Usl, il sindacato medico: “La Sanità è vista come un ‘bancomat'”

24 Dicembre 2018

I conti non tornano, ed il cauto – ma comunque evidente – ottimismo del Commissario Angelo Pescarmona nel valutare il 2018 dell’Usl Valle d’Aosta non è particolarmente corrisposto dall’Anaao Assomed Valle d’Aosta, il sindacato medico regionale.

A partire proprio dai numeri, anche quelli che derivano dal finanziamento che parte da piazza Deffeyes. A spiegarlo è il Segretario Anaao Riccardo Brachet Contul che contesta il calcolo delle risorse in meno di cui gode l’azienda negli anni.

Se infatti Pescarmona parlava di meno 26 milioni di euro in sei anni, con un bilancio passato da 271 milioni 239mila 104 euro del 2012 agli attuali 245 milioni 198mila 374, per il Segretario la questione è molto diversa.

“Il calcolo che è stato fatto – spiega Brachet – tratta il 2012 ed il 2018 come se fossero ‘anno su anno’. Fatto così è corretto, ma la realtà è che il finanziamento è diminuito progressivamente ogni anno ed in sei anni ci sono complessivamente, tenendosi cauti, almeno 120 milioni di euro in meno, quasi metà delle risorse di un anno intero per la Sanità”.

La Sanità “bancomat” regionale

Non va per il sottile, Brachet, nel dipingere la situazione dell’Usl: “La Sanità pubblica non è più una materia cruciale per la politica – spiega – e ormai è vista come un “bancomat”. Noi aspettiamo subito un intervento, ma le speranze ridotte al lumicino. Bisogna evitare la fuga di chi sta dentro e attrarre con i concorsi dei nuovi specialisti. Per farlo però è necessario migliorare la qualità lavorativa e aumentare gli incentivi economici”.

“Chi lavora in ospedale – prosegue il Segretario Anaao – deve essere autonomo. Una volta c’era grande collaborazione tra la politica e la Direzione strategica, ora c’è invece un rapporto univoco di dipendenza”.

I risvolti sul personale

Anche le rassicurazioni del Commissario Pescarmona sui livelli occupazionali non convincono appieno il Sindacato medico: “Le cose vanno così bene in Valle – spiega ancora Brachet – che a gennaio faremo probabilmente altre due giornate di sciopero (dopo quello di fine novembre, ndr.). Alcuni medici lavorano pochi anni qui e poi vanno via perché non c’è investimento, altro che ‘umanizzazione’ dell’ospedale. Siamo in linea con il disastro assoluto della Sanità pubblica nelle altre Regioni, con la differenza che qui c’è un unico ospedale e non altri poli”.

Il problema del numero dei medici

Anche qui Brachet confuta l’ottimismo dell’Azienda, che comunque sta cercando di riempire le “caselle vuote” al suo interno.

Uno spiraglio, ancora non sufficiente per il Segretario Anaao: “Abbiamo avuto quasi settanta medici in meno in quattro anni, e la previsione di pensionamento parla di circa 30 medici nei prossimi cinque anni. Per tornare l’eccellenza che eravamo mancano di fatto 100 medici”.

Anche qui il problema è strettamente finanziario, ma non solo: “Se si danno risorse ponendo mille questioni per controllare non va bene – prosegue il Segretario Brachet –. La prima cosa da fare è quella dare uno stipendio migliore, perché le risorse premianti sono giuste e servono per incentivare chi lavora bene. Inizialmente però devi incentivare tutti i dipendenti, perché tra poco con i pensionamenti all’orizzonte saremo tutti in difficoltà”.

Problema nel problema, che le parti sociali avevano già sollevato a suo tempo: “Nessuna forza politica o direzione strategica finora ha dato ragione ai sindacati su quanto si è avverato in questi anni  – prosegue il Segretario Anaao – e ci spiace di non essere stati ascoltati prima”.

Il “nodo” dei tempi d’attesa, nella versione del Sindacato

Se il Commissario, qualche giorno fa, parlava di un problema diffuso – quello delle liste d’attesa – dovuto non alla carenza di personale ma ad una richiesta eccessiva di esami, Brachet la vede in maniera diversa: “Per le liste d’attesa attuali il calcolo è un po’ sottostimato, perché per senso di responsabilità i medici fanno più visite del dovuto, e queste gravano su di loro. Se non è un problema dei medici allora perché manifestiamo dicendo che c’è carenza? Oggi c’è una maggiore sensibilità da parte della Direzione strategica sul problema, ma forse è troppo tardi”.

Le carenze di medici specializzati

Indicativamente, stando ai dati che l’Anaao Assomed sta raccogliendo, i reparti dell’ospedale in affanno – a dicembre 2018 – sono undici, e le cifre, ufficiose, parlano di 48 unità mancanti.

Nel dettaglio – ma i dati, some detto, sono “indicativi” – stando alle stime del Sindacato la carenza di personale medico specializzato vedrebbe due unità mancanti in Neurologia, quattro in Cardiologia, due in Malattie infettive, tre in Pediatria, sette in Psichiatria, sei in Ginecologia, tre in Pneumologia, cinque in Radiologia, cinque in Ortopedia, sei al Pronto soccorso e cinque al 118.

Anaao che ora attende un segnale chiaro e forte da piazza Deffeyes: “Aspettiamo dalla politica, se rimarrà stabile – chiude Brachet -, cose concrete da subito“.

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