L’Istituto storico della Resistenza ha un nuovo Consiglio direttivo
Passata la “buriana” d’agosto e settembre, torna il sereno sull’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta. Almeno, con un punto fermo dal quale partire dopo le polemiche estive.
Martedì scorso, 21 novembre, è stato infatti rinnovato il Consiglio direttivo. Nel ruolo di presidente è stata eletta Carla Pramotton – vicepresidente uscente e componente del direttivo precedente –, mentre la vicepresidente sarà Chantal Vuillermoz.
Oltre alle figure apicali, saranno membri del nuovo Consiglio il presidente uscente Corrado Binel, François Stévenin, Simona D’Agostino, Elena Meynet, Sonia Chabod, Guido Corniolo e Piero Lucat.
“Il nuovo Direttivo – si legge in una nota – auspica una gestione collegiale degli impegni, che saranno consistenti e graviteranno soprattutto attorno all’80° Anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia della Valle d’Aosta e al 50° dalla fondazione dell’Istituto (1974-2024)”.
In previsione, per questi appuntamenti, “convegni, tavole rotonde, pubblicazioni ed incontri con la popolazione, anche in collaborazione con altri enti e associazioni culturali” che “saranno organizzati su tutto il territorio, a partire dal 2 dicembre 2023, con l’appuntamento ‘Carta di Chivasso: Storia, attualità, prospettive’, in collaborazione con la Presidenza della Regione, il Consiglio regionale e l’Università della Valle d’Aosta”.
L’Istituto storico – si legge ancora – “conferma, inoltre, le proprie attività di formazione e sensibilizzazione, dedicate agli studenti di ogni ordine e grado, anche attraverso il Concours Dujany e il Giorno della memoria. Parallelamente, proseguiranno le diverse attività legate alla ricerca storica, aspetto fondamentale per l’Istituto”.
Il direttivo dell’Istituto storico della Resistenza sospende le dimissioni, ma vuole garanzie
4 settembre 2023
Dopo le polemiche, il passo indietro. Dalla Regione è arrivata la firma del decreto di distacco della docente Vilma Villot all’Istituto storico della Resistenza, di cui è attualmente direttrice e responsabile scientifica, ed il Consiglio direttivo dell’ente ha sospeso la propria decisione – annunciata ad inizio agosto – di dimettersi in blocco.
Problema rientrato, quindi? In realtà “ni”. In una nota l’Istituto storico spiega come siano giunti i “primi informali segnali positivi”. Un esempio: “Abbiamo preso conoscenza del decreto di distacco di Vilma Villot per l’80° Anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia con operatività presso l’Istituto”.
I distinguo, però, non mancano: “Per quanto la soluzione adottata sia da considerarsi di ripiego e comunque transitoria, per senso di responsabilità, il Consiglio direttivo ha deciso di sospendere le proprie dimissioni in attesa che venga confermato il contributo annuale, non inferiore a quello degli ultimi anni e venga fissata la data di avvio della concertazione che dovrà consentire di definire per il futuro un più chiaro quadro di relazioni tra la Regione e l’Istituto nel reciproco interesse e nel reciproco rispetto istituzionale”.
La replica di Guichardaz: “Stabilite regole a tutela anche della loro autonomia”
11 agosto 2023
“Tirato per la giacchetta” dopo le polemiche sui distacchi dei docenti all’Istituto storico della Resistenza, l’assessore alle Attività culturali Jean-Pierre Guichardaz non ci sta.
“Per quanto mi riguarda è solo una questione di regole – spiega –. La questione degli insegnanti distaccati non vuole essere in nessun modo un’entrata ‘a gamba tesa’ nei confronti dell’autonomia di nessun ente. Anche perché l’autonomia non si garantisce con i due distaccati ma con le scelte, fatte attraverso lo Statuto di ogni associazione o ente, dei propri rappresentanti sulla quale non mettiamo becco in nessun modo”.
L’assessore, dopo la “buriana”, cerca di fare chiarezza: “Ho stabilito delle regole a tutela anche della loro autonomia – prosegue –. L’assessore ha la possibilità di distaccare fino a 20 persone in enti di ricerca per fini didattici e di raccordo con mondo della scuola. Per fare le cose come si deve ho voluto mettere in chiaro una procedura: quindi, a chi ha un distacco in essere e a chi ha fatto richiesta ho domandato di spiegare questo collegamento con il mondo della scuola. In più, ho chiesto che venissero stabilite regole sull’utilizzo dei docenti distaccati: quindi che timbrassero il cartellino e che si stabilisse un principio di gestione del personale”.
“All’Istituto storico della Resistenza come altri è stato chiesto, con una lettera dello scorso 6 giugno, se avessero intenzione o meno di confermare i due distaccati – dice ancora Guichardaz –. Lì si chiedeva anche di produrre un progetto firmato dal legale rappresentante dell’ente. Invece, mi sono arrivate più che altro delle relazioni molto sommarie sull’attività svolta da parte dai due interessati. Allora ho chiesto un progetto firmato dal legale rappresentante che si prendesse, appunto, la responsabilità di queste persone e che le impiegasse in maniera conforme”.
Insomma: “Dal momento in cui mi hanno risposto tutti gli enti tranne loro, che hanno mandato un resoconto degli anni passati ma non un progetto che testimoniasse o attestasse il raccordo tra la scuola e l’Istituto, mi sono limitato a considerare che Désandré era quello che manteneva più di tutti il raccordo con il con la scuola”.
Di personale, dice, non c’è niente: “Io non conosco Villot, per me è una persona stimabilissima. Non capisco tutto questo ‘manicomio’. Poi, rigetto in pieno le accuse rivoltemi di politicizzazione. Anche perché Villot può continuare tranquillamente a dirigere l’Istituto, come avviene in tutte le altre associazioni nelle quali i dirigenti possono essere serenamente nominati autonomamente. I distaccati, però, fanno un lavoro diverso: di raccordo, di riverbero e di collegamento con il mondo della scuola durante l’anno”.
Questione di regole
La questione, per l’assessore, è semplice: “Ci sono decine di enti e associazioni culturali, ma anche associazioni sportive, sodalizi di associazioni per la salvaguardia della cultura locale, che potrebbero chiedere del personale distaccato. E devono essere messi tutti nella stessa condizione. Per questo, il prossimo anno si farà una manifestazione di interesse per chiedere chi, in ambito di queste prerogative associative, ha la necessità di distaccati basati su un progetto da proporre”.
Per il resto, Guichardaz respinge le accuse di “ingerenze” nella gestione dell’Istituto storico: “Tutte le associazioni hanno i propri cda, i propri statuti e possono tranquillamente nominare i propri dirigenti. All’Istituto storico nessuno ha tolto dei fondi, ed io non metto il becco sulle questioni finanziarie. Chi dice il contrario ne risponderà. Dovrebbero essere invece felici che si facciano controlli sugli enti che usano anche soldi pubblici. Non c’è l’obiettivo di violare l’autonomia di nessuno”.
La legge sugli 80 anni della Resistenza
Guichardaz ha però qualcosa da dire anche anche sulla questione – sollevata in mezzo alle polemiche – sul disegno di legge per l’ottantesimo anniversario della Resistenza approvato a fine luglio in Consiglio Valle.
“Nella legge nessuno ha scritto che sarà l’Istituto storico della Resistenza a coordinare, non ci sono riferimenti specifici – ha aggiunto –. Può essere lui, la Fondation Chanoux, l’Anpi. È un falso problema, e si parla di un quinquiennio, quindi fino al 2028. Io non ho messo a repentaglio proprio niente. L’organizzazione dei soggetti che gestiranno l’anniversario non è predeterminata. È una cosa che si stabilirà tutti assieme. E non sarò io perché non è mia competenza diretta ma è del sistema individuare i soggetti e le modalità di coordinamento”.
Con un sassolino nella scarpa da togliersi, proprio sulla questione delle “ingerenze”: “La stessa cosa è successa per i bandi sulle attività culturali o sull’esternalizzazione della Saison culturelle. Sembrava che io volessi mettere in discussione chissà cosa. Ora invece sono tutti contenti, compreso chi storceva il naso. E si dice che finalmente ci sono delle regole”.
Non solo: “Si chiede di seguire una procedura di garanzia per tutti: insegnanti distaccati e associazioni. Un sistema dovrebbe avere regole precise. Soprattutto una sinistra che continua a produrre comunicati dovrebbe essere la prima ad essere felice che ci siano delle regole. Perché senza regole dove si va?”.
“Decisioni autoritarie”. Le condizioni dell’Istituto storico della Resistenza per evitare le dimissioni
11 agosto 2023
Conferma di due unità di personale docente “quale soglia minima di sopravvivenza di questa istituzione”; il versamento del contributo annuale previsto da una legge regionale e infine l’impegno ad una modifica della Legge regionale e la definizione in legge del sostegno economico.
Sono le tre richieste che l’Istituto storico della Resistenza formula alla Regione per scongiurare le dimissioni in blocco del Consiglio direttivo.
Con una nuova nota l’Istituto denunciando di esser “oggetto in questi ultimi mesi di un attacco diretto volto non solo a limitarne l’attività ma più in generale a limitarne l’autonomia e l’indipendenza”, delinea meglio i contorni della vicenda che lo vede in rotta di collisione con la Regione.
“È stato deciso in modo unilaterale di ridurre i docenti distaccati da due ad una sola unità. Scelta questa che costringe automaticamente una delle più importanti istituzioni valdostane alla chiusura”. – racconta l’Istituto. “Ma non è tutto, con continue richieste di chiarimenti e di informazioni sulla sua attività scientifica, sulla sua offerta formativa e sulla sua attività di bilancio è stata messa in campo un’azione articolata, deliberata, mai avvenuta in passato nei suoi 49 anni di storia, che ha costretto l’Istituto ad una immediata e determinata reazione”.
Così il 17 luglio scorso l’intera vicenda è stata portata a conoscenza della Presidenza della Regione, che “ha perfettamente colto il senso e la gravità di quanto sta accadendo”. A seguire il 31 luglio si è svolto un Consiglio direttivo straordinario, che oltre a deliberare le tre richieste alla Regione, ha messo sul tavole le dimissioni in blocco del Consiglio direttivo per il 1° settembre.
“Le decisioni assunte, che l’Istituto stigmatizza, sono improntate in primo luogo ad una concezione verticistica e autoritaria delle relazioni tra istituzioni della Regione Valle d’Aosta. – prosegue l’Istituto nella nota – Una decisione così grave non può avvenire al di fuori di un normale processo di concertazione. Il tempo di relazioni tra Istituzioni improntate a queste forme di arroganza devono essere contrastate con forza. Nel nostro sistema democratico vi sono comportamenti che sono ormai irrinunciabili e tra questi ci sono proprio le forme di dialogo e di concertazione che devono caratterizzare i rapporti tra istituzioni indipendenti”.
L’Istituto ribadisce, quindi, “l’irricevibilità” delle decisioni assunte dalla Regione. “Tutte le scelte, ed anche gran parte delle scelte amministrative, che non siano pura attuazione di una più generale volontà, sono scelte politiche di cui ci si deve assumere l’intera responsabilità di fronte alla comunità valdostana. L’indipendenza della ricerca scientifica è una condizione che caratterizza una società democratica e l’Italia lo ha affermato in diversi articoli della Costituzione repubblicana”.
Sui docenti distaccati, l’Istituto storico ricorda, quindi, come fin dalla sua istituzione, è “competenza esclusiva dell’Istituto che li individua sulla base di un bando per requisiti al fine di assicurare il più alto livello possibile di qualità tanto della ricerca quanto della parte didattico-formativa.” Allo stesso modo “l’indirizzo dell’attività scientifica, di ricerca e offerta didattico-formativa, sono di esclusiva pertinenza degli organi statutari dell’Istituto, ciascuno per quanto di propria competenza. Insieme alla scelta dei ricercatori distaccati, questo aspetto, essendo elemento essenziale dell’autonomia dell’Istituto, è irrinunciabile e non negoziabile.”
Per quanto riguarda, invece, il “controllo sul bilancio dell’Istituto, sulla legittimità degli atti che comportano una spesa e sulla coerenza di queste con le finalità statutarie” questo è “di esclusiva pertinenza dei suoi organismi statutari e in particolare dell’Assemblea generale dei Soci e del Collegio dei Revisori dei conti il cui coordinatore responsabile è un professionista abilitato che opera a sua volta nella più assoluta trasparenza e indipendenza”. Infine il ritardo sul versamento integrale del finanziamento annuale “non trova giustificazione alcuna”.
“Se l’Istituto storico della Resistenza continuerà ad esistere – conclude la nota – lo farà su queste basi non negoziabili perché sono fondamento della sua operatività minima, ma soprattutto sono fondamento della sua autonomia e indipendenza scientifica e culturale”.
L’Anpi: “Decisione che lede l’autonomia dell’Istituto”
Il Comitato regionale dell’Anpi, in una nota,”esprime viva preoccupazione rispetto alla mancata conferma del distacco del Direttore dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta da parte dell’Assessorato all’Istruzione della nostra Regione”. Decisione – dice l’Associazione nazionale partigiani – “oltremodo grave perché nei fatti lede l’autonomia dell’Istituto nell’esercizio della sua attività di ricerca storica e di divulgazione, in momenti particolarmente delicati come l’attuale, dove tentativi revisionisti, quando non negazionisti, tentano di infiltrare messaggi sbagliati e pericolosi nella società”.
Per questi motivi il presidente Nedo Vinzio esprime “a nome del Comitato e mio personale la più totale solidarietà al Presidente e agli organi direttivi dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta”.
Sul distacco dei docenti il direttivo dell’Istituto storico della Resistenza è pronto alle dimissioni
9 agosto 2023
Istituto storico della Resistenza, abbiamo un problema. I nove consiglieri del direttivo si dicono pronti alle dimissioni, con una data precisa: il 1° settembre. Il motivo? Il rifiuto di due distacchi dall’attività scolastica per due docenti, da parte dell’Assessorato all’Istruzione, richiesti per mantenere la situazione attuale nell’ente.
La questione – emersa sulle colonne dell’edizione locale de La Stampa – è presto detta: da palazzo è arrivato un “via libera” per il distacco dello storico, e insegnante, Andrea Désandré, mentre ci si è arenati sul nome di Vilma Villot, attualmente direttrice e responsabile scientifica dell’Istituto storico della Resistenza sin dal 1° settembre 2018.
E se l’assessore Jean-Pierre Guichardaz ha spiegato che, con le regole nuove che si è data la Regione, la richiesta di distacco di un docente dalla scuola deve essere motivata da un progetto, evitando così le assegnazioni dirette. Progetto ricevuto per quanto riguarda Désandré – che resterà responsabile della ricerca e della didattica storica dell’ente –, mentre così non sarà per Villot, che proseguirà comunque nel suo incarico per celebrare l’ottantesimo anniversario della Resistenza e della Liberazione e dell’Autonomia, le cui disposizioni sono state approvate con una legge ad hoc lo scorso 27 luglio in Consiglio Valle.
La voce dell’Istituto storico della Resistenza: “Una situazione grave e inedita”
Dai lidi dell’Istituto storico della Resistenza, nella mattinata di oggi, arriva una breve nota firmata a nome del direttivo dal presidente Corrado Binel: “Si tratta di una situazione complessa e delicata sulla quale l’Istituto si esprimerà a tempo debito in modo approfondito e inequivocabile. Per ora ci limitiamo a salutare i numerosi messaggi di solidarietà che esprimono il sentimento dell’intera società civile valdostana in tutte le sue componenti e in tutte le sue sensibilità politiche e culturali”.
Con un elemento aggiuntivo: “Ben oltre fatti incresciosi e scelte politiche discutibili, la Valle d’Aosta saprà ristabilire corretti rapporti tra le istituzioni nel reciproco rispetto, nel dialogo e nella concertazione come metodo ineludibile, nel rispetto dell’autonomia non negoziabile dell’Istituto storico della Resistenza che dal 1974 rappresenta un presidio e un elemento costitutivo dell’autonomia e della democrazia valdostana nata dalla Resistenza”.
“Ringraziamo fin d’ora la Presidenza della Regione per l’attenzione mostrata e l’impegno profuso non solo per affrontare una situazione grave e inedita ma volta anche a porre le basi di una rinnovata collaborazione nella prospettiva dell’80° della Resistenza e dell’Autonomia, un progetto strategico che ci vedrà attivamente impegnati”.
Area democratica: “Inaccettabile mettere a rischio i distacchi”
Nel frattempo, però, sulla questione piovono le critiche. La prima arriva da parte politica, ovvero da Area democratica, l’associazione fuoriuscita dal Pd e guidata dagli “ex” Raimondo Donzel e Carmela Fontana e che in Consiglio Valle è rappresentata da Erika Guichardaz.
In una nota, non certo conciliante, si legge: “In un momento storico particolare dove i revisionismi, espliciti o sottintesi, trovano terreno fertile approfittando di alcune strutturali carenze di cultura democratica, è inaccettabile mettere a rischio i distacchi dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta. Su questo tema ci siamo già battuti in passato perché non è tagliando risorse alla ricerca e alla divulgazione della cultura che possiamo vincere l’ignoranza che è la matrice del neofascismo”.
Poi la critica diretta: “Non è la prima volta che l’assessore del Pd Jean-Pierre Guichardaz si nasconde dietro a questione ‘tecniche’, per giustificare scelte sbagliate: anni fa i tecnicismi hanno portato all’eliminazione del bon chauffage e oggi al ‘rischio’ di un taglio del distacco alla Direzione dell’Istituto storico. Non si capisce poi perché un distacco non autorizzato dalla Sovraintendenza agli Studi debba poi passare, sotto altra forma che non ci risulta essere mai stata utilizzata in passato, alla Presidenza della Regione. Ciò che appare grave e inaccettabile, al di là dei distinguo politici, è il tentativo per nulla tecnico di limitare l’autonomia di questo fondamentale ente di ricerca e divulgazione”.
“Ancora una volta, purtroppo, il Pd valdostano dimostra l’abbandono dei valori progressisti e della cultura dell’autonomismo di sinistra”, chiude la nota di Area democratica.
Il Savt: “Forte preoccupazione e disagio”
A stretto giro, interviene sulla questione anche il Savt. In una breve nota, la segreteria confederale dei sindacato “esprime forte preoccupazione e disagio per quanto sta accadendo”.
E spiega: “L’Istituto storico della Resistenza costituisce un enorme valore per la comunità valdostana e svolge una funzione essenziale da un punto di vista storico-scientifico e culturale. Deprivarlo di uno dei due insegnanti finora in distacco significa intaccarne l’organigramma già ridotto ai minimi termini e rischia di pregiudicarne la funzionalità e l’efficienza. Per queste ragioni, auspichiamo un riesame della decisione assunta dall’Assessorato competente in materia di Istruzione”.
La Cgil: “Una sola risorsa non può essere sufficiente”
La Cgil Valle d’Aosta, “da statuto sindacato antifascista, impegnata a portare avanti i valori della Resistenza, rappresentati dalla nostra Costituzione, è preoccupata della riduzione a un distacco degli insegnanti presso l’Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta”.
Questo perché, spiega una nota, “già a partire dall’anno scolastico 2015/16 lo stesso Istituto subì il taglio di un distacco e seppur a fatica, con due, ha proseguito il suo prezioso lavoro. L’Istituto, affiliato a Istituto Parri (ex INSMLI – Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione italiano), oltre all’importante operato in termini di ricerca storico-scientifica, ha il compito, in collaborazione con le scuole, di sviluppare azioni per rafforzare negli studenti l’acquisizione di competenze storiche-sociali in un’ ottica di cittadinanza attiva e di formazione per i docenti, sempre in ambito storico- sociale.Tutte queste azioni, frutto anche di intese tra il Parri e il Ministero all’Istruzione e funzionali al miglioramento delle competenze di studenti e di docenti, necessitano di insegnanti, che contribuiscano al raggiungimento di questi obiettivi e contestualmente portino avanti progetti di ricerca storica”.
Non solo: “Una sola risorsa non può essere sufficiente. È necessario investire in ‘risorse docenti’ in questa importantissima realtà di ricerca storico-scientifica (ma anche didattica), della nostra regione, nel pieno rispetto della trasparenza, di libertà, di indipendenza di ricerca e di insegnamento sancite dalla Costituzione”.
Adu: “Manovre di Guichardaz incomprensibili e inaccettabili”
“Le manovre dell’assessore Guichardaz sull’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta sono incomprensibili e inaccettabili. L’Istituto storico è un’associazione privata fondata ad Aosta nel 1974 da un gruppo di ex partigiani, vive grazie a un irrisorio finanziamento pubblico, dato l’interesse comunitario, in nome della Resistenza al nazifascismo per cui la Valle d’Aosta ottenne la medaglia d’oro al valor militare. L’Istituto valdostano fa parte della rete dei circa 60 Istituti storici italiani riconosciuti dal Ministero che hanno come scopo precipuo la ricerca storica e la sua divulgazione, in particolare presso le nuove generazioni”.
A scriverlo in una nota è Adu VdA, che aggiunge: “L’Istituto è pertanto tenuto a entrare nelle classi al fine di approfondire, in collaborazione con i docenti, questioni specifiche di storia locale da inserire in un quadro nazionale e internazionale. È a tal fine che molti docenti, negli anni, si sono avvicendati presso l’Istituto di Aosta ottenendo un distacco temporaneo da scuola per mettere al servizio dei giovani e dei colleghi le loro specifiche competenze di ricer-catori e formatori, anche assumendo la direzione, in stretta collaborazione con il direttivo eletto dall’assemblea dei soci e il suo presidente”.
Ma, al netto della ricostruzione, è sulla sostanza che punta il movimento nella sua critica: “Nel 2015 era già stato diminuito il numero dei distacchi da tre a due e ora l’assessore vorrebbe conservarne solo uno, sopprimendo la figura indispensabile del direttore. Non pensa invece all’urgenza di rimettere mano ad un bando che non è più stato rinnovato dal maggio 2018, impedendo così a nuovi docenti di mettersi in gioco, ma intende mantenere un solo distacco sebbene abbia ampiamente superato il limite consentito ad un mandato. Auspichiamo che l’Istituto Nazionale Parri, che coordina la rete degli Istituti, intervenga quanto prima per evitare gravose conseguenze sulla frequentazione della storia contemporanea locale ma non solo, sempre più fondamentale per preparare anche i giovani valdostani alla cittadinanza attiva, a vivere in una società complessa”.