Per la Regione quei titoli non sono validi: 6 storici educatori del Convitto rischiano di rimanere a casa

03 Settembre 2021

Le nuove Graduatorie regionali supplenti non hanno provocato solo ritardi nella nomina dei supplenti, ma hanno anche lasciato fuori precari che da numerosi anni mandano avanti alcuni servizi. E’ il caso dei sei educatori del Convitto regionale Federico Chabod di Aosta, in possesso di laurea triennale in scienze dell’educazione, a suo tempo inquadrata come classe L18 e poi con la riforma del 2004 diventata L19. Titolo che però nelle nuove Graduatorie regionali non è stato equiparato – a differenza di quanto avviene a livello nazionale –  escludendo di conseguenza questi storici educatori del Convitto, pronti ora ad azioni legali.

Una decisione che ha provocato sconcerto, indignazione e preoccupazione nei colleghi, riunitisi nei giorni scorsi nel Collegio. “Non solo la Regione non vuole bandire un concorso abilitante, ma ora estromette dalla graduatoria alcuni educatori che, negli ultimi anni, hanno sempre lavorato presso questa istituzione con titoli che la stessa Regione autonoma Valle d’Aosta ha ritenuto validi” spiegano Cinzia Mauro e Alessandro Peruzzi, evidenziando in accordo con tutto il collegio degli educatori come tale decisione metta a rischio “la continuità educativa che rappresenta per i ragazzi e le loro famiglie un fondamentale punto di riferimento, aiuto e sostegno”.

Preoccupazione condivisa anche dalla Rettrice del Convitto, Anna Paoletti. “E’ da tanti anni ormai che abbiamo educatori supplenti precari, perché dal 2000 non viene svolto un concorso. Queste persone escluse dalla graduatorie sono almeno dieci anni che lavoravano nella nostra struttura. Questo implica un disagio, perché si ha l’incognita di chi potrà subentrare al loro posto”.

Dei 40 educatori necessari al Convitto Federico Chabod, soltanto 22 sono oggi in servizio. “Aspettiamo la nomina dell’altra metà”. Difficile in queste condizioni poter organizzare il servizio che quest’anno sarà fornito a 200 famiglie. “Così rischiamo di non poter aprire il 13 settembre, di non poter accogliere i bambini – aggiungono Mauro e Peruzzi – Ci sono grandi progetti sul Convitto, siamo sempre più richiesti, però quando si tratta di aiutarci questo è il risultato”.

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