute for Sustainable Development (IRD-France); Istituto Polare Francese (IPEV) e il Programma nazionale per le ricerche in Antartide (PNRA).