Molte bocciature, le scuole valdostane sono tra le più severe. Preoccupa l’abbandono
In Valle d'Aosta si inizia a bocciare dalle elementari e i ritardi sul normale corso degli studi aumentano esponenzialmente alle medie e alle superiori: "Qui si arriva al 37,9 per cento degli studenti ad aver subito almeno una bocciatura, il secondo dato più alto di tutta l'Italia". A dirlo è Rosi Tadiello, una dei componenti del gruppo di lavoro che, su iniziativa dell'associazione Mixidées e con il finanziamento della Fondazione comunitaria della Valle d'Aosta, ha stilato un corposo volume di indagine sul disagio e malessere scolastico nella regione.
La situazione è migliore, ma resta comunque su numeri alti, nei licei dove il dato di studenti bocciati oscilla tra il 20 e il 24 per cento, mentre nei professionali si sale (o si sprofonda, a seconda della prospettiva) fino a ben oltre il 50 e in alcuni casi anche il 60 per cento. Ad essere più colpiti, sia da bocciature sia da abbandono scolastico, sono in media gli studenti maschi, dato che non sorprende perché in linea con rilevamenti già noti su scala nazionale.
"Non si riesce a garantire una formazione di qualità o siamo di fronte ad una scuola più severa del resto d'Italia?", si interroga Tadiello. Un dato la fa propendere soprattutto per la seconda opzione: i risultati dei test Invalsi, test uguali per tutti gli studenti italiani. I nostri ragazzi delle superiori sono allineati se non, specialmente nelle materie letterarie, sopra alla media delle regioni del Nord, che hanno le valutazioni più alte di tutte le altre aree del Paese.
La fase in cui più alunni valdostani decidono di gettare la spugna e lasciare la scuola è il biennio delle superiori, specialmente il primo anno. Il tasso generale di abbandono scolastico, aggiornato al 2013, è allarmante perché sfiora il 20 per cento e piazza la Valle d'Aosta oltre la media italiana del 17 per cento, dietro solo a regioni come Sicilia, Sardegna, Campania e Puglia.
Qui però c'è da fare un'osservazione: anche se il dato è fotografato in un anno in cui la crisi economica già mordeva, la Valle d'Aosta ha goduto per decenni di piena occupazione e anche nelle difficoltà degli ultimi anni, il tasso di disoccupazione resta sotto la media italiana. Molto abbandono scolastico si può dunque spiegare con la possibilità di mettersi più facilmente a lavorare e il dato della provincia di Bolzano, 16,7 per cento di tasso, subito dietro la Valle d'Aosta, sembrerebbe confermare l'ipotesi.
C'è da dire però che altre realtà a Statuto speciale del Norditalia come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino viaggiano su cifre di abbandono decisamente basse: quartultima la prima e penultima la seconda. Poi c'è il laborioso Veneto, addirittura ultimo con il 10 per cento di abbandono. Un altro campanello d'allarme infine suona con il dato sui 30-34enni che hanno conseguito un titolo universitario. Qui la Valle d'Aosta va molto male: 20,7 per cento, oltre tre punti sotto la media italiana. Peggio di noi fanno solo Basilicata, Campania, Sicilia e Sardegna.
Forse pesa il fatto che Aosta non ha una tradizione accademica, la nascita del nuovo polo langue e la realtà universitaria più autorevole nelle vicinanze è a Torino, 100 chilometri non sempre agevolissimi da percorrere. Quello della scarsità di laureati da colmare è una sfida annosa per la Valle e sull'efficienza della nostra regione grava la necessità di ricoprire ruoli lavorativi complessi con numeri molto esigui, in molti casi difficili da integrare con forze esterne, per via dello sbarramento dell'esame di francese. Anche i tagli alle varie agevolazioni per case e trasporti e borse di studio per gli universitari, subiti negli ultimi anni, potrebbero non aiutare a migliorare la questione.