Il pianoforte “Steinway & Sons” del Salone Ducale incanta di nuovo il pubblico dopo il restauro
Lo storico Steinway & Sons patent grand New York & Hamburg, che da anni impreziosisce il Salone Ducale del Comune di Aosta, ha circa un secolo di vita e il suo restauro è stato una sfida interessante per Umberto Debiaggi. “Ho imparato molto osservando i dettagli raffinati con cui è stato elaborato questo prezioso strumento”, ha spiegato il restauratore che ha poi fornito alcune precisazioni sul suo lavoro e sulla celebre ditta che ha fabbricato il pianoforte, durante l’evento di presentazione del restauro, organizzato da parte dell’Amministrazione Comunale. Non tutti sanno infatti che la Steinway ha origine tedesca e che il fondatore, Heinrich Steinweg, dopo aver iniziato la sua attività in Sassonia intorno al 1790, emigrò negli Stati Uniti adottando un marchio anglofono e rendendo la sua fabbrica una delle più note a livello mondiale. Intervenendo sulla meccanica molto consumata del pianoforte, Debiaggi ha riscontrato tracce di diverse manutenzioni fatte in passato e si è mosso cercando di conservare quelle proprietà che assicurano allo Steinway il suo timbro originale.
Proprio per far apprezzare al pubblico le qualità dello strumento, sono andate in scena le performance del pianista Alessandro Mercando e del duo composto da Francesca Roberto al violoncello e Matteo Molendini al pianoforte. Con un programma vario e volto a valorizzare tutte le potenzialità dello strumento, Alessandro Mercando ha eseguito la Sonata in Re min. K9 di D. Scarlatti e “El Albaicin” dalla suite “Iberia” di I. Albeniz, entrambe composizioni adatte ad esaltare la prontezza e la risposta brillante garantite dal restauro sui tasti. “La vallée des cloches” dalla suite “Miroirs” di M. Ravel, grazie ai numerosi echi di sonorità, ha permesso invece di percepire la profondità dei suoni e dei volumi assicurata dallo strumento.
A seguire, in un’atmosfera meno virtuosistica e più intimistica, il duo ha proposto la Sonata n. 1 in Re min. per violoncello e pianoforte di C. Debussy che, attraverso una scrittura astratta che accosta diverse melodie in un discorso fluido e quasi onirico, immerge l’ascoltatore in diversi stati d’animo dal “Prologue-Lent. Sostenuto e molto risoluto” al “Finale-Animé”. Più leggero e sentimentale il brano conclusivo “Salut d’amour”, composto da E. Elgar come regalo di fidanzamento per l’allieva di musica che diventò sua moglie contro il volere della famiglia di lei.
Al termine della performance, Molendini si è congratulato con Debiaggi a nome di tutti e tre gli interpreti della serata: “Per coincidenza siamo stati gli ultimi a suonare qui al Salone Ducale a novembre, prima del restauro, e ci sembra davvero un altro strumento: il timbro dolce di questo pianoforte, che ben si presta alla musica da camera, è stato valorizzato ancora di più grazie al lavoro eccezionale che è stato fatto”.