Martina Cerise, dalla Valle d’Aosta alla Germania per seguire la passione per la biologia
Martina Cerise è una giovane aostana classe 1992 che, come tanti coetanei di cui avete letto le storie durante l’anno, ha intrapreso un percorso lavorativo oltre i confini nazionali. Studentessa del Liceo Classico XXVI Febbraio, al terzo anno si accorge che la sua passione è la scienza e non gli studi classici come ci si aspetterebbe. Avendo però già concluso oltre metà percorso delle scuole superiori, decide di proseguire sulla strada scelta in origine e di intraprendere poi, dopo il diploma, un percorso in linea con i suoi reali interessi. Martina tenta dunque la strada del test di medicina, ma, non essendo riuscita a superarlo, ripiega sulla facoltà di biologia che, successivamente, si rivelerà la scelta giusta. La voglia di sperimentare una grande città la porta a Milano, nello specifico all’Università degli Studi di Milano Statale. Martina si appassiona moltissimo alla biologia, tanto che, dopo la laurea triennale, si iscrive al percorso magistrale in biologia molecolare. Una volta concluso, visti gli ottimi risultati raggiunti, prosegue gli studi con un dottorato di ricerca, sempre nel medesimo ateneo.
Durante quegli anni Martina si occupa dello studio del ciclo di coltivazione della pianta del riso e, in diverse occasioni, partecipa a conferenze internazionali che le permettono di conoscere molte realtà di laboratorio in giro per il mondo. Una di queste è la Max Planck Society, una delle principali istituzioni tedesche nel campo della ricerca e un’eccellenza del settore in cui, tra l’altro aveva lavorato il suo professore di dottorato. Gli anni passano e Martina si trova così all’ultimo anno del percorso di ricerca: in quel periodo conosce Andrea, un ragazzo valdostano che studia come lei biologia, ma a Torino, e che qualche anno più tardi diventerà suo marito.
Il campo della ricerca in Italia è assai complesso, i fondi sono pochi e nemmeno così certi: Martina inizia così a guardarsi intorno e, dopo aver sostenuto un colloquio, il direttore della Max Planck Society di Colonia le offre una borsa di ricerca. Qui Martina si occupa di studiare parte del ciclo vitale delle piante, in particolare quello relativo alla nascita dei fiori. Le condizioni in Germania sono decisamente migliori rispetto a quelle che le riserverebbe la madrepatria: “I fondi destinati alla ricerca sono maggiori, per cui è più semplice portare avanti i progetti. C’è poi una sostanziale differenza nella gestione delle risorse: in Italia vengono utilizzate per pagare i postdoc e basta, mentre servirebbero anche per finanziare tutte le altre figure di supporto, cosa che qui è invece ammessa”.
Con l’arrivo del Covid rientrare in Italia per incontrare Andrea diventa, per Martina, notevolmente più difficoltoso: così, nel 2020, Andrea decide di raggiungerla e di andare a vivere insieme. Anche lui trova lavoro nello stesso istituto come tecnico di laboratorio e, qualche tempo più tardi, convolano a nozze.
“Vivere qui ci piace un sacco: Colonia è una città molto internazionale, puoi parlare inglese anche per fare la spesa o per sbrigare le faccende burocratiche. Lavorando in un centro di ricerca è come vivere in una sorta di bolla, perché gran parte dello staff dell’istituto non è tedesco, per cui condividiamo la stessa situazione”.
È presto per parlare di futuro: “Al momento sto seguendo alcuni progetti, sto crescendo professionalmente e mi sto spostando verso il project management. Sono concentrata sul presente, ma se guardo più a lungo termine mi piacerebbe di sicuro provare delle altre esperienze. Magari potremmo tentare di avvicinarci un po’, ad esempio nel territorio elvetico, che è piuttosto dinamico nel campo della ricerca. Al momento sono più propensa a spostarmi in funzione dei progetti di ricerca: ci sono bandi interessanti in Inghilterra e nei Paesi Baltici, ma è ancora presto per parlarne”.