La buona scuola, alcuni docenti chiedono di sospendere gli “adattamenti” previsti in Valle

16 Maggio 2016

Il Collegio dei Docenti della Scuola Secondaria di I grado della Comunità Montana Mont Emilius 3 è stato convocato la scorsa settimana (come avvenuto in tutte le istituzioni scolastiche, ndr) per raccogliere osservazioni sulla proposta redatta dalle Commissioni tecniche per gli Adattamenti regionali alla Legge Nazionale "La buona scuola", così come richiesto dalle autorità regionali dell’Istruzione. Ne è uscito un lungo documento, inviato alla Regione, che va ben oltre le semplici osservazioni.

Da pochi giorni è disponibile sul sito della Scuola VDA un documento intitolato: “Proposte per la razionalizzazione e la revisione degli adattamenti nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo e per l’avvio della riflessione sugli adattamenti nelle scuole del secondo ciclo”. Nelle circa 80 pagine si prospetta non un semplice adattamento regionale alla Riforma Nazionale, ma una vera e propria rivoluzione del Sistema Scolastico della Scuola Valdostana fino al 3° anno della Scuola Media.

Infatti, volendo prendere in considerazione anche soltanto la nuova struttura prevista per la Secondaria di I grado (da pag. 50 in poi), la domanda che sorgeva spontanea era questa: “Ma i genitori lo sanno?” . Per non parlare degli alunni, che entro i 14 anni sono troppo piccoli per esserne resi partecipi. In pratica, l’impressione è stata quella di avere davanti a sé la prospettiva della realizzazione di un percorso di studi adatto a una cerchia ristretta di privilegiati, che però non corrisponde precisamente all’utenza della scuola pubblica gratuita ed obbligatoria che noi ben conosciamo.

Il tutto, ovviamente, senza spendere un euro, anzi riducendo in parte il personale docente. Proprio così, perché l’impianto stesso del sistema didattico ipotizzato dagli “Adattamenti” comporta una revisione dalle fondamenta stesse della metodologia e della visione teorica generale della Scuola Valdostana. Un progetto di tale portata andrebbe infatti supportato da un chiaro e ben definito impegno finanziario e di risorse umane certe, garantito da una Legge Regionale che invece non esiste ancora e sul quale quindi è impedito, per ora, di poter contare. Non essendo presenti questi elementi indispensabili per una sicura realizzazione anche della più semplice delle iniziative, appare impossibile pianificare in modo almeno credibile e per di più in pochissimo tempo la messa in opera della novità in questione. Così, invece di dedicarsi subito a osservazioni soltanto strettamente tecniche, è parso opportuno fare una riflessione generale: non si vorrebbe infatti immergersi a capofitto nella realizzazione di una scuola moderna, magari avveniristica, simile ad una scuola privata di élite, che però con le reali potenzialità e disponibilità del momento rischierebbe di finire per ridursi ad un impreciso calderone di spunti di approfondimento mai approfonditi o di stimoli senza seguito. Non sembra consigliabile avventurarsi frettolosamente in un “sogno”, quando le spese potrebbero pagarle altri, cioè i nostri alunni.

Per esempio, proprio nel prospetto delle ore settimanali per materia, sempre alla pag. 50 delle “Adaptations”, si prevede una drastica riduzione delle ore di insegnamento in lingua italiana, relegata a sole 6 ore settimanali + 4 di Matematica, mentre la stragrande maggioranza -80%- delle altre (26, in Valle d’Aosta) ore settimanali prevederebbe l’uso delle altre due lingue (francese ed inglese), distribuite su tutte le materie cosiddette DNL (=Discipline Non Linguistiche, cioè: Scienze, Storia, Geografia, Tecnologia, Musica, Arte, Educ. Fisica, Religione, ecc.). Ci si chiede allora quali esperti Linguisti e Pedagogisti abbiano contribuito alla formulazione di quel Documento, poiché, a questo proposito, basterebbe fare riferimento, tra le novità contenute nell’Art. 5 del Decreto Legislativo 3 Marzo 2016, n. 44 (Norme di attuazione dello Statuto Speciale per la Regione autonoma Valle d’Aosta in materia di ordinamento scolastico), alla introduzione in blocco e senza particolari accorgimenti del CLIL (Content and Language Integrated Learning, cioè l’insegnamento in lingua straniera – di fatto l’inglese – di materie non linguistiche), la quale a suo tempo era già stata avviata dall’ex Ministra Gelmini, e che è stata prontamente e decisamente criticata anche dal Prof. Claudio Marazzini, ossia non proprio l’ultimo dei Docenti, ma il Presidente dell’Accademia della Crusca, ossia la massima autorità linguistica del nostro Paese, che così si è espresso: “Indebolire l’insegnamento disciplinare, lasciando credere che così si impari l’inglese ‘passaporto per il mondo’ è un errore grave che rischia di compromettere la competenza solida nei contenuti, quella che ha permesso tutto sommato in questi anni la cosiddetta ‘fuga o esportazione dei cervelli’. Se quei cervelli hanno trovato ospitalità altrove, non è per i loro meriti nella conoscenza dell’inglese, ma semmai per la capacità dimostrata nelle varie discipline che professavano”. Aggiungendo poi che non si comprende quali vantaggi ci sarebbero nell’insegnare e apprendere materie come storia dell’arte o filosofia o per assurdo lo stesso italiano in inglese, quando invece numerosi studi dimostrano che il saldo possesso della lingua materna condiziona anche la qualità dell’apprendimento delle altre discipline, comprese quelle scientifiche e le stesse lingue straniere.

Si fa presente che altri tra i più considerati e stimati linguisti hanno da sempre affermato che nessuna lingua può radicarsi nella cultura delle persone, quando viene imposta, anche investendo quantità di risorse umane e finanziarie ingenti. In effetti, se può essere considerato auspicabile e condivisibile aprire al mondo i nostri giovani offrendo loro la possibilità di padroneggiare una lingua così diffusa come l’inglese, non si può certo scommettere che questo obiettivo si raggiunga (ad esempio) valutando il loro apprendimento disciplinare nelle Scienze, viste le difficoltà che per alcuni sembrano già notevoli nell’apprendimento di DNL (Discipline Non Linguistiche) in lingua materna. Insomma, non si vorrebbe ripercorrere una strada sbagliata o fallimentare: la nostra Regione ha già speso tanti soldi per assicurare almeno l’apprendimento della Lingua Francese.

Molti linguisti caldeggiano il mantenimento in vita o in uso di Dialetti o Lingue, ma attraverso immersioni linguistiche nella realtà, con scambi e realizzazioni di progetti anche creativi tra persone di Lingue diverse, anche senza spese faraoniche (cosa non trascurabile). Essi ritengono, infatti, che il fatto di affrontare lo studio di Discipline magari non preferite dagli stessi studenti, in una Lingua straniera, se eventualmente seguìto da risultati incerti o negativi, porti addirittura ad odiare quella Lingua. Inoltre, la pratica metodologica dell’insegnamento sperimentata da ogni insegnante non può essere spesa con la stessa efficacia con qualsiasi lingua. Dunque, per questo non basta che lo stesso docente impari l’inglese o che venga coadiuvato da un collega (o esterno) che padroneggi quella lingua: lo stimolo e l’entusiasmo per l’apprendimento funziona sempre meglio con l’utilizzo della lingua madre.

In più, soprattutto per quanto riguarda la Scuola Primaria e quella Secondaria di 1° grado, sono numerosi i casi in cui i genitori seguono e aiutano i loro figli nello studio e nello svolgimento dei compiti. Tra loro, quelli che non sarebbero più in grado di seguire nemmeno minimamente le attività scolastiche a casa sarebbero davvero tanti (da qui, la domanda iniziale). Inoltre, volendo considerare anche il punto di vista dei principali fruitori della Scuola, ossia gli alunni, la realtà delle nostre Classi risulta molto lontana dalla possibilità di una credibile applicazione di un modello di scuola come quello ipotizzato dagli “Adattamenti”. I casi di alunni disabili, DSA, BES, demotivati, stranieri, ecc. sono piuttosto consistenti nelle nostre Aule: per tutti questi, ma anche per molti altri, il già minimo livello raggiunto negli apprendimenti potrebbe rischiare di finire molto al di sotto di quello finora ottenuto. Soprattutto per questi ultimi, ma non solo, una accelerazione nella conoscenza e nella pratica della lingua inglese sarebbe senz’altro auspicabile, ma senza dirottare solo in quella direzione eventuali investimenti in energie umane ed in finanziamenti che potrebbero andare a rafforzare invece con successo già sperimentato le attività di Recupero, di Progetto, di Alfabetizzazione, ecc.

Infine, volendo evitare di trovarsi a gestire un percorso così nuovo e rivoluzionario, ma con tantissimi dubbi ed altrettanti punti da prevedere e da chiarire, tanto da compromettere la tenuta della credibilità stessa del loro operato, i Docenti propongono di sentire, anche ufficialmente, il parere dei Genitori e degli Studenti (quelli più grandi, ovviamente, che sanno già quali concetti appresi e quali competenze acquisite siano necessarie, per affrontare i corsi di studio della Secondaria di II grado o quelli accademici) e di sospendere l’avvio immediato di tale progetto, previsto dal prossimo settembre. In sostanza, i Docenti vorrebbero poter disporre dei tempi giusti per scegliere la strada più ragionevole, credibile ed utile per l’attuazione della Riforma in questione, coinvolgendo nella riflessione anche tutte le parti interessate. 

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