Shoah, due valdostani riconosciuti “Giusti tra le Nazioni”
Due valdostani sono stati insigniti, il 23 settembre scorso, del titolo di “Giusto tra le Nazioni”. Si tratta del riconoscimento che lo Yad Vashem, l’ente per la memoria della Shoah dello Stato d’Israele (istituito dalla Knesset nel 1953), assegna a coloro che rischiarono la propria vita, senza alcun tornaconto personale, per salvare anche un solo ebreo da morte sicura. I nuovi insigniti, per quanto l’assegnazione sia postuma per entrambi (ma l’obiettivo è commemorare i loro gesti), sono entrambi legati a Saint-Vincent: si tratta infatti di Osvaldo Salico (medico condotto del paese dal 1943 al 1975) e di monsignor François-Louis Alliod (parroco del comune dal 1898 al 1950).
Il dossier di uno storico locale
La notizia è stata diffusa da Pier-Giorgio Crétier, ex amministratore municipale e storico locale, che spiega di aver inviato in Israele, nella primavera del 2019, un fascicolo frutto di “intense ricerche archivistiche” in cui aveva inserito quattro nominativi. Oltre ai due insigniti, le altre segnalazioni riguardavano l’allora comandante della stazione dei Carabinieri Carlo Pizzorno e il farmacista Augusto Stévenin. Non nutriva, però, grosse speranze circa l’esito della proposta: l’istruttoria di Yad Vashem è molto scrupolosa e “i gesti umanitari compiuti da queste persone non furono mai registrati da nessuna parte per ovvie ragioni di sicurezza”.
L’istruttoria dello Yad Vashem
Esisteva però, legato a Salico, “un salvato che aveva scritto al termine della guerra una memoria dei fatti, in particolare quelli accaduti a Saint-Vincent a lui e alla sua famiglia”. La Commissione di valutazione ha accettato nel giugno 2020 il dossier e ha concluso l’analisi stabilendo che Salico e Alliod rispondevano a tutti i requisiti per essere nominati “Giusti”, mentre per gli altri indicati ci sarà “un’onorevole menzione nel Protocollo dell’istruttoria”, così come pure “una particolare menzione sarà per l’accogliente, caritatevole e samaritana comunità del villaggio di Salirod che, pur nel silenzio di quei terribili anni, tanto ha dato in termini di generosità, coraggio e altruismo ad una famiglia ebrea (gli Elsberg) che in quella frazione di Saint-Vincent aveva trovato rifugio”.
Il parroco Alliod
Nelle ricerche di Crétier, nella casa parrocchiale di cui era responsabile don Alliod – anche arrestato e malmenato dai nazi-fascisti perché sospettato d’essere collaboratore dei partigiani attivi in zona e fermo nel ricordare dal pulpito in patois, in occasione del passaggio del Duce in Valle, “passa Mussolini, ma ricordate che egli non è il Padreterno!” – “vivevano poi anche alcuni ebrei e tra queste persone anche la signora Berger Natalia vedova Lebl (di nazionalità Serba) di anni 84 che decedette in quella casa nell’ottobre 1944 per problemi di salute”. La presenza di ebrei in parrocchia fu una delle ragioni per cui il sacerdote fu sorvegliato e tenuto sotto controllo dai fascisti e dai militari tedeschi stanziati a Saint-Vincent. Morì nel 1952.
Il medico Salico
Osvaldo Salico, nato nel 1910 e scomparso nel 1996, venne richiamato alle armi nel 1942 come ufficiale medico e fu inviato in Russia, in un ospedale nell’ansa del Don, da addetto al servizio di radiologia. Quel nosocomio venne bombardato e il medico fu rinviato in Italia, dopodiché ripartì alla volta del fronte dell’allora Jugoslavia, sempre a capo di due unità radiologiche mobili. Il 24 agosto 1944 fu tra i 64 ostaggi di Saint-Vincent (tra i quali anche il farmacista Stévenin) che il comando tedesco minacciò di uccidere a seguito di un prelevamento di armi compiuto dai partigiani locali.
In Italia oltre 740 “Giusti”
Attualmente, i “Giusti tra le Nazioni” onorati dallo Yad Vashem in 51 Paesi sono 27.362, dei quali poco più di 740 italiani (il nostro è l’ottavo paese per maggior numero di destinatari dell’onorificenza). In Valle, sinora, era stato insignito solo un “Giusto”, Don Cirillo Perron, già parroco di Courmayeur dal 1939 al 1989, riconosciuto dall’istituzione di Gerusalemme nel 2015. Il termine “Giusto” è usato nella tradizione ebraica per indicare i non ebrei che hanno rispetto per Dio.