Quasi un terzo del “Made in Italy” a tavola prodotto da lavoratori stranieri
Quasi un terzo del “Made in Italy” a tavola, nel nostro Paese, viene prodotto, nei campi e nelle stalle, da mani straniere, con 362mila lavoratori provenienti da tutto il mondo che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo ben il 32% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore nel 2022. Il dato emerge da un’analisi della Coldiretti, che ha collaborato al Dossier statistico immigrazione a cura del Centro studi e ricerche Idos, presentato ieri, giovedì 26 ottobre, anche in Valle d’Aosta.
Al 31 dicembre 2022, la comunità di lavoratori stranieri presente nella nostra regione – evidenzia Coldiretti – è pari a circa 4 mila unità. Con il 9,1% l’agricoltura è il secondo comparto, dopo il lavoro domestico, per percentuale di lavoratori stranieri sul totale degli occupati del settore.
Si tratta soprattutto di lavoro stagionale, con picchi di domanda nei periodi estivi che sono garantiti grazie a lavoratori regolari provenienti da altri paesi perfettamente integrati, che si fermano in Italia per qualche mese, tornando anno dopo anno con reciproca soddisfazione.
Importante dunque anche in Valle d’Aosta il contributo dei migranti al “Made in italy”, dove i lavoratori stranieri sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale e impiegati prevalentemente nel lavoro in alpeggio o nella raccolta degli ortaggi, frutta e uva.
Nelle campagne servono – sottolinea la Coldiretti nazionale – figure specializzate come i trattoristi, i serricoltori, i potatori ma anche raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia. Non vanno dimenticati poi – continua l’associazione – i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
“E’ importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente partendo dal decreto triennale che, come Coldiretti, abbiamo fortemente sostenuto e che può dare una grande mano tenendo conto che si passa, a livello nazionale, dalle 14 mila unità di lavoro stagionale alle 82 mila del 2023 fino alle 90mila del 2025” affermano Alessia Gontier ed Elio Gasco, rispettivamente Presidente e Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta, per poi precisare che “alle imprese serve la certezza di poter avere a disposizione lavoratori regolari e di non subire la concorrenza sleale di chi sfrutta le persone”.
Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante la “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025” potrà essere integrato per singolo anno sulla scorta delle sopravvenute necessità come avvenuto nel 2023 e – conclude la Coldiretti – fermo restando il mantenimento delle quote annuali per lavoro stagionale agricolo, sono previsti ingressi anche per l’assistenza familiare.