Sono quasi 8000 i valdostani all’estero. Nell’ultimo anno in 260 sono andati via
“Siamo un Paese della mobilità, strutturalmente legato al fenomeno migratorio: i flussi, le partenze e i ritorni fanno parte della nostra quotidianità e della nostra storia.” È con questa chiave di lettura, evidenziata da Delfina Licata, sociologa e curatrice del RIM (Rapporto Italiani nel mondo), che si è aperto l’incontro dedicato allo stato delle migrazioni attuali italiane tenutosi nel pomeriggio di ieri, mercoledì 6 dicembre, presso il salone del vescovado di Aosta. Nel corso dell’appuntamento, proposto dalla Fondation Chanoux in collaborazione con la Diocesi di Aosta e la Fondazione Migrantes di Roma, sono stati presentati congiuntamente il rapporto dedicato all’emigrazione degli italiani nel mondo (a cura del RIM) e all’immigrazione in Italia nel 2023 (a cura della fondazione Migrantes), che hanno offerto un quadro completo sui due fenomeni che ridisegnano quotidianamente la composizione sociale dell’Italia.
Quasi 6 milioni gli italiani nel mondo
Secondo il RIM, gli italiani nel mondo sono quasi 6 milioni. “Dal 2006, anno in cui la cifra si attestava sui 3 milioni, la presenza degli italiani all’estero è cresciuta del 91%. Per i valdostani – 3.853 uomini e 4.038 donne – questa crescita è stata del 125%: da 3.500 i residenti all’estero sono passati a 7.800.” ha detto Delfina Licata. Nell’ultimo anno, sono partiti 259 valdostani (121 donne e 138 uomini).
Al 1 gennaio 2023, i connazionali iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) corrispondono al 10,1% dei quasi 59 milioni di italiani residenti in Italia. Le due prime regioni italiane da cui si parte sono la Lombardia e il Veneto. Il 46,5% degli italiani nel mondo è di origine meridionale: si tratta perlopiù di situazioni di mobilità nella mobilità, ovvero di persone del sud Italia che vivono una doppia formula migratoria, dapprima interna, vero il nord, poi esterna, verso l’estero. L’Italia all’estero è sempre più giovane e l’attuale presenza italiana all’estero è europea: il 44% delle partenze sono giovani dai 18 ai 34 anni che cercano risposte positive ai propri desideri, ovvero un lavoro sicuro, una migliore retribuzione e la genitorialità. Dal 2006 a oggi si registra inoltre un raddoppio delle partenze femminili: sono infatti il 48,2% le donne italiane all’estero. Dal rapporto, emerge anche l’aumento dei rientri in patria: durante il decennio 2012-2012, il numero dei rimpatri dall’estero dei cittadini italiani è aumentato del 154%.
Cinque milioni gli stranieri in Italia
L’attuale numero di cittadini stranieri residenti in Italia è di cinque milioni. Un dato che, come ha evidenziato Mons. Gianpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, va a ridimensionare e confutare la retorica dell’invasione e dell’emergenza che caratterizza ampia parte della comunicazione odierna. Lo slogan del Rapporto Immigrazione 2023, Liberi di scegliere se migrare o restare, intende porre l’accento sulla libertà di scelta in un periodo in cui, per chi arriva in Italia, persiste la difficoltà di avviare uno stabile processo di integrazione soprattutto a causa di croniche forme di disuguaglianza e discriminazione. Lo stesso racconto della mobilità in Italia si è inasprito nell’arco degli ultimi dieci anni: “C’è una distanza narrativa, sociale e politica tra il tempo della tragedia di Lampedusa nel 2013, che aveva risvegliato i temi dell’umanitarismo, e quella di Cutro nel 2023, in cui ha prevalso quello della difesa dei confini.” – ha detto Felicolo.
La Valle d’Aosta: partenze e rientri
Un chiaro e vicino esempio di mobilità fruttuosa è quello della diocesi di Aosta: “Ad oggi, in diocesi ci sono 13 sacerdoti, 2 religiosi e una quarantina di religiose stranieri. 6 sacerdoti diocesani e più di una ventina di religiosi e religiose sono invece all’estero” – ha detto Andrea Gatto, Responsabile della Fondazione Migrantes per la Valle d’Aosta, evidenziando come la mobilità e la migrazione propri alla Chiesa siano fonte di incontri fertili con persone e storie.
Chi tornava invece in Valle d’Aosta nel Novecento? In un articolo di recente pubblicazione nato grazie alla raccolta di interviste e dati, il Presidente del Comitato scientifico della Fondation Chanoux Alessandro Celi ha riscontrato come il “rientro delle seconde e terze generazioni in Valle è ampiamente dipeso dalla presenza di un tetto di proprietà della famiglia di origine a cui tornare.”