La scuola al tempo del Coronavirus: il racconto di alcuni docenti valdostani
“La madre delle invenzioni è la necessità” e in questi giorni l’emergenza Coronavirus sembra dimostrarlo. Professori di ogni età e di ogni disciplina hanno infatti iniziato ad ingegnarsi per attivare la didattica online, scoprendo l’utilità di applicazioni e strumenti digitali prima sconosciuti o trascurati.
“Se la pausa fosse stata soltanto di una settimana, si sarebbe potuto pensare a un percorso personalizzato di potenziamento o recupero. Ora però diventa indispensabile l’utilizzo di applicazioni come Google Meet, per garantire agli studenti un minimo di ‘normalità’ attraverso le videolezioni” afferma Paola Bettinelli, professoressa di Lettere presso il Liceo delle Scienze Umane.
Fin da subito è risultato chiaro che alcune discipline necessitano più di altre di videolezioni per la spiegazione dei contenuti, come spiega l’insegnante di Filosofia e Scienze Umane Maria Caterina Piccolo: “Le materie che insegno non possono essere studiate autonomamente dai ragazzi. Usavo già strumenti digitali per mostrare esperimenti e dati statistici di psicologia, ma non avevo mai avuto necessità fino ad ora di fare delle videolezioni. In ogni caso le soluzioni esistono e la situazione poteva essere ancora più critica: se l’emergenza fosse dovuta a un terremoto non avremmo neanche le case e i libri“.
C’è chi di didattica digitale non aveva mai voluto saperne fino ad ora, oppure chi si è già potuto mettere in gioco in questo campo, dove non è sempre vero che i giovani sono più esperti. Marco Zanin, da trentacinque anni insegnante di Lettere presso la Scuola media di Variney, era già abituato a registrare le sue spiegazioni per facilitare gli studenti. Allo stesso modo Lucilla Chasseur, professoressa di Storia e Filosofia da quasi quarant’anni presso il Liceo Classico di Aosta, non ha perso tempo e si è subito attivata, utilizzando la piattaforma Google Meet per fare lezione ai suoi studenti. “La scuola fa parte delle nostre vite e bisogna quindi evitare in tutti i modi di esserne tagliati fuori. La Valle d’Aosta poi è ben attrezzata dal punto di vista della didattica online e l’Ufficio della Regione mi ha dato una grande mano per il supporto all’autonomia scolastica. Sarebbe davvero un peccato perdere del tutto quella relazione personale su cui in fondo l’apprendimento si basa”, commenta la docente.
E se diversi sono i metodi adottati, lo spirito è uno solo: tutti possono essere utili a tutti. Lo spiega Daniela Gallotti, insegnante di Francese presso la Scuola media Luigi Einaudi. “In questa situazione non esiste una soluzione valida per tutti e per ogni disciplina, ed è questo il messaggio che ci siamo dati tra colleghi all’Einaudi. Forse l’unico principio che può valere nella situazione contingente è far sì che la tecnologia ci aiuti ad accorciare le distanze, e non intendo tanto e solo con la trasmissione di contenuti e consegne, quanto nel fare sentire ai nostri alunni che ci siamo, professionalmente e umanamente. Sul fronte dei ragazzi, poi, la loro risposta è a volte quasi commovente e abbiamo ricevuto subito riscontri da parte della maggior parte di loro”.