Operai forestali, il dramma di una famiglia “messa in ginocchio dalla Regione”
Gentili lettori, chi scrive è la moglie di un operaio forestale stagionale, o forse sarebbe meglio dire ormai ex. Lo faccio non perché mio marito non sia in grado di scrivere personalmente, ma perché credo che sia importante che anche chi vive al fianco di questi uomini, faccia sentire la propria voce: basta con il silenzio e tutta questa omertà, è arrivato il momento che anche tutti sappiano cosa succede in Valle d’Aosta.
La farsa degli operai forestali ha inizio l’anno scorso, quando è stata messa in atto la tanto decantata Società di Servizi “Salvaprecari”, società privata ma controllata dalla Regione. Ho subito pensato: “Bene, hanno trovato il modo di licenziare centinaia di operai, durerà giusto una stagione e poi tutti a casa”. Previsione azzeccatissima, forse dettata dalla mia discreta esperienza lavorativa che mi ha permesso di conoscere, anche a mie spese, la politica aziendale.
Ma veniamo a oggi. La decisione del Presidente della Regione e dei suoi assessori è a dir poco sconcertante, dissacrante, immorale e anticostituzionale. La brillante e improvvisa decisione di dare in appalto a ditte private il lavoro che prima svolgevano i nostri forestali non ha fatto altro che creare disoccupazione a livelli stratosferici.
All’assessore Isabellon, che alla domanda del consigliere Louvin sul numero di operai che avrebbero avuto il lavoro garantito, non ha saputo dare una risposta, ribatto così: “Assessore, se le rimane così difficile fare i conti, mi spiega qual è il suo ruolo in Consiglio regionale? In ogni caso, posso dargliela io, la risposta, perché la matematica non è un’opinione”.
Era palese che centinaia e centinaia di forestali sarebbero rimasti senza lavoro, senza più quello stipendio che per chi ha una famiglia monoreddito significa sprofondare nel baratro più profondo. Senza più operai che si occupino della pulizia, della risistemazione, della riqualificazione e dell’abbellimento del territorio, la nostra Valle si ritroverà ad avere valli incolte, sporche, e il verde dei nostri bellissimi castelli andrà a morire, senza contare l’alto rischio di situazioni drammatiche in caso di piogge e nevicate abbondanti.
Io sono invalida e non posso più lavorare da diversi anni: spendiamo più di 2.500 euro l’anno per le mie medicine (quando non devo fare delle visite specialistiche private, viste le tempistiche della sanità pubblica), abbiamo un mutuo da pagare, le bollette, l’assicurazione della macchina, il bollo, il gasolio da riscaldamento e poi, ma solo poi, forse mangiare. E l’unica entrata in denaro era quella di mio marito.
La nostra famiglia sta vivendo nella disperazione più assoluta: i Politicanti ci hanno ridotti alla miseria, mettendo in ginocchio non solo noi cittadini, ma anche la stessa economia Valdostana. Con molta probabilità con i soldi non arriveremo alla fine del prossimo mese. Mio marito ha mandato e portato personalmente ovunque il suo curriculum, ma non ha ricevuto nessuna risposta positiva, nemmeno una.
Dopo 20 anni di lavoro alla Forestale, senza nemmeno mai un richiamo, facendo sempre doverosamente e con passione il proprio lavoro, ora a 50 anni si ritrova con niente: troppo vecchio per il lavoro, troppo giovane per la pensione. Ora cosa ci resta da fare? Caro Presidente Rollandin, ci ospita Lei a casa sua?
Ci può spiegare com’è possibile che se un operaio telefona personalmente alle ditte appaltatrici per chiedere lavoro appena uscito l’elenco delle stesse sul sito della Regione, si sente rispondere che sono già a posto, quando in teoria, l’elenco dei dipendenti da assumere non era ancora stato consegnato? Le rispondo io: perché ancora una volta, come da sempre succede in Valle d’Aosta, sono stati assunti i parenti di, gli amici di, e poi i soliti raccomandati di turno. Non in tutti i casi, ma in molti sicuramente.
Mi lascia altrettanto allibita, il totale silenzio da parte dei Sindacati, che dovrebbero essere quelli che lavorano in difesa dei lavoratori. Oggi anche loro sono al servizio delle alte sfere; altrimenti non si spiega come un sindacalista uscito da un incontro tra Sindacati e Regione, alla domanda del giornalista su cosa era stato deciso riguardo la situazione degli Operai Forestali risponde: “Il Presidente ha detto che a lui non interessa niente, si è alzato e se n’è andato!” Si è alzato e se né andato? La stessa cosa vale per tutti i Sindaci che non si ribellano e tacciono: perché? Anche i media non mettono in evidenza nulla, tutto tace.
Vorrei inoltre puntare l’attenzione su alcuni “insignificanti” dettagli: se i soldi per i forestali non ci sono, perché spendere 650mila euro l’anno (per un contratto di tre anni) per il ritiro della Juventus? Tutto questo alla Valle non porta nulla, di questi tempi è uno spreco ignobile e uno schiaffo alla povera gente come noi che non ha più un lavoro e soldi per vivere. Altro che rilancio per l’economia, come un Assessore illuminato ha sostenuto di recente.
Presidente, spendere svariati milioni di euro per un contratto di tre anni con la Rai per pubblicizzare la nostra Valle, pubblicità che ancora non si è vista, non pensa che sia troppo? Certo la pubblicità è l’anima del commercio, ma poteva spenderne di meno e il restante utilizzarlo per dare lavoro? E i 50 mila euro spesi dalla Giunta per la festa della caccia li vogliamo dimenticare?
Lasciare tutti i mezzi e gli attrezzi da lavoro usati fino allo scorso anno dagli operai a marcire senza manutenzione alcuna, non è uno spreco ignobile anche questo? Parliamo di un valore presunto di circa 3 milioni di euro, tutto accatastato nei magazzini, o in qualche spiazzo di recupero.
Il 15 maggio è stato presentato il nuovo Piano Politico del Lavoro 2012/2014: sarebbe una bella iniziativa, se non fosse che le aziende valdostane sono al collasso e le poche che ancora riescono a sopravvivere non assumono ed è comprensibile il perché. Questi soldi potevano essere investiti per riassumere gli operai forestali che non hanno futuro. Presidente, l’Italia è in gravissima recessione, le borse colano a picco, lo spread sale, la Valle d’Aosta non è esente da tutto questo; ma Lei, mi perdoni, pensa di vivere ancora in quella che tanti anni fa veniva definita l’isola felice? Oppure è una propaganda pre elettorale? Quell’isola ormai non esiste più è sprofondata negli abissi più profondi e voi avete contribuito a tutto questo. Complimenti, un plauso a voi tutti, ma non dimenticate che il prossimo anno ci saranno le elezioni e credo che saremo in molti a non dimenticare.
Per concludere vorrei solo precisare che noi non vogliamo la pietà di nessuno, chiediamo un lavoro, parola che ormai ai più sembra sconosciuta, soprattutto ai signori del palazzo, seduti comodamente sulle loro belle e calde poltrone per di più stipendiati da noi. Noi vogliamo difendere la nostra possibilità e quella per tanti di avere un lavoro.
Mi appello a tutti i colleghi di mio marito, alle loro famiglie, alle mogli, compagne, figlie, sorelle, facciamo sentire la nostra voce, noi donne dobbiamo lottare al fianco dei nostri uomini, perché se non mangiano loro, non mangiamo neanche noi. Questa è una situazione che coinvolge tutta la famiglia, quindi fatevi sentire, facciamoci sentire, perché solo così facendo forse riusciamo ad ottenere qualcosa.
Champorcher, 16 maggio 2012
IVANA RAVIZZA