Ida Desandré: “I giovani oggi vogliono sapere e sono curiosi”

29 Gennaio 2013

“La ragione della Giornata della memoria è “fare memoria” di quegli eventi per renderli, ogni anno, tema attuale su cui fermarsi a riflettere, su cui confrontarci come cittadini e come comunità e per non offuscarli nell’indifferenza o nella superficialità, relegandoli quali semplici accadimenti storici, da archiviare tra i libri e le memorie del passato”. Il Presidente della Regione Augusto Rollandin con queste parole ha dato avvio alla celebrazione della Giornata della memoria, che anche quest’anno ha voluto ricordare le vittime delle atrocità dei campi di concentramento, milioni di persone, donne, anziani, bambini e adulti. Ogni comunità ha le sue testimonianze viventi e la Valle d’Aosta oggi ne ha medagliate due in particolare, Ida Desandré e Mario Nigrisoli, presenti questa mattina a Palazzo regionale per ritirare la medaglia con cui sono stati insigniti dalla Repubblica Italiana.

Oltre a loro sono stati ricordati Promettino Giuliano Voyat, Pietro Giuseppe Jorrioz e Costante Giovannini la cui medaglia è stata ritirata dai parenti. E’ stato un momento importante di riflessione collettiva per celebrare il Giorno della memoria, alla presenza o nel ricordo di coloro che sono stati testimoni e vittime di un odio e di una pazzia umana che rimarrà indelebile nelle memorie di tutti, anche dei più giovani. “I giovani vogliono sapere oggi – ha commentato Ida Desandré, deportata nel centro di concentramento di Belsen a 22 anni – sono curiosi perché non hanno vissuto quegli anni, portano avanti dunque la memoria di quel periodo”. Gli alunni della classe V dell’Istituto tecnico Corrado Gex di Aosta hanno testimoniato con la loro presenza tra il pubblico come la scuola possa contribuire a trasmettere nelle nuove generazioni l’importanza del ricordo e della memoria. Il rischio di archiviare quegli anni come si fa con alcuni libri di storia è tuttavia sempre presente e sono sempre meno le voci dirette di chi ha vissuto alcune delle pagine più nere e orrende dell’umanità. 

“Sono eventi che, certamente, suscitano ancora orrore in ognuno di noi, perché mettono a nudo un qualcosa di terribile di cui l’essere umano è stato capace – ha detto il Presidente Rollandin – e che, come tale, gli appartiene come tratto oscuro del proprio essere uomo. Il ricordarlo in cerimonie come questa serve a riportare alla memoria chi siamo, serve a mantenere alta l’attenzione sui nostri principi e sui nostri ideali, serve a creare un dialogo fattivo con i nostri giovani e a riaffermare quei capisaldi di civiltà sui quali si fonda ogni società libera e democratica. E’ anche una giornata per interrogarsi, più semplicemente, sui nostri comportamenti quotidiani, sul nostro senso della giustizia e del rispetto per l’”altro”, chiunque egli sia”.
 

Exit mobile version