Il valdostano Gabriele Armani tra i finalisti per il titolo di miglior bartender italiano all’estero

29 Ottobre 2024

Nel quartiere El Born di Barcellona, un po’ come in Valle d’Aosta, si finisce per conoscersi tutti. Tra quelle viuzze medievali, popolate da boutique, caffè, cocktail bar e locali di samba, il valdostano Gabriele Armani si sente a casa. Classe 2000, cresciuto tra Gaby e Fontainemore, nella Valle del Lys, dal 2019 lavora nella città catalana come barman al Paradiso, il miglior bar al mondo nel 2022 secondo la classifica del World’s 50 Best Bars, quarto nel 2023 e decimo quest’anno. E, parlando di classifiche, Gabriele Armani è tra i trenta finalisti in lizza per il titolo di miglior bartender italiano all’estero dell’anno, assegnato nell’ambito dei Barawards 2024 da Bargiornale, una delle più importanti riviste italiane del settore.

A decretare il vincitore, oltre al giudizio espresso da un gruppo di esperti, sarà il pubblico che potrà votare online sul sito di Bargiornale fino al 10 novembre. I primi classificati di ogni categoria saranno svelati il prossimo 13 gennaio, a Milano, durante il Barawards Gala Night Party.

“Non mi sarei mai aspettato questa candidatura – racconta Gabriele Armani -. Nel bar in cui lavoro era successo al mio capo e due anni fa a un ragazzo che lavorava da tanti anni all’estero, quest’anno è toccato a me e ad un altro ragazzo che lavora in un altro bar sempre di proprietà del mio capo. È stata una sorpresa, già essere tra i finalisti è una bellissima cosa”.

Studente dell’École Hôtelière di Châtillon, il ragazzo ha iniziato la sua avventura dietro al bancone del Paradiso con uno stage ad agosto del 2019. Ad ottobre dello stesso anno è stato assunto. “All’inizio non è stato facile – dice -. Ho fatto la classica gavetta lavando i bicchieri, facendo le preparazioni, lavorando di giorno e gestendo gli ordini. Pian piano, dopo la Pandemia, ho iniziato a stare dietro il banco, hanno iniziato a darmi sempre maggiori responsabilità ogni anno e adesso sono uno dei responsabili”.

I cocktail del Paradiso fanno il giro del mondo, dal Brasile all’America, dall’India alla Cina. “Da tre anni viaggiamo un po’ il tutto il mondo, facciamo degli eventi per presentare il bar – spiega il ragazzo -. Del mio lavoro, mi piace molto stare a contatto con la gente, conoscere sempre nuove persone e cercare di trasmettere la nostra passione al cliente. Cerchiamo sempre di sorprenderlo con le presentazioni dei nostri cocktail e con l’ospitalità che è uno dei nostri pilastri fondamentali”.

Le condizioni di lavoro sono migliori rispetto all’Italia. “Abbiamo due o tre giorni liberi a volte consecutivi tutte le settimane e quasi cinque settimane di ferie. Lo stipendio è più alto rispetto a quello italiano e ci sono delle buone mance”. Ma a rapire il cuore del valdostano è stata la città. “Ho viaggiato molto e, a parte Copenaghen che mi è piaciuta tanto, nessun posto mi ha mai fatto sentire come a Barcellona . Non so se è l’ospitalità o magari il fatto che ci siano tanti italiani. Anche la cucina spagnola mi piace tantissimo e i Tapas Bar con i tavoli pieni di vassoi di cibo mi ricordano un po’ la cucina valdostana con tante portate. Anche il quartiere El Born in cui sto mi ricorda un po’ casa perché ci si conosce quasi tutti , le gente che vedi in giro è sempre un po’ la stessa e sono sempre stati tutti calorosi con me”.

La casa, quella vera, manca ma “più vado avanti e più vedo che se un giorno vorrò aprire un mio bar a casa significherebbe tornare indietro rispetto a quello che ho fatto e che sto costruendo. Mi piacerebbe avere qualcosa di mio a casa, anche perché la famiglia vorrebbe che io ritorni, ma anche qualcosa all’estero”.

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