L’alpinismo è patrimonio dell’Unesco. La sfida è il riscaldamento globale

14 Dicembre 2019

 

Alpinismo come “esempio positivo di una relazione duratura tra gli esseri umani e il loro ambiente”. Alpinismo che “invita al rispetto reciproco tra i compagni di cordata, i quali sono più che semplici compagni di arrampicata”. “Fratelli” li ha definiti il presidente delle guide di Courmayeur, Alex Campedelli. Alpinismo che costruisce relazioni durature che superano barriere sociali, tra generazioni e nazioni. Sono queste alcune delle osservazioni che hanno portato gli esperti dell’Unesco ad approvare l’elezione dell’alpinismo a patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La decisione è arrivata l’11 dicembre, dopo un lavoro durato quasi quindici anni, proprio nella giornata in cui tutto il mondo ha celebrato la montagna.

Alex Campedelli e Gioachino Gobbi

La decisione è stata comunicata alla delegazione francese, capofila della cordata internazionale insieme a Italia e a Svizzera, a Bogotà, durante la 14ª sessione del Comitato Intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio immateriale dell’Unesco.

Ieri i rappresentanti delle delegazioni e degli attori coinvolti si sono riuniti in una giornata di celebrazioni tra Svizzera, Francia e Italia. A Courmayeur, ultima tappa della giornata, a Skyway Monte Bianco, si sono incontrate le istituzioni delle comunità locali coinvolte, Courmayeur, Chamonix e Orsières, i CAI, le associazioni delle guide dei tre Stati e gli amici della montagna.

“Questa candidatura – ha detto il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi – è stata portata avanti in cordata, come in montagna. L’approvazione all’unanimità da parte dell’Unesco lancia un messaggio: il valore universale dell’alpinismo, un valore di fatica, sudore, impegno fatto anche di rispetto e amore per un territorio che va tutelato in questo momento di cambiamenti climatici. Grazie a tutti coloro che sono partiti e che hanno portato avanti con coraggio questo percorso”.

Tutto ha inizio nel 2006 quando nell’ambito del programma AlcotraDimension Montagne“, Chamonix e Courmayeur identificano diverse pratiche nel massiccio del Monte Bianco che soddisfano i criteri del patrimonio culturale immateriale.

Tra i primi ad aver promosso la candidatura, insieme al sindaco di Chamonix Eric Fournier e al grande alpinista Walter Bonatti, l’allora primo cittadino di Courmayeur, Fabrizia Derriard: “Oggi sembra un concetto lontano quello dell’alpinismo, in realtà ci porta a dei valori applicati nella vita di tutti i giorni, la solidarietà, il desiderio di raggiungere la vetta ma anche il sapervi rinunciare nel momento giusto. Sono convinta che l’alpinismo sia per tutti, ci vuole preparazione e allenamento ma ognuno può trovare la sua montagna ma l’alpinismo non ci sarebbe se non ci fossero i montagnards”.

Enrico Vincenti, Yvonick Plaud, Pascal Tornay, Fabrizia Derriard e Stefano Miserocchi

Sono loro con una cultura forte e radicata ad aver reso grandi le montagne. A partire dalle Alpi, dove l’alpinismo è nato e nel tempo si è evoluto.  Ricerca, esplorazione, sport e conquista hanno trasformato, a partire dai pendii alpini, ammassi rocciosi che incutevano timore in scuole di vita in cui il rispetto è il primo requisito richiesto. È da qui che la candidatura è partita.

A pesare nella decisione della commissione è lo spazio che l’alpinismo ha lasciato alla tradizione e la tradizione più importante ereditata dagli alpinisti non può che essere la solidarietà. Non solo aiuto in caso di difficoltà ma anche condivisione del sapere, di esperienze e capacità. Solo in questo modo l’alpinismo sarà immortale.

Il lavoro non è finito. Nel prossimo futuro si dovranno mettere in campo delle misure per garantire la sostenibilità dell’alpinismo. Essenziale il supporto delle giovani generazioni alle quali dovranno essere tramandati “lo spirito di cordata” ma anche “il riconoscimento e l’assunzione cosciente del rischio” oltre al “rispetto per l’ambiente naturale”. “Un contatto diretto tra alpinista e natura” sarà tra le priorità da rispettare. Il grande tema è e sarà quello del riscaldamento globale, al quale le montagne pagano il tributo più pesante in linea con uno sviluppo sostenibile. “Sono convinto – ha detto Vincenzo Torti, presidente generale del Cai – che oggi sia il punto di inizio. È stato stabilito che l’alpinismo è un bene straordinario che coinvolge una cultura cha va oltre i nostri tre Paesi e che deve diventare patrimonio diffuso con una grande attenzione per la montagna per quanto riguarda il turismo e soprattutto le popolazioni che vi abitano”.

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