Il carcere di Brissogne tra novità progettuali e programmi formativi

23 Ottobre 2022

Sono in tutto 110 i detenuti custoditi all’interno del carcere di Brissogne per aver commesso reati più o meno gravi. Di questi, più del 60% è composto da individui di cittadinanza straniera, alcuni dei quali regolari e altri invece privi di appositi permessi e certificazioni di soggiorno italiano.

Nonostante la varietà dei suoi ospiti – a oggi circa uno per camera di pernottamento o detenzione -, il plesso detentivo è in grado di avviare e portare avanti una serie di progetti sociali e proposte educative atti a garantire ai propri carcerati un futuro reinserimento lavorativo ed esistenziale maggiormente agevole.

“Restituzione”

Brissogne ha dimostrato negli anni e perdura nel dimostrare tuttora un avanguardismo che lo spinge a volersi non soltanto adattare alla modernità quanto a struttura e suoi impianti ma anche prodigare per gestire i propri detenuti tramite metodologie di trattamento che passino attraverso coscienza e rispetto.

“Abbiamo da poco scelto di sopprimere temporaneamente l’attività di alcune aree del polo al fine di sottoporle a interventi di manutenzione ed efficientamento energetico – spiega la direttrice della casa circondariale, Antonella Giordano -. In una ottica che guarda alla pena quale occasione di restituzione, non manchiamo peraltro di proporre iniziative che favoriscano una successiva e proficua ripartenza sociale e professionale del singolo”.

Antonella Giordano

Progettualità

All’interno della casa circondariale valdostana è in aggiunta presente una piccola colonia di felini tuttora in crescita, monitorata con attenzione dai professionisti competenti dell’Azienda Usl della regione e quotidianamente curata da alcuni dei suoi ospiti.

“Tale proposta prossima alla pet therapy è in qualche modo in grado di sensibilizzare la persona circa l’importanza di elementi quali la presenza fisica e la vicinanza emotiva nella relazione detentiva e individuale – continua Giordano -. Come struttura manteniamo attivi numerosi progetti di stampo lavorativo quali una lavanderia interna con tre impiegati in collaborazione con la cooperativa sociale “Les jeunes relieurs” e una produzione di pane e biscotti con dieci assunti scherzosamente denominata “Brutti e buoni””.

Volontariato

Grazie al sostegno tecnico e al supporto concreto dei volontari dell’”Associazione valdostana volontariato carcerario onlus”, il plesso di Brissogne propone una serie di attività collaterali potenzialmente utili ai suoi ospiti.

“A partecipare a tali iniziative sono soprattutto quei detenuti presenti in loro per reati comuni nonché i cosiddetti collaboratori di giustizia – specifica l’addetto dell’area educativa Giuseppe Porta  -. Esse riguardano tematiche e ambiti il più possibile variegati tra i quali la coltivazione dello zafferano, l’apicoltura, l’arte terapia, i corsi di cucito, le lezioni di falegnameria e la stesura di un giornalino”.

L’istruzione per il reinserimento sociale

Formazione

In stretto partenariato con la cooperativa sociale ed ente di formazione accreditato “En.A.I.P VdA”, il carcere nostrano organizza anche programmi periodici destinati a italiani e stranieri in situazione di legalità residenziale.

“Si tratta in ogni casistica di corsi riconosciuti a livello europeo che permettono al singolo un rientro sociale e lavorativo pienamente qualificato – racconta ancora Porta -. Oltre a professioni nei campi di edilizia, cura del verde e manutenzione varia, siamo in procinto di lanciare altri programmi per cuochi, sous-chef, addetti cucina, barbieri e parrucchieri potenzialmente utili sia internamente che esternamente il plesso”.

Carcere Brissogne

Cambiamenti e pandemia

Educatore dal 1986, Porta ha potuto assistere e vivere le varie e molteplici fasi di crescita ed evoluzione della casa circondariale di Brissogne, del tutto parallele ai mutamenti registrati invece a livello di società.

“Dopo la smilitarizzazione della polizia penitenziaria e la conseguente nuova organizzazione cui il sistema è stato sottoposto, la trasformazione più emblematica si è verificata nell’ambito dell’immigrazione, con una drastica variazione della nazionalità dei migranti da magrebina ad albanese e sino all’attuale africana – precisa l’uomo -. Tale estraneità alla cultura italiana provoca inevitabilmente problemi di alfabetizzazione e conoscenza della nostra lingua che costringono molti detenuti a posizioni disperate di assenza di impiego fisso e illegalità”.

Nemmeno la comune pandemia ha saputo risparmiare il polo detentivo, obbligandolo peraltro a compiere elevati e pesanti sforzi nella direzione del contenimento di un contagio prettamente proveniente dall’esterno dell’edificio.

“L’attenzione, nei due anni passati, è stata davvero tanta nell’effettuare tamponi preventivi e screening finalizzati al reinserimento dei malati nel gruppo carcerario – conclude Porta -. Tre sono le aree Covid ritagliate all’interno del plesso, ovverosia quella di isolamento, quella di osservazione, quella dedicata alla quarantena e la sezione dei dimessi, nella quale speriamo presto di poter riuscire a collocare nuovamente i sei ospiti a oggi affetti dalla nuova e più attuale ondata”.

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