La rinascita della scuola di scultura di Champorcher, i 50 anni di quella di Issogne
Per la scuola di scultura di Champorcher, la 1025esima Fiera di Sant’Orso di Aosta ha il sapore dei nuovi inizi. “Dopo più di vent’anni siamo riusciti a rimetterla in piedi con 8 iscritti e siamo tornati a esporre alla Fiera. Per noi è una piccola rinascita“, racconta Gianluca Crescio, uno degli allievi.
Un’avventura che si era interrotta nel 2002: “Avevamo perso gli spazi in cui poter fare il corso perché necessitavano di lavori e anche il numero di corsisti era venuto un po’ meno – prosegue Crescio -. Poi nell’autunno del 2024 la biblioteca ha deciso di rilanciarlo e ha avuto un discreto successo”. La maestra è Roberta Bechis e le lezioni, iniziate lo scorso novembre, proseguiranno fino a febbraio. “Siamo sei uomini e due donne tutti di Champorcher ma in diversi ci stanno chiedendo informazioni sulla scuola. Il prossimo anno contiamo di essere qualcuno in più“.
Sotto i portici di piazza Chanoux, lo spazio della Foire dedicato alle 16 scuole di scultura, intaglio, vannerie e cuoio della regione, c’è chi festeggia i nuovi inizi e chi mezzo secolo di storia. La scuola di scultura di Issogne è nata nel 1975. Il maestro, Giuseppe Serra, è stato allievo della scuola prima di ereditarne la guida. “Siamo 13 allievi e ci sono diversi giovani, alcuni appena diciottenni”, raccontano Sara Challancin e Denise Da Costa, entrambe al terzo anno di corso. Tra i banchi delle scuole di scultura si mescolano le generazioni. Giovani e meno giovani danno forma alle loro opere condividendo la passione per un’arte antica. Sophie Quendoz è di Jovençan e ha 25 anni. Da qualche mese frequenta la scuola di scultura di Fénis, guidata dallo scultore Luciano Regazzoni.
“Mi piace molto disegnare e dipingere e così ho deciso di iscrivermi ad un corso di scultura perché in Valle d’Aosta è l’arte più apprezzata – racconta -. Questi primi mesi sono andati bene, la trovo un’attività molto interessante e apprezzo molto il nostro maestro perché ci dà dei consigli lasciandoci allo stesso tempo molta libertà”. Le sue prime opere? Un tatà colorato e un ranocchio verde su sfondo viola.
L’ora di pranzo si avvicina. Gli allievi della scuola di cuoio e pelle di Saint-Pierre di Aldo Villegas stanno finendo di preparare la polenta. “Sono al terzo anno di corso e quest’anno abbiamo provato a realizzare degli zaini – spiega Massimiliano Zani -. Per me è un hobby ma la trovo un’esperienza molto bella. Il cuoio è un materiale che dura e con il tempo acquista anche valore”.
Sotto i portici ci sono anche i piccoli tessitori di Valgrisenche. Sono gli studenti della scuola elementare che, come ogni anno da decenni, portano alla Fiera le loro opere realizzate durante il corso di tessitura in collaborazione con la cooperativa “Les Tisserands”. Poi ci sono il ricamo e le decorazioni. “È un impegno ma anche un bel modo per trasmettere una tradizione del territorio che è unica – dice l’insegnante Tiziana Bois -. A scuola abbiamo un telaio degli Anni Settanta e il martedì pomeriggio facciamo il corso di tessitura. Poi per i ricami e le decorazioni abbiamo un gruppo di mamme e ex maestre che ci dà una mano. Per noi la Fiera è un appuntamento immancabile”.
E dagli artigiani che verranno si passa a chi, dopo anni di corsi, è pronto ad insegnare. Marina Chabod di Perloz ha partecipato ai corsi e alla bottega scuola di Ornella Cretaz. “Già mio papà faceva la Fiera poi anche mio fratello e anche io mi ero messa a fare qualcosa poi per motivi di lavoro ho smesso – spiega -. Qualche anno fa ho iniziato a partecipare ai corsi e mi è piaciuto molto. Ho frequentato la bottega scuola e sono soddisfatta di quanto ho imparato. Ogni tanto collaboro con Ornella per i corsi all’Institut agricole régional e presto farò l’esame per insegnare“. Il suo sogno nel cassetto? Tornare a esporre alla Foire con un banco tutto suo, proprio come suo papà e suo fratello.