Sanità, l’Anaao Assomed lancia l’allarme sulla carenza dei medici: “Aumentare gli stipendi e investire”
Il problema di fondo è uno e uno su tutti, il trattamento economico dei medici valdostani rischia di farli “scappare”, e di rendere il “Parini” un ospedale periferico, depotenziato.
A far riflettere sono i numeri, snocciolati da uno studio di Anaao Assomed – il sindacato medico –, che si appoggia ai dati Istat, Eurostat e del Ministero della Salute, che lancia l’allarme: l’emorragia di medici ospedalieri, quindi contando solo i dipendenti strettamente pubblici, è preoccupante, e la Valle d’Aosta non fa differenza. Anzi.
I dati nazionali
Il “cappello” introduttivo dello studio Anaao parte dai numeri nazionali, valutandoli fino all’ultimo dato rilevato disponibile, quello del 2017.
“Nel periodo 2004-2017 – si legge – i dirigenti medici hanno subito una contrazione di 3.920 unità, passando da 109.474 a 105.554”. Un calo che si può suddividere in tre momenti, spiega ancora lo studio: “Una prima fase, dal 2004 al 2009, caratterizzata da un progressivo incremento di 3226 unità (+ 3%), e “una seconda fase, dal 2009 al 2016, con un continuo calo del personale dirigente medico pari a –7606 unità (- 6.75%) e “una terza fase, limitata al 2017, dove si riscontra un aumento di 460 unità rispetto al 2016 (+ 0.44%)”.
La situazione valdostana
In Valle l’anno di massima spesa totale per i dirigenti medici è stato il 2012, con 29 milioni 917mila 819 euro, sceso ai 25 milioni 827mila 514 del 2017, ovvero 4 milioni 90mila 305 euro in meno, -4,8%.
Taglio di spesa che sta sotto il livello medio nazionale, che si attesta al –6,2%: “Molise, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia presentano una deflessione significativa del personale, dal 14,1 al 36%, legata alle politiche dei piani di rientro. Solo la Liguria, tra le Regioni non investite dai piani di rientro, presenta una contrazione superiore a quella media nazionale (-11,1% vs – 6,3%), segno di scelte politiche sul personale particolarmente restrittive. Al contrario Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta ed Umbria presentano un incremento del personale rispettivamente pari al 10.5%, 4.0% e 3.5%. Altre regioni invece, come il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Lombardia, la Toscana e il Veneto presentano un andamento pressoché stabile”.
La criticità vera, stando allo studio del sindacato medico, arriva dopo, ovvero nella tabella della distribuzione del personale per regione che conta l’anno di massima occupazione, la carenza di specialisti al 2017 e soprattutto quella nel periodo che dal 2018 arriverà fino al 2025. Per la Valle d’Aosta l’anno con più occupati è stato il 2014, quando erano 359 unità, per arrivare al 2017 ad averne 311, –13%. L’ammanco 2018/25 fa segnare un -151 unità.
Dato che porta la Valle, con il delta percentuale, al sesto posto della classifica dietro a Molise (-41%), Lazio (-25,60%), Campania (-19,8%), Sicilia (-19,5%), Calabria (-17,6%) e, appunto, la nostra Regione con il suo -13% netto.
“Questo ammanco – spiega Riccardo Brachet Contul, Segretario regionale di Anaao – rappresenta quasi metà ospedale, e conta solamente i Dirigenti medici in uscita per le pensioni e per la Fornero. Questo significa che anche se arrivassero 20/30 nuove unità non si riuscirebbe a coprire chi esce”.
La “ricetta” in realtà, secondo Brachet, ci sarebbe: “La Regione si sta muovendo, ma se vogliamo attrarre medici bisogna aumentare lo stipendio, portarlo ai livelli di quelli in Trentino, che infatti attrae personale. Se invece si riduce vengono ridotte anche le strutture, mentre abbiamo una popolazione che diventa sempre più vecchia e bisognosa di cure”.
“L’Amministrazione regionale si sta muovendo sulle Lpa (le prestazioni aggiuntive rese da personale dipendente, ndr.), sul bilinguismo e sulle liste d’attesa – prosegue il Segretario regionale Anaao – ma senza toccare il fulcro reale che è quello economico. Fattore che c’entra eccome, perché con i tagli la Sanità è stata utilizzata come un Bancomat per fare altro”.
Brachet poi elenca rapidamente le sofferenze valdostane che, come per la questione “Bancomat”, il Sindacato medico sta denunciando da tempo: “Ci sono tante specialità carenti che porteranno problemi grossi, mancheranno Chirurgia generale, Psichiatria è in sofferenza così come Medicina trasfusionale ma anche Ortopedia e Radiologia anche perché diversi servizi di queste strutture sono andate in gestione ad esterni”.
Bassi investimenti e bassi stipendi
Lo studio Anaao esordisce con un paragrafo secco: “Nel 2019 l’Italia ha investito nella sanità 114,4 miliardi di spesa pubblica, ovvero all’incirca 2.551 euro per abitante, un valore tra i più modesti in Europa: Inghilterra (3.045 euro per abitante), Francia (3.572) e Germania (4.160). Nel contesto della sanità internazionale si trova quindi penalizzata dal fatto di avere meno risorse disponibili. Nonostante ciò, si colloca al quarto posto a livello mondiale per speranza di vita e tra i primi al mondo per i risultati in termini di efficacia ed efficienza. L’Italia, paese tra i più vecchi del mondo e con il tasso di natalità più basso, necessita di rivalutare la prospettiva sanitaria, ricollocandola al centro delle agende politiche aumentandone le risorse”.
Brachet lo spiega ancora più semplice: “Lo stipendio italiano è uno dei più bassi d’Europa, e quello dei valdostani è uno dei più bassi d’Italia e soprattutto più basso di quello di molte regioni del Sud. In Piemonte si guadagnano 2mila euro in più, certo che è un posto di lavoro maggiormente appetibile. Paradossalmente ad un valdostano conviene lavorare in Calabria o in Sicilia. Anche in Lombardia la retribuzione non è così alta, ma lì c’è una massima permeanza del settore privato”.
Non solo: “Bisogna investire sulle possibilità di carriera – prosegue Brachet – creare attrattività per chi arriva ma cercare di tenere chi qui lavora già. È una questione di ‘vasi comunicanti’: se ci sono più soldi si può investire più in tecnologia, fornire più servizi e avere un maggior numero di Strutture complesse. Poi dobbiamo giocare sulla qualità, perché i pazienti dal pubblico si stanno spostando sempre più nel privato”.
Insomma crescere, attrarre, e farlo ora: “Se si gioca subito e rapidamente con una seria politica – chiude Brachet –, in un ambiente piccolo come quello valdostano si sparge la voce e si torna attrattivi. Non possiamo aspettare uno o due anni perché, essendo i dati riferiti al 2018/25, la perdita è già in atto. Altrimenti rischiamo accorpamenti e di non essere più un Ospedale regionale. Mentre noi, come Aanao ma soprattutto per i cittadini, vogliamo qualità, eccellenza e personale”.