Ventisei studenti del Don Bosco di Châtillon in Spagna e Portogallo con ERASMUS+
Sviluppare negli allievi competenze pratiche e operative, capacità di adattarsi a tempi ed esigenze in continua evoluzione e di comprendere i principi di funzionamento e i processi produttivi di sistemi o manufatti del settore. È questa la sfida formativa che ha spinto l’Istituto “Don Bosco” di Châtillon a sviluppare nel tempo una serie alleanze con il territorio valdostano, per poter assicurare ai propri studenti un programma di alternanza scuola-lavoro e di stage curricolari coerente con i percorsi di studio offerti. Una sfida che dal 2021 si è proiettata oltre il territorio locale, grazie all’approvazione del progetto ERASMUS+ short term mobility VET “NEW PATHS FOR THE FUTURE”.
“Dopo un anno di organizzazione e coordinamento, sono stati selezionati 27 ragazzi delle classi IV e V dell’indirizzo di meccanica e di falegnameria, di cui 26 sono partiti domenica 4 settembre per Porto. Qui si sono fermati 21 di loro, mentre i restanti 6 hanno proseguito verso Santiago de Compostela”, spiega Luca Pession, uno dei due accompagnatori. Alloggiando in residenze dotate di appartamenti con cucina in comune, i ragazzi si sono dovuti rendere autonomi nella vita quotidiana, facendo la spesa e le faccende domestiche, preparando i pasti e imparando a gestire il proprio tempo. “È un’esperienza di crescita personale: per la prima volta hanno dovuto imparare a muoversi in una città così grande, usando i mezzi e organizzandosi per fare le attività che preferiscono”, commenta Pession.
Oltre a questo valore aggiunto, il progetto si propone di fornire una ‘alfabetizzazione lavorativa internazionale’, attraverso tirocini formativi in aziende straniere. “Al lavoro i ragazzi sono già abituati”, continua Pession, “dato che durante l’anno scolastico sono impegnati in azienda per stage curricolari di due o tre settimane. Molti di loro hanno lavorato anche d’estate, perciò hanno già una cultura del lavoro nonostante la giovane età. Qui lavoravano circa 6 ore al giorno, quindi con ritmi più blandi rispetto a quanto siano abituati in Italia. Hanno però affrontato nuove sfide, a partire da quella della lingua, visto che hanno comunicato in inglese o, se i datori di lavoro non lo sapevano, a gesti o con qualche parola di portoghese”.
Anche la dirigente dell’Istituto, Luciana Marguerettaz, ha avuto modo di valutare l’esperienza da una prospettiva più vicina, raggiungendo gli studenti a Porto per l’ultima settimana di stage, fino al rientro previsto per domenica 2 ottobre. “Nel progetto la parte lavorativa è importante, ma quella formativa non è da meno. A Châtillon mi concentravo sulla prima, ma qui mi sono resa conto che alcune promesse non sono state mantenute, perché pensavamo di mandare i ragazzi a lavorare per più ore e nel loro ambito, mentre alcuni sono stati indirizzati nel mondo alberghiero. D’altronde, noi abbiamo una cultura del legno molto radicata sul territorio, mentre abbiamo notato che qui a Porto per i falegnami è più difficile trovare realtà nel loro ambito”. Ammirevole è stata, però, la capacità da parte degli studenti di adattarsi alla città, alla vita in residenza e al posto di lavoro: “Questo è importante per le soft skills, per le competenze traversali grazie a cui sono riusciti a collaborare e ad ambientarsi in un paese di cui non conoscevano quasi nulla fino a poche settimane fa. Gli stessi datori di lavoro sono soddisfatti non solo per le competenze lavorative, ma soprattutto per la loro attitudine al lavoro, che certo non manca agli studenti dell’Istituto”, confida Marguerettaz. “Nel giro di tre settimane li ho visti ‘épanouir’, sono cresciuti e si sono buttati, senza avere paura di affrontare le diversità e le novità: un’apertura verso l’Europa e le possibilità che offre”.
Tra gli obiettivi del progetto ERASMUS+, in effetti, c’è anche quello di favorire lo scambio tra giovani di paesi diversi per costruire un’Europa più fraterna e solidale. Un’occasione che si è presentata soprattutto nelle residenze dove hanno alloggiato i ragazzi, dove hanno potuto socializzare con coetanei italiani e stranieri. A raccontare la sua esperienza è Antonio Charrère, della classe IV indirizzo Industria Artigianato Made in Italy (falegnameria), che ha trascorso il suo stage a Porto: “È una città piena di studenti Erasmus, anche universitari, e abbiamo avuto modo di conoscere molti ragazzi impegnati in progetti simili al nostro. Abbiamo passato momenti conviviali e diversi dal solito, provando ad esempio a fare surf. Dal punto di vista lavorativo, invece, eravamo di supporto senza avere ruoli di responsabilità nella creazione dei progetti. È stato interessante vedere come si lavora in un’azienda all’estero: ho notato soprattutto i ritmi molto più rapidi, per cui spesso si finiva un progetto in un giorno solo”.
Ora l’Istituto Don Bosco, che aveva già aderito a diversi progetti rivolti però a un numero inferiore di studenti, si prepara a continuare l’iniziativa. “Abbiamo la possibilità di proseguire per 6 anni e stiamo già pensando al viaggio per l’anno prossimo”, conclude la dirigente, “mettendo in conto questa esperienza e cercando di migliorarla per la prossima volta”.