La Capanna Margherita sul Monte Rosa festeggia i suoi 40 anni
Era il 30 agosto del 1980 quando la Nuova Capanna Margherita, ai 4.554 metri della Punta Gnifetti sul Monte Rosa, fu inaugurata. Non solo un punto di riferimento per gli alpinisti, ma anche un importante centro di ricerche e sperimentazioni, con la più alta stazione meteorologica europea, con sensori che registrano temperatura, radiazione solare e velocità del vento.
Sarà un mese di festeggiamenti tra Gressoney-La-Trinité e Alagna Valsesia, iniziati l’8 agosto nella località piemontese con protagonisti i giovani, che hanno ripulito dai rifiuti l’opera dell’artista e designer Paolo Barrichello, DXPLANETSX, come simbolo dell’impegno a preservare la natura. L’opera, di dimensioni imponenti – alta quasi tre metri – raffigura il profilo del cervello umano al cui interno sono racchiusi elementi del regno animale e vegetale. La scultura verrà portata sulle scale della Capanna Margherita il 28 agosto, per poi essere trasportata a Gressoney-La-Trinité e infine custodita al Museo Nazionale delle Montagna, a Torino.
I festeggiamenti proseguiranno con una fitta serie di iniziative per tutti, con l’incontro Il Monte Rosa: uno straordinario laboratorio a cielo aperto per lo studio della Montagna, a cura dei professori Michele Freppaz e Marco Giardino, del centro interdipartimentale dell’Università di Torino NATRISK, il 12 e 18 agosto (prima a Gressoney e poi ad Alagna). Il 16 agosto il convegno “127 anni di Capanna – Storia del Rifugio più alto d’Europa”, curato dalla sezione CAI di Varallo Sesia, con la partecipazione del Presidente del CAI Vincenzo Torti e, per gli amanti delle scienze, da non perdere gli incontri del 19 e 20 agosto (prima a Gressoney la Trinité e poi ad Alagna Valsesia) dal titolo Dall’Istituto A. Mosso alla Capanna Osservatorio Regina Margherita: le ricerche scientifiche in alta quota e sul Monte Rosa dall’origine del CAI ad oggi, a cura del professore Pier Giorgio Montarolo del dipartimento di neuroscienza dell’Università di Torino.
E non poteva mancare una testimonianza importante, come quella di Hervé Barmasse che con La mia vita tra zero e 8000 parlerà delle sue avventure, i sogni e i progetti all’ombra del Monte Rosa, del Cervino e in tutto il mondo.