La “Stambeccaia”, storica struttura del Parco diventa Officina di attività ambientali

02 Novembre 2009
"La Stambeccaia”, storica struttura del Parco Nazionale Gran Paradiso torna a vivere, rinascendo dalla sue ceneri e trasformandosi in una struttura completamente dedicata alla divulgazione scientifica, all’educazione ambientale ed all’organizzazione di eventi. In località Sylvenoire, a Cogne, nei 270 mq, articolati su tre piani, la rinata Stambeccaia si pone come “officina” di attività ambientali ad ampio raggio. A gestire la struttura sarà la Cooperativa Habitat di Saint Pierre che ha come obiettivo l’attivazione di attività legate alla divulgazione scientifica, all’educazione ambientale, all’organizzazione, in collaborazione con Enti, associazioni e Fondation Grand Paradis di specifici eventi mirati alla conoscenza del territorio, alle dinamiche ecosistemiche e al ruolo delle aree protette nella società contemporanea.
Con questo intervento” ha spiegato il Presidente del Parco Giovanni Picco “il Parco aggiunge un altro tassello al recupero di una testimonianza storica che lo lega alla cultura della comunità locale, avviando nel contempo un’offerta di attività legate alla diffusione della tutela ambientale, che sempre più trovano l’interesse di diversi tipi di pubblico, ai quali è necessario rivolgersi per far conoscere l’importante ruolo delle aree protette”.
 
Costruita nel 1935 dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali allora gestore del Parco, con annesso recinto per  l’allevamento di stambecchi. Cessata la destinazione per l’allevamento degli stambecchi, nella metà degli anni ’50 i locali furono oggetto di  interventi per convertirne l’uso ad alloggi per Guardaparco e scuderie per cavalli; in quegli anni il Parco utilizzava esclusivamente animali da soma per i trasporti da e verso i presidi d’alta quota. Il 28 ottobre 1978 un incendio doloso interessò l’edificio, fortunatamente allora disabitato. Prima che le fiamme fossero domate andarono distrutte tutte le parti in legno, i solai e gran parte delle murature, oltre agli arredi e alle attrezzature. Il fabbricato, ridotto ad uno scheletro ed inservibile, rimase senza prospettive fino alla metà degli anni ’80, quando l’Ente valutò un ampio progetto di destinazione del complesso a Centro Studi per la Fauna Selvatica. I lavori di recupero hanno rispettato l’impianto originario e la tipologia costruttiva, ricostruendo le parti danneggiate con un costo di 740.000 euro, finanziato dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare.
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