Renewable thinking: la Valle d’Aosta come pensatoio delle energie rinnovabili in Europa
Le sfide del cambiamento climatico, gli scenari di decarbonizzazione, il ruolo e le opportunità delle rinnovabili per la transizione energetica. Sono stati i temi centrali della seconda edizione del Forum delle Energie Rinnovabili “Renewable Thinking” ideato da CVA – Compagnia Valdostana delle Acque – in collaborazione con The European House – Ambrosetti, con il patrocinio di Elettricità Futura e in collaborazione con UniCredit. Tenutosi presso il centro congressi del Grand Hotel Billia nei giorni della trasmissione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) a Bruxelles, l’evento ha riunito esperti e professionisti del settore tra cui le start-up e i grandi player dell’industria energetica italiana con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento annuale di una riflessione strategica sull’evoluzione delle fonti rinnovabili in Italia. In particolare, grazie alla presentazione del Position Paper elaborato da The European House Ambrosetti, sono state individuate le direttrici e le leve strategiche per accelerare il dispiegamento delle rinnovabili nel Paese e agevolare il raggiungimento dei target delle rinnovabili al 2030.
PNIEC 2030: l’Italia deve quasi raddoppiare l’installato annuo
Secondo il Position Paper, nel 2023 i principali Paesi europei (Germania, Spagna, Italia e Francia) hanno rivisto al rialzo i propri obiettivi di rinnovabili al 2030 e aumentato i propri target di installato FER. Per raggiungere i target di rinnovabili al 2030 fissato dal PNIEC (+ 66 GW), l’Italia deve quasi raddoppiare l’installato annuo del 2023 (5,7 GW). Nessuno di questi Paesi è oggi in linea con il tasso di installazione annuo richiesto per raggiungere i propri target: ai ritmi attuali, infatti, si registrerà un ritardo nelle installazioni annue (5 anni per Italia e Germania, 8 anni per Spagna e Francia).
La Valle d’Aosta è tra le regioni che hanno già sfruttato maggiormente il proprio potenziale
Nei prossimi anni, in linea con le rinnovate ambizioni dell’Italia le regioni registreranno una significativa crescita delle rinnovabili. Al fine di istituzionalizzare le opportunità per raggiungere i target e suddividere in modo funzionale tra le Regioni gli obiettivi, è in fase di finalizzazione il Decreto Aree Idonee, che suddivide tra le regioni 80 GW aggiuntivi al 2030 (con Sicilia, Lombardia, Puglia, Emilia-Romagna e Sardegna che cumulativamente valgono quasi la metà del totale). Grazie al Renewable Thinking Indicator – indicatore elaborato da TEHA per comprendere quanto potenziale di sviluppo delle installazioni FER sia già stato sfruttato da una regione – al 2023, l’Italia ha valorizzato solo il 47% dell’opportunità di sviluppo attivabile dalle FER da oggi al 2030. A livello regionale, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta sono i territori che hanno già sfruttato maggiormente il proprio potenziale, registrando una percentuale di sviluppo pari rispettivamente al 73% e al 66%, determinato in larga parte dall’idroelettrico.
“Si parla poco di idroelettrico, ma è la fonte di energia rinnovabile più diffusa nel paese, il primo asset. Si tratta di una filiera nazionale, siamo i più bravi al mondo a fare le dighe – ha commentato Giuseppe Argirò, amministratore delegato di CVA – Quello dell’idroelettrico è un settore che può determinare uno sviluppo occupazionale e di investimenti da 12 a 15 miliardi di euro che gli imprenditori sono pronti a spendere. Quest’anno, il 50% dell’energia è stato prodotto dall’idroelettrico, ma è un sistema vecchio, la maggior parte degli impianti ha più di 70 anni. Servono degli interventi per far sì che queste strutture continuino a svolgere quello che stanno facendo, ma noi non siamo in grado di intervenire a causa dell’incertezza legislativa. Quando uno deve fare un revamping deve effettuare una procedura come se facesse un impianto nuovo. Non è più tollerabile.”
In generale, in Italia emerge grande eterogeneità tra le Regioni: in generale, tredici regioni hanno ancora da sfruttare più della metà del proprio potenziale al 2030.
Semplificazioni burocratiche, autorizzative e di governance
Secondo il Position Paper, i tempi necessari alla realizzazione degli impianti FER non sono oggi compatibili con la necessità di accelerare il ritmo di installazione di nuova capacità rinnovabile. Oltre a ottimizzare la produttività delle rinnovabili, per accelerare il tasso annuo di installazione sarebbe necessario anche velocizzare i tempi autorizzativi: il tempo medio di rilascio dell’autorizzazione per un impianto fotovoltaico è di 31 mesi e per un impianto eolico è di 52 mesi, contro i 24 mesi previsti dall’Europa. Questa situazione è dovuta principalmente alla complessità burocratica nei territori italiani: l’iter autorizzativo per la messa in funzione degli impianti FER si articola in 13 step e prevede il coinvolgimento di fino a 5 attori istituzionali e di diversi stakeholder. Il processo può arrivare a durare fino a 1728 e 1090 giorni rispettivamente per l’eolico e il fotovoltaico. Anche la governance del sistema delle rinnovabili risulta oggi disarticolata. La messa a terra delle installazioni FER risulta infatti condizionata da ritardi nell’approvazione dei decreti, incertezza nel quadro regolatori e incoerenze tra misure emanate dai diversi livelli istituzionali. Per accelerare il dispiegamento delle FER – conclude il paper – sono necessari un quadro regolatore ben definito, semplificazioni burocratiche e una maggiore produttività dell’istallato.