Incendi a Los Angeles: la testimonianza del valdostano Satish Ferrando
A partire dal 7 gennaio, grossi incendi hanno colpito alcune aree di Los Angeles. Tra le persone coinvolte nell’emergenza in California, c’è il valdostano Satish Ferrando. Quarantaseienne cresciuto a Saint-Vincent e laureato in film produzione e post-produzione presso LACC di Los Angeles, Satish Ferrando vive in California da quasi vent’anni, dove lavora come supervisore al montaggio in una compagnia di post-produzione. Oggi, risiede insieme alla moglie Jesica Andres e al figlio Roane nella zona Est di Los Angeles, vicino al Griffith Park e a Sunset Boulevard, a dieci minuti dal cuore di Hollywood, a pochi km da una delle zone colpite dagli incendi nelle scorse settimane.
Per lui e per la sua famiglia, tutto inizia la mattina del 6 gennaio quando a Los Angeles comincia a tirare un vento forte e, nel pomeriggio, si assiste a vari black-out e alla chiusura anticipata di alcuni grandi centri commerciali per mancanza di elettricità. Il giorno seguente, il 7 gennaio, vengono diffuse le prime notizie dell’incendio in Palisades: “La mattina mia moglie mi ha chiamato dicendomi che dalla finestra del suo ufficio vedeva un enorme fumo nero che si alzava nel cielo in lontananza.” Mentre sono al telefono, entrambi ricevono un messaggio dalla scuola del figlio che li avvisa della chiusura dell’edificio per motivi di sicurezza dal giorno successivo. Una comunicazione che Satish recepisce inizialmente senza apprensione, inconsapevole del concomitante propagarsi delle fiamme. “All’inizio ho pensato che stessero esagerando con la chiusura della scuola: l’incendio era molto lontano dalla nostra zona, senza contare che non è la prima volta che Los Angeles affronta un incendio di questo tipo, visto che oramai da anni ne scoppiano diversi.” Quello che la coppia non sa ancora è che in Palisades sono già bruciate tante abitazioni. L’incendio non è più sotto controllo e, a causa del vento forte, dalla zona di Palisades si sta diffondendo in altre zone della periferia di Los Angeles come Alta Dena e Pasadena.
Dentro casa in puro stato di allarme
Il giorno dopo, mercoledì 8 gennaio, i venti si alzano, i roghi si estendono e la situazione diventa di massima allerta. Satish e Jesica ricevono la comunicazione di rimanere a casa. Proprio da lì, negli interni dell’abitazione domestica, la famiglia vive ore di apprensione e incertezza in cui all’avvicinarsi progressivo del fumo e al suono ininterrotto delle sirene si accompagna un racconto mediatico sempre più preoccupante. “Nelle ore successive di mercoledì 8 gennaio eravamo in casa in stato di puro allarme, ascoltavamo dai notiziari che moltissime persone erano state evacuate, vedevamo le immagini delle case distrutte, della gente disperata, sentivamo dalla nostra abitazione in modo ininterrotto le sirene dei vigili del fuoco e della polizia, il rumore degli elicotteri sopra di noi e soprattutto eravamo ancora più preoccupati perché il fumo, a causa del vento ancora forte, era arrivato fino alla nostra casa.” Sono momenti drammatici, vissuti l’uno accanto all’altro e al telefono per rimanere in contatto con parenti e amici della California e dell’Italia: “I messaggi con gli amici che risiedevano in diverse aree della città erano continui, parlavamo dell’avanzare degli incendi, verificando le aree di evacuazione e le strade ancora percorribili. Io ero in stretto contatto con la mia famiglia in Italia, mio figlio era molto spaventato e cercava di farsi coraggio con i suoi amici. Quella notte siamo andati a dormire con il telefono in mano.”
Pronti a evacuare, con il pensiero di poter perdere la casa
Il 9 gennaio, Satish e Jesica ricevono un’altra comunicazioni di chiusura degli edifici lavorativi e scolastici fino a nuovo ordine. “Il cielo era nerissimo, l’odore di fumo era così forte che si sentiva anche con le finestre chiuse: sembrava di avere il camino acceso in casa.” Arrivò poi il messaggio da parte di una carissima amica che abita a 5 km da loro: la donna ha ricevuto l’ordine di evacuare la propria casa. Il fuoco è arrivato sopra la sua abitazione e lei è bloccata nel traffico a causa dell’evacuazione in massa da parte di tutte le persone interessate. Temendo l’avvicinarsi delle fiamme, la famiglia si organizza per partire. Jesica prepara immediatamente il bagaglio a mano con dentro solamente il necessario: documenti, contanti, medicine e qualche vestito: “Mia moglie mi ha detto che saremmo andati a sud di Los Angeles verso Orange County da una nostra amica che era pronta ad accoglierci. Fortunatamente, nei giorni precedenti avevamo fatto il pieno di benzina. Nel frattempo mio figlio, in agitazione, si stava preparando il suo zainetto con i suoi più importanti giocattoli.”
Nel cuore della notte, entrambi ricevono per telefono l’allarme dal governo che comunica di prepararsi a evacuare. “Queste ore di attesa di un possibile ordine di evacuazione furono il momento più intenso, di paura, che la mia famiglia ed io abbiamo mai dovuto affrontare dopo il COVID, non tanto per l’evacuazione in sé, ma più per il pensiero di poter perdere la casa in cui abbiamo vissuto e cresciuto nostro figlio.” Un ordine di evacuazione che, fortunatamente, non arriverà mai poiché i vigili del fuoco riescono a contenere l’incendio della Sunset.
Sotto controllo il 49% degli incendi a Palisades, il 70% a Eaton
Nei giorni seguenti, a incendio contenuto, la presenza di fumi persiste, l’aria è irrespirabile, l’odore è acre e la famiglia di Satish indossa la mascherina, anche al chiuso. La settimana successiva, Satish e Jesica possono tornare al lavoro, Roane a scuola. Attualmente, la situazione in California è parzialmente sotto controllo: “Oggi, dopo ben 12 giorni, solo il 49% dell’incendio a Palisades è sotto controllo, il 70% a Eaton, mentre l’incendio di Sunset sulla Hollywood è stato totalmente spento grazie al fatto che il vento si è calmato e alla bravura dei first responder.”
A rincuorare Satish e la sua famiglia di fronte alla possibilità di perdere tutto, ci sono stati la solidarietà e l’aiuto reciproco che li hanno fatti sentire parte di una comunità colpita, ma vicina. “Posso dire di essere fortunato a vivere in California e soprattutto a Los Angeles, poiché ancora una volta la solidarietà e l’aiuto reciproco degli angelini si sono fatti sentire. Diversi ristoranti hanno chiuso per un paio di giorni per poter solamente cucinare ai first responder. Conosciamo molte persone che hanno dato la disponibilità delle loro case a gente che l’ha persa e amici e conoscenti che hanno raccolto fondi da dare ai più bisognosi.”