Le Suore di San Giuseppe lasciano Casa Speranza in Romania
“C’è un tempo per piantare e un tempo per sradicare”. Suor Armanda, al secolo Rita Yoccoz, originaria di Perloz, cita le sentenze bibliche del Qoelet pensando al ritiro delle suore della Congregazione di San Giuseppe, di cui è stata madre generale fino al 2023, dalla missione in Romania.
Suor Armanda va per la prima volta in Romania nel 1993, dopo 20 anni di missione in Madagascar. L’obiettivo è quello di individuare le esigenze del territorio, prima di iniziare la missione qualche mese dopo. “Inizialmente non avevamo ben chiaro che cosa dovevamo fare, ma mi avevano toccata le parole pronunciate da una suora conosciuta a Roma, che continuava a ripeterci di non dimenticare la Romania. Quando siamo andate lì, il Vescovo di Bucarest di allora, Monsignor Ioan Robu, ci ha accolte dicendoci di aprire gli occhi e di vedere cosa potevamo fare, perché le necessità erano tante”.
L’economia della Romania post Ceaușescu è infatti in ginocchio e, in un contesto ancora difficile dal punto di vista politico e sociale, suor Innocenza, suor Marisa e suor Nicoletta iniziano la missione il 26 novembre 1993. Tra i tanti campi possibili di intervento, le Suore di San Giuseppe decidono di contribuire al salvataggio dei numerosi bambini abbandonati, molti dei quali dormono nei canali sotterranei dove passano i tubi di riscaldamento cittadini.
Con l’arrivo nella comunità di due suore malgasce e il ritiro in Italia di suor Innocenza per motivi di salute, il gruppo di divide e, mentre suor Nicoletta rimane a Bucarest a lavorare nel Centro Maternale, le altre tre suore partono per Campina, a circa 100 km verso il nord-ovest. Qui, nel 1994, le suore accolgono sempre più bambini, abbandonati dai loro genitori e talvolta lasciati semplicemente alla porta di casa della comunità. Ma le culle e gli spazi iniziano a non essere più sufficienti, perché da dieci i bambini diventano presto sessanta.
Nel 2001 si giunge così al termine della costruzione di “Casa Speranza”, che, con le sue sale da gioco luminose, i suoi campi da gioco e anche una piccola piscina, assicura una vita migliore a molti bambini rumeni. “Sono stati anni pieni di fatica, ma ho tanti ricordi. Dalle lunghissime file per acquistare i beni di prima necessità nei primi anni post comunismo, agli eterni viaggi, molti in macchina, fino alla Romania, affrontando non pochi problemi alla dogana. Spesso quando ci fermavano e noi, donne da sole in macchina, dicevamo che dovevamo andare in Romania, ci sconsigliavano di procedere in quella direzione”.
Alle fatiche della missione si aggiungono presto i problemi burocratici. Casa Speranza, fino a quel momento, è riuscita a garantire più di 112 adozioni: cinque in Francia, uno in Grecia, due in America, 82 in Romania e 22 in Italia, di cui una in Valle d’Aosta. Ma agli inizi del nuovo millennio, lo Stato rumeno emana una legge per proibire le adozioni fuori dalla Romania. La missione prosegue nonostante tutto, assicurando assistenza, in 30 anni di attività, a 237 bambini, di cui 93 sono reintegrati in famiglia dopo aver compiuto i 18 anni.
La Congregazione delle Suore di San Giuseppe affonda le sue origini nella Francia del XVII secolo e ha rischiato di essere soppressa con la Rivoluzione francese, per poi essere rifondata a Lione da una suora risparmiata dalla ghigliottina. Come dimostrano i suoi numerosi interventi anche sul territorio valdostano, ha sempre posto particolare attenzione all’educazione. “Nel tempo di permanenza a Casa Speranza, tutti i ragazzi accolti hanno frequentato la scuola: materna, elementare, media, superiore, fino all’università”, spiega suor Armanda.
“Sono stati anni duri e faticosi da molti punti di vista, ma sono stati anche anni tappezzati di atti di generosità da parte di associazioni, di gruppi di giovani, di famiglie, di sacerdoti”. Il ringraziamento particolare delle Sorelle va a tutti i volontari, singoli o in gruppo, che hanno dedicato le loro vacanze ai bambini di Casa Speranza, o hanno aiutato con atti di generosità le attività del centro di accoglienza.
Ora, quest’ultimo passa sotto la responsabilità della Caritas diocesana di Bucarest, mentre suor Marisa e suor Odetta, le ultime due Sorelle rimaste in Romania, si accingono a ritornare in Italia. “Purtroppo, a causa della carenza di nuove risorse, non abbiamo più le energie per continuare la missione. Poi sono anche cambiate le esigenze: una parte della struttura continuerà ad accogliere i 14 ragazzi che ancora vi risiedono fino a quando non raggiungeranno i 18 anni di età, mentre il resto della struttura diventerà una casa di riposo per anziani”.