Violenza di genere, approvato il piano triennale. Critiche dalla Lega
Dopo una lunga discussione, a tratti accesa, con 21 voti a favore il Consiglio Valle ha approvato il Piano triennale degli interventi contro la violenza di genere per il periodo 2023-2025.
L’atto fissa gli indirizzi e definisce le priorità delle azioni da adottare per il raggiungimento degli obiettivi di cui alla legge regionale n. 4/2013 in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e misure di sostegno alle donne vittime di violenza.
L’Assessore alle politiche sociali, Carlo Marzi, ne ha illustrato i contenuti: “Il Piano, in conformità con le linee di intervento del Piano Strategico nazionale, prevede di intervenire su quattro aree tematiche. La prevenzione, con azioni e iniziative di informazione, sensibilizzazione e comunicazione volte a tutta la comunità locale per sradicare abitudini, stereotipi e pregiudizi che ancora oggi connotano il fenomeno della violenza di genere. La formazione continua degli operatori di settore che intervengono in prima linea nella lotta al fenomeno: forze dell’ordine, psicologi e assistenti sociali, oltre a figure strategiche come i medici di medicina generale e i pediatri che in virtù del loro ruolo e della loro professione possono meglio intercettare le situazioni. La protezione e il sostegno, con interventi di presa in carico e sostegno delle capacità e potenzialità delle donne vittime, la cui vulnerabilità ed esposizione alla violenza è aggravata dai processi di impoverimento sociale ed economico; questo sottende ad un costante e continuo lavoro di Rete con diversi soggetti, formali e informali, che collaborano a vario titolo nell’ambito della lotta alla violenza di genere, per la condivisone di strategie e buone pratiche”.
Critiche sull’atto sono piovute in particolare da Lega e Forza Italia VdA. “Si parla poi di una fantomatica carta della comunicazione, volendo imporre un certo tipo di comunicazione, frutto di una visione politica, agli organi di informazione: peccato che questa iniziativa si scontri con una norma fondamentale per i giornalisti, che è il testo unico dei doveri del giornalista. Rilevo, poi, che nelle 33 pagine di questo Piano, la parte dedicata alle violenze sugli uomini rappresenta due righe di una tabella: è grave che ci sia una carenza di attenzione e di spazi nei loro confronti mentre emergono sempre più denunce di disagio da parte loro. Inoltre, ed è la cosa più grave, con questo Piano si introduce un principio pericolosissimo, ovvero la possibilità di introdurre educazione sessuale e di genere fin dalla scuola per l’infanzia, un indottrinamento vergognoso e fuori da quanto previsto dalla legge regionale. Ecco perché abbiamo presentato una serie di emendamenti che ci auguriamo possano migliorare il Piano.” Critiche ribadite dal collega Simon Perron che dopo aver evidenziato come il piano “soffre di presupposti ideologici mascherati” si è concentrato “lo “sradicamento degli stereotipi di genere” desta qualche perplessità. Si vuole intervenire innanzitutto nelle scuole con non meglio specificati progetti e, se il Consiglio ha ancora una funzione democratica e di condivisione, sarebbe auspicabile conoscere i contenuti di queste iniziative che hanno l’aria di essere delle dichiarazioni fatte da una certa parte politica per soddisfare i propri bacini elettorali.”
Anche Mauro Baccega (FI) si è chiesto “cosa siano gli “stereotipi di genere” di cui tanto si parla e poco si conosce. In questa regione è diffusa una certa cultura che è più vicina alla propaganda di sinistra e non è questo l’approccio giusto da proporre nelle scuole. Vogliamo dare ai nostri ragazzi un’educazione di parità e non di genere.”
Annunciando il voto favorevole di Pcp, la consigliera Chiara Minelli ha evidenziato come “non si può demandare tutto al Centro antiviolenza e alla Casa rifugio; ancora, bisognerà porre attenzione alla raccolta dati. A questo Piano sarà necessario dare delle risorse finanziarie adeguate, chiarendo quanto arriverà dal nazionale e quanto potrà finanziare la Regione.”
A portare in aula i dati sulla violenza sulle donne è stato il Presidente della quinta Commissione, Andrea Padovani FP-PD: ” Tra stalking, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e revenge porn, in quattro anni in Valle d’Aosta sono raddoppiati i reati. Nel 2022 il tribunale di Aosta ha trattato 145 casi. Nel 2019 erano 76, nel 2020 72 e nel 2021 109. Il quadro generale e questi numeri possono e devono aiutare una reale presa di coscienza collettiva su quanto questo fenomeno rappresenti un vero e proprio problema strutturale e non un’emergenza occasionale; problema che vogliamo affrontare qui attraverso un primo passo, non decisivo ma certamente importante”.