“Preghiamo per la pace” in Ucraina: l’appello del Vescovo
“L’alternarsi di apprensione e di speranza, che ci ha accompagnati per settimane, lascia ora il posto alla preoccupazione generata delle armi”. Lo scrive oggi, giovedì 24 febbraio, il Vescovo della Diocesi di Aosta, Monsignor Franco Lovignana, a proposito dell’attacco delle forze armate russe all’Ucraina, in una lettera in cui invita i fedeli “a intensificare la preghiera per le popolazioni coinvolte nel conflitto e per il ristabilimento della pace” nell’ex repubblica sovietica.
“La nostra preghiera esprime anche la fraterna vicinanza – continua l’invito – ai tanti cittadini ucraini che vivono e lavorano nella nostra Valle e che sono in angoscia per la sicurezza dei loro familiari, parenti e amici rimasti in Patria”. “Preghiamo il Principe della pace, Gesù, fin da subito – è l’esortazione di monsignor Lovignana – Preghiamo in tutte le nostre comunità domenica prossima durante le celebrazioni eucaristiche”.
Il Vescovo della Diocesi di Aosta scrive quindi di fare suo e riproporre “con forza l’appello di papa Francesco a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una giornata di digiuno e preghiera per la pace”. Appellandosi “a tutti, credenti e non credenti”, il Pontefice ricorda che “all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno”.
Dicendo degli “scenari sempre più allarmanti” che vanno aprendosi, papa Bergoglio evidenzia come “ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte” e si rivolge “a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra”, che “è padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici”.
Il Santo Padre, con “un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina”, prega infine “tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”.