Tanti amici si stringono ad Alfredo e Alessandro, i freerider che inseguivano la libertà

25 Maggio 2021

Quando i feretri in legno chiaro di Alfredo Canavari e Alessandro Letey arrivano nel parcheggio del cimitero di Saint-Pierre, nel pomeriggio di oggi, martedì 25 maggio, il paradosso stagionale in cui sono incappati i due freerider morti giovedì scorso sotto una valanga sul Monte Bianco esplode in tutta la sua evidenza. A sfiorare il cielo terso come mai negli ultimi giorni è la Grivola coperta di neve, segno di montagne in condizioni ancora invernali, mentre tra le tante persone accorse per un ultimo saluto ai due amici di sempre abbondano abbigliamento sportivo e maniche di camicia, più che sufficienti per la temperatura da maggio inoltrato.

In fondo, nei racconti di chi è venuto a stringersi ai parenti dei due scomparsi ritornano soprattutto queste due stagioni. La primavera, anticamera dell’estate in cui sia Alfredo, sia Alessandro, tiravano fuori dal garage le mountain bike, per il downhill il secondo e per dare lezioni a chi fosse desideroso di scoprire un mondo in grado di far assaporare la libertà il primo. In inverno, invece, mettevano la tavola e gli sci sulla neve, rigorosamente fuori pista e su pareti lungo cui altri non osavano nemmeno pensare di scendere. Imprese vissute al ritmo, ancora una volta, dell’essere liberi, accompagnato dalla melodia dell’avventura e dagli assoli dell’adrenalina.

Stati d’animo, ancor prima che passioni di natura sportiva, che – a detta di buona parte delle persone in fila al cospetto dei feretri accarezzati dai raggi del sole – rendevano Canavari e Letey spiriti affini a non più d’una manciata di altri freeriders. Se lo sci estremo è affare di una nuova generazione di atleti, loro (nonostante le età diverse, 31 anni Alessandro e 49 Alfredo) erano indiscussi protagonisti della scena contemporanea, non solo in Valle d’Aosta, ma nell’intero arco alpino. Un’“elite”, indubbiamente, ma con l’altruismo e l’amicizia tra gli ingredienti del suo “nuovo corso”, in un ossimoro che dice molto dei freeriders.

A fianco delle due bare, con il presidente dei maestri di sci valdostani Beppe Cuc a fargli forza, c’era un altro di quegli spiriti liberi, Ettore Personnettaz, lo snowboarder di Allein cui il destino ha riservato la prova più dura: perdere, nel giro di due anni, quattro dei compagni di un viaggio anzitutto interiore, un’esplorazione dell’animo e delle montagne più belle (ma meno generose) della Valle, alla ricerca di significati fuori dalla portata di molti. Un’itinerario lungo il quale Canavari e Letey si sono fermati giovedì scorso a 3.600 metri di altitudine, raggiungendo idealmente Edo Camardella e Luca Pandolfi, scomparsi sul Monte Bianco e nella valle del Gran San Bernardo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, a loro volta travolti da valanghe.

A Saint-Pierre, oggi pomeriggio, c’erano anche le divise blu cremisi dei colleghi di Canavari, in servizio da vent’anni alla sottosezione della Polizia di frontiera del traforo del Gran San Bernardo. Per le tante persone nel cimitero Alfredo ed Alessandro, seppur per ognuno con motivi diversi, rappresentavano un punto di riferimento. Qualcuno fatica a trattenere le lacrime, ma sono di più i gesti di conforto vicendevoli. La consapevolezza che la libertà sia un valore enorme, e che inseguirlo è anche questione di coraggio, accompagna buona parte dei presenti e racchiude in sé l’assenza di giudizi, pretendendo però lo stesso da chi guarda “da fuori” all’accaduto.

Il viaggio dei due amici, dopo anni passati spesso assieme, continuerà con destinazioni terrene diverse (i funerali di entrambi si terranno domani, mercoledì 26, quelli di Letey a Brusson alle 10, mentre Canavari raggiungerà le Marche, sua terra d’origine, dove le esequie si terranno alle 15.30), ma chi ha condiviso anche solo alcuni istanti con loro ad ogni occasione in cui alzerà lo sguardo alle cime che circondano la Valle ritroverà quella “ribellione educata” ai conformismi della vita di cui era fatta ogni discesa in mountain bike o in snowboard di Alfredo ed Alessandro.

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