La Sanità valdostana in uno studio Ires/Cgil: molte risorse ma molti paradossi
La Sanità, in Valle d’Aosta – soprattutto in riferimenti agli anziani – vive di qualche paradosso.
La questione è stata illustrata questa mattina, alla sede aostana della Cgil, dove è stata presentata l’indagine dell’associazione Ires Lucia Morosini che oltre alla Sanità regionale, ha puntato la sua attenzione anche su un discorso più d’insieme che abbraccia il sistema socio-assistenziale, la società anziana, ma anche la domanda sociale e l’offerta di servizi.
Ad introdurre lo studio Domenico Falcomatà, Segretario Spi – il Sindacato pensionati – della Cgil: “Nella parte finale della ricerca ci sono una serie di proposte che facciamo ad un’Amministrazione regionale che è piuttosto evanescente, vittima dell’instabilità e che sembra non sembra capace di garantire ai valdostani un buon governo. Una ricerca necessaria: serve avere quadro chiaro e aggiornato della condizione degli anziani in Valle, e che evidenzia una serie di problematiche gravi nonostante la Regione abbia grandi disponibilità finanziarie. La Sanità e la condizione dei pensionati è progressivamente scaduta, è la speranza di vita non è così alta come si pensa”.
Le risorse economiche, il punto di forza
Tra le note positive Francesco Montemurro, direttore dell’Associazione Ires – l’Istituto di ricerche economiche e sociali – mette proprio la disponibilità di fondi che la Regione ha, anche se non è tutto il proverbiale “oro” quello che luccica. Anzi.
“Il Bilancio regionale – spiega Montemurro – stanzia ancora somme cospicue, nel 2017 la spesa corrente pro capite era di 8mila 769 euro a fronte dei 2mila 320 di media delle regioni ordinarie mentre altre speciali, come le Province di Trento e Bolzano si fermano a 4mila 084 euro. Questo territorio ha un tenore di vita accettabile come riportano il Sole 24 Ore e ItaliaOggi, e nel periodo 2008/16 il tasso di povertà relativa si è abbassato, anche se è cresciuta in modo considerevole la quota di persone a rischio povertà o in stato di deprivazione”.
Qui il primo paradosso: “C’è un sistema di governo – prosegue il relatore – che non riesce a portare avanti programmi strategici, e questo ricade sulle politiche per la popolazione e gli anziani. Ci sono ingenti risorse della Regione e dei cittadini sulla spesa privata per la Sanità delle famiglie, che è tra le più alte d’Italia, ma modesti traguardi ottenuti, come ad esempio dalla speranza di vita più bassa rispetto ad altre regioni, anche non del nord. Elemento evidentemente paradossale”.
Paradosso che fa il paio con altri, e che incrocia elementi non strettamente sanitari ma che si legano: “In questo territorio – continua Montemurro – c’è grande frammentazione territoriale, un alto numero di Comuni e fronte di una popolazione bassa, che non riescono a fornire servizi efficienti ed efficaci. Le politiche di gestione associate delle Unités des Communes e le associazioni di Comuni non sono efficaci”.
La società anziana in Valle d’Aosta, il punto di debolezza
Nell’ultimo anno, spiega lo studio, il bilancio regionale ha visto diminuire i “contributi in conto esercizio” (trasferimenti regionali) al servizio sanitario regionale, da 253,25 milioni nel 2016 a 251,03 milioni nel 2017 (-2,22 milioni, pari a -0,88 per cento).
La Corte dei Conti nel febbraio 2019, si legge ancora, rileva che il continuo taglio dei trasferimenti regionali e l’avvenuta canalizzazione su altri settori delle somme destinate agli investimenti in ambito sanitario, tra cui l’edificazione del nuovo ospedale, stanno producendo un congelamento di questi investimenti con “effetti di non poco rilievo sul mantenimento degli standard qualitativi necessari alla tutela della salute pubblica”.
Tempi d’attesa e trasporti deficitari
Qui si inserisce anche uno dei “punti dolenti” più discussi del Sistema sanitario, stando alla ricerca: i tempi di attesa. “Sono molto importanti per determinare la qualità di un servizio – spiega ancora Montemurro -, soprattutto in un territorio frammentato in cui molte persone vivono in comuni piccoli, e che si integra con un tema del trasporto pubblico che è tra i meno dotati per un’utenza che non sempre può utilizzarlo e che spesso vive da sola.
Tempi di attesa che “Nonostante un leggero miglioramento sono molto alti, e legato ai trasporti può essere molto deleterio per la qualità della vita in Valle d’Aosta. Ad esempio qui ci vogliono di media, per una visita cardiologica 98 giorni contro i 49 di Bolzano, 7 per una visita contro 1, 38 per quella oculistica contro 28. Sono dati medi mensili, ma comunque molto segnaletici”.
Il problema dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza
Non ci gira attorno troppo, lo studio di Ires: “Nonostante la spesa sanitaria pubblica sia più alta di quella media nazionale con oltre 2.015 euro pro capite rispetto a 1.866, e la spesa privata sia la più alta in Italia (879 contro una media di 553) – si legge nello studio -, secondo la valutazione espressa dal Comitato Lea nel 2017, il Sistema Sanitario regionale valdostano è uno dei cinque su ventuno che risultano ‘inadempienti’ per il livello e la copertura delle prestazioni erogate. Le principali carenze rilevate riguardano la copertura vaccinale, l’assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari (sostanzialmente assente), la presenza di posti letto deputati all’assistenza territoriale di anziani e disabili, la gestione dei parti pretermine e l’intervallo di attesa tra la chiamata e l’arrivo dei mezzi di soccorso”.
Le proposte
Oltre a “fotografare” la situazione lo studio messo a punto dall’Associazione Ires si spinge alla proposta per migliorare la situazione valdostana.
Il direttore Montemurro spiega la “ratio” anzitutto strategica: “Non è problema di risorse ma di programmazione e organizzazione, che in alcuni casi è ‘a vista’. Per rilanciarne una di ampio respiro e di integrazione delle politiche regionali e abitative serve attenzione agli avanzi di amministrazione nei comuni che sono consistenti, dei veri ‘tesoretti’ che devono essere spesi, al di là delle questioni ‘prudenziali’”. Insomma: “Si devono fare investimenti”.
E nello studio l’elenco, ordinate, delle proposte non manca: miglioramento dell’assistenza distrettuale (case della salute) e dell’assistenza ospedaliera; sviluppo dell’Adi e degli interventi finalizzati a promuovere l’approccio integrato alla Non autosufficienza (cure domiciliari, sollievo alle famiglie, dimissioni protette, rsa, centri diurni); maggiore ricorso all’Innovazione sociale (interventi residenziali alternativi alle Rsa, appartamenti protetti e polifunzionali, miglior utilizzo della tecnologia), utilizzo degli avanzi di amministrazione disponibili nei comuni – Investimenti qualificati.
A questi si aggiungono elementi meno legati a filo diretto con la Sanità tout court, ma in grado di incidere: miglioramento delle politiche urbanistiche e realizzazione di interventi integrati (barriere architettoniche, spostamenti, presenza del commercio, residenzialità, progettazione di spazi di incontro, ecc.) per facilitare la fruizione delle città da parte degli anziani; maggiore partecipazione degli anziani alle politiche sociali; realizzazione di una legge sull’Invecchiamento attivo dotata di finanziamenti e l’applicazione della digitalizzazione – la famosa “Industria 4.0” – ai settori ad alta utilità sociale come sanità, scuola e trasporti.