Mara Carrupt, da Aosta alla Repubblica Centrafricana come infermiera

08 Febbraio 2024

Nelle sue parole si sente la stessa passione che spinge ogni anno migliaia di medici e infermieri a partire per un altro continente come volontari e volontarie. Dopo missioni di breve durata accumulate nel corso degli anni, sacrificando ferie e ottenendo talvolta l’aspettativa, Mara Carrupt, 50 anni originaria di Aosta, ha finalmente realizzato il suo sogno di partire per un anno intero in Africa. 

A renderlo possibile è Medici con l’Africa Cuamm, la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia, dove è stata fondata nel 1950, e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. “Era da un po’ di tempo che io e il Cuamm ci ‘facevamo la corte’, ma bisognava trovare il settore idoneo in cui inserirmi, visto che parlo solo francese e non inglese”, spiega Mara. Il Cuamm è impegnato infatti in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda), di cui solo la Repubblica Centrafricana è di lingua francese. “Sono felice di poter collaborare con il Cuamm, perché ha sempre cercato di ‘rimanere celato’, senza fare grosse pubblicità ma portando avanti grandissimi lavori. L’idea è di non sostituirsi al personale locale ma di lavorarci insieme, per renderlo indipendente, se non dal punto di vista economico, almeno nel lavoro”. 

La passione per l’Africa era però nata già in Valle d’Aosta, dove Mara si è diplomata come infermiera nel 1993, lavorando fino al 2000, per poi trasferirsi fuori Valle e ritornare poi ad Aosta per altri 3 anni. A Civitavecchia, invece, Mara vive da 16 anni e lavora nell’Asl Roma 4, ma mantiene sempre i contatti con la nostra Regione. Della Valle Mara rimpiange il sistema sanitario locale che, sebbene sia spesso oggetto di critiche e polemiche da parte degli utenti valdostani, risulta più efficiente di quello di altre Regioni italiane, secondo quanto ha potuto osservare Mara nella sua carriera di infermiera. “Dal punto di vista sanitario ho un ottimo ricordo di Aosta. Mantengo sempre, anche grazie ai social, i rapporti con i medici e i colleghi valdostani, perché è come una grande famiglia. Nel resto d’Italia il sistema sanitario è molto più problematico, per non parlare dei Paesi in via di sviluppo. In Italia, per quanto la nostra sanità sia carente e con mille difetti, è comunque garantita, quanto meno per le urgenze. In questi Paesi, invece, è grazie alle Ong come il Cuamm che le persone hanno la possibilità di essere curate, altrimenti non avrebbero alcun sistema sanitario”.

Da questa consapevolezza è nata la voglia di partire in missione, che ha portato l’infermiera in Burundi, Mauritania, Togo e Madagascar. Uno stile di vita che porta chi lo abbraccia a sacrificare ogni periodo di ferie per partire in missioni più o meno brevi, ma che ha subito una battuta di arresto a causa della pandemia. “In quel periodo ero in Burundi e sono rientrata verso fine febbraio”, racconta Mara. “Per due anni è stato difficile per l’Africa, perché i voli erano bloccati, i finanziamenti mancavano e quando è stato riaperto il corridoio umanitario c’era la paura di portare infezioni. Si è però instaurato un clima di solidarietà tra popoli, che è alla base di ogni rapporto umano. A me, che lavoravo qui in Italia in un reparto covid, arrivavano dall’Africa messaggi come ‘vedi di tornare’ e ‘prenditi cura di te’. Sono orgogliosa di far parte di questa grande famiglia”. 

Mara, che oggi, 8 febbraio, parte per la Repubblica Centrafricana, dove lavorerà per un anno nel Complesso pediatrico della capitale Bangui, si augura di essere in grado di portare avanti l’esperienza e il lavoro fatto dalla collega precedente, soddisfacendo le aspettative del Cuamm e di se stessa. Con questo “sogno che si avvera”, come lei lo definisce, le sembra di chiudere un cerchio, che la riporta idealmente ad Aosta. È infatti con il Cuamm che Maria Bonino — pediatra che ha a lungo lavorato al Parini di Aosta, nota per la sua attività di assistenza pediatrica in diversi paesi dell’Africa — è partita per l’Angola nel 2003, dove è mancata nel 2005, colpita dal virus di Marburg. “Quando sono andata nella sede del Cuamm a Padova, c’era una grandissima foto di lei con un bambino in braccio. L’ho riconosciuta subito e mi sono molto emozionata. Devo tanto ad Aosta: è anche grazie al francese che il mio sogno si è avverato adesso, all’età di 50 anni, con la possibilità di mettere a disposizione quello che ho imparato. Aosta resterà sempre nel mio cuore, non potrò mai interrompere i rapporti che ho lì”. 

Maria Bonino
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