La Cogne acciai speciali pronta a espandersi ancora all’estero
Cento anni di storia, cento anni di innovazione, cento anni di radicamento sul territorio, cento anni di siderurgia: la Cogne acciai speciali ha festeggiato un secolo di vita con il convegno dedicato “1923/2023. Cent’anni di siderurgia. Dalla Cogne di Paul Girod alla Cogne acciai speciali”. Durante la serata di ieri, mercoledì 14 giugno, dopo la proiezione di alcune immagini storiche di archivio, volti noti della memoria e dell’attualità dell’azienda ne hanno tracciato le vicende dalle prime origini allo slancio dell’ormai novantenne Giuseppe Marzorati datate 14 giugno 1923.
La storia dell’acciaieria
È nel pieno boom novecentesco dell’industria italiana che una società belga comincia a interessarsi alle miniere di Cogne, commissionando i primi grandi studi tecnici sul luogo di concerto con un’azienda svedese che ne delinea l’originaria destinazione siderurgica.
“L’investimento per la costruzione di un vero e proprio impianto risulta troppo onerosa per gli iniziali investitori che perciò optano per la vendita dell’intero progetto, in seguito recuperato e inserito all’interno della strategia dell’Ansaldo di Genova, una delle più importanti realtà dedite alla metallurgia dell’epoca – ha rammentato il presidente dell’Istituto storico della resistenza, Corrado Binel, facendo riferimento ad alcune carte conservate proprio nell’archivio ligure -. Quello valdostano diviene un esempio di siderurgia integrale, un’iniziativa industriale che su di un territorio definito riesce a compiere tutte le lavorazioni che dalla materia prima portano al prodotto finale, annullando le perdite di carico e il dispendio di energia e risorse generati dal trasporto”.
Se tra il 1916 e il 1922 la Cas è capace di far tremare le maggiori aziende italiane dando vita, nonostante le piccole dimensioni, una concorrenza sino a quel momento impensabile, dopo lo slancio bellico della Prima guerra mondiale il gruppo genovese Ansaldo entra in crisi.
“Dopo alcuni tentativi di smembramento e acquisizione dello stabilimento nonché dopo gli espropri e i lavori avvenuti tra il 1916 e il 1917, con il regio decreto del 14 giugno 1923 il Governo viene autorizzato a prendere parte alla costituzione della Società anonima Ansaldo-Cogne – ha continuato Binel, incalzato dalla moderazione di Giacomo Sado -. Nel corso di quello stesso anno subentra anche la figura dell’ingegnere Paul Girod, fondatore del complesso elettrosiderurgico savoiardo di Ugine, che con l’atto costitutivo del 4 gennaio 1924 crea la parallela Società delle acciaierie elettriche Cogne-Girod”.
Pur nella serie di vuoti documentaristici relativi a quel periodo, gli anni sino all’estromissione di Girod avvenuta per motivazioni non chiare nel 1927 sono i più importanti per lo stabilimento aostano, che si specializza così nella produzione di acciai inossidabili e speciali.
“È straordinaria la portata di una storia che ha comportato trasformazioni inimmaginabili e che, se allargata oltre il ‘900, rende conto della natura a della Valle d’Aosta quale unica realtà dedita alla metallurgia dell’Italia nord occidentale – ha constatato Binel -. A distanza di un secolo, è dunque urgente riuscire a riappropriarsi in chiave critica e consapevole di tali memorie per permettere all’azienda nella forma che essa oggi possiede di trasformarsi in un motore della società e dell’identità valdostana”.
La Cogne acciai speciali e la città di Aosta
Mentre nel lontano 1911 la città di Aosta contava poco più di 7 mila abitanti, è sufficiente un solo decennio per condurre a quel 1923 di fondazione della Cogne acciai speciali che li porta addirittura a raddoppiare.
“È bene, in un’epoca in cui macchinari e attrezzature fanno compiere salti di qualità un tempo inimmaginabili in termini di sostenibilità estetica ed efficienza, riuscire a recuperare e a riflettere sulle memorie – ha commentato il sindaco di Aosta, Gianni Nuti -. L’auspicio è che questa realtà per noi così importante possa radicarsi sempre di più sul territorio in termini di formazione e ricerca poiché abbiamo forze intellettuali ed energie fisiche che vogliamo spendere in questa direzione con il coraggio della politica e dell’industria”.
Figlio di immigrati lavoratori della Cas, anche Renzo Testolin serba un ricordo definito di un’azienda capace di generare professionalità e al contempo socialità, arrivando a regolarizzare e normalizzare un flusso migratorio notevole e paragonabile a impianti come la Fiat di Torino.
“Lo stabilimento ha avuto il potere di valorizzare parallelamente all’industria anche l’agricoltura, grazie alla ripartizione su tre turni che permetteva a chi aveva un appezzamento di occuparsi della terra nel tempo libero – ha ricordato il presidente della Regione -. Inoltre esso per primo ha avuto l’idea di sfruttare l’acqua con lungimiranza per creare sul territorio opportunità che ancora oggi generano risorse importanti, garantiscono numerosi posti di lavoro e ci portano a essere non soltanto autosufficienti a livello energetico ma anche da modello per altre regioni italiane”.
Il futuro della Cas
L’azienda siderurgica dà a oggi lavoro a circa 1.400 persone, continuando a produrre quello stesso acciaio inossidabile parte di alcuni dei principali oggetti della nostra quotidianità, dalle posate ai telefoni cellulari.
“La Cas continuerà a crescere a livello di pianta organica e di ampliamento del proprio business all’estero, iniziando dalla recente acquisizione di alcuni impianti nel Regno Unito nei quali esportare una modalità di gestione fatta di ambienti puliti, sicuri e organizzati che mirano all’eccellenza – ha convenuto l’amministratore delegato dello stabilimento, Massimiliano Burelli -. Questa evoluzione è stata e sarà sempre un elemento fondamentale per la società e per la città, il quale ci rende oggi come allora orgogliosi del territorio nel quale i nostri dipendenti svolgono i propri incarichi giorno dopo giorno”.
Citando lo stesso Marzorati, Monica Pirovano ha voluto sottolineare la necessità di avere consapevolezza di ciò che è accaduto nel passato della Cas per poter guardare con rinnovato spirito al futuro dello stabilimento.
“La nostra Cogne academy altro non è che l’eredità dell’allora Scuola Cogne, che gli anni passati nonostante le difficoltà dovute alla pandemia ci ha permesso di formare e inserire in azienda 12 alunni e che quest’anno ci ha permesso di avviare il primo master di alta formazione in Metallurgia 4.0 – ha concluso il direttore generale dell’azienda -. Rispetto a un tempo siamo peraltro riusciti ad abbattere le emissioni inquinanti, a contenere il rumore generato dagli impianti e, nostra prerogativa, a incrementare i livelli di sicurezza e salute per i nostri lavoratori”.