Anche la Valle d’Aosta piange il Maestro Shoji Sugiyama
Si è spento a Torino, all’età di 84 anni, il Maestro Shoji Sugiyama, figura di enorme rilievo nel mondo delle arti marziali. Fu proprio lui che, nel 1968, portò le arti marziali in Valle d’Aosta, prima con il Judo ed il Karate, e poi con l’Aikido. Sugiyama, allievo di Mouchzuki Minoru, uno degli allievi diretti del fondatore dell'Aikido, il maestro Heshiba Morihei, e del fondatore del Judo Jigoro Kano, aveva lasciato il Giappone per trasferirsi prima in Francia e poi a Torino, dove fondò il suo primo dojo nel 1965.
“Non so chi l’abbia portato in Valle d’Aosta, ma gli è piaciuto molto. Noi ci allenavamo il martedì ed il venerdì: lui veniva tutti i martedì da Torino per insegnare, ed il venerdì ripetevamo i suoi insegnamenti”. È Giuseppe Rocca, che fino a tre anni fa gestiva l’associazione Dojo Sugiyama Olimpia Aosta insieme al figlio di Sugiyama, a raccontare l’importanza del Maestro. “Takechi Sugiyama è dovuto tornare in Giappone ed abbiamo dovuto chiudere l’associazione – che contava una trentina di allievi – perché da solo non riuscivo a mandarla avanti. Quando abbiamo dato la notizia al Maestro si è commosso, perché ci teneva molto”. Sugiyama, consulente per l’Unione Europea Judo, docente federale FIJLKAM di Kata e responsabile Kata per il Piemonte e la Valle D’Aosta, Presidente I.F.N.B. Italia e Europa, Vicepresidente I.F.N.B. Japan, è stato uno dei migliori al mondo ed ha aperto palestre in tutta Italia e in Europa. “Non insegnava le arti marziali per soldi, ma per trasmettere qualcosa. Ha perso molti allievi che se ne sono andati perché erano convinti di poter aprire la propria palestra, ma queste sono cose che si fanno solo se uno ci crede veramente, non per motivi economici”, spiega Rocca. “Sugiyama ti spronava a fare sempre di più, e a non fermarti ad una sola arte marziale: io, ad esempio, ho iniziato con il Karate, ma su suo consiglio ho praticato anche l’Aikido ed è proprio lì che ho preso la prima cintura nera”.
Proprio poche settimane fa, il Maestro è stato insignito del nono dan di Judo dalla FIJLKAM (Federazione italiana judo lotta karate arti marziali) per “il contributo senza pari che il Maestro Sugiyama ha portato al Judo piemontese, a quello italiano ed a quello europeo”. “Lo chiamavano il dannato”, racconta Rocca. “Quando gli hanno dato il nono dan Aikido, una ventina di anni fa, arrivarono 8 maestri dal Giappone. Ricordo che al Pala Dora c’erano più di 500 persone, una cosa incredibile”. Rocca sente di avere un grande debito ed ammirazione nei confronti del Maestro, e lo si capisce dai molti ricordi e dal trasporto con cui ne parla: “Era in costante aggiornamento, non era uno che si accontentava. Ricordo con piacere un viaggio in Giappone, molti anni fa, per partecipare con alcuni bambini ad un campionato del mondo a cui lui era stato invitato direttamente. In Francia gli dedicarono addirittura la copertina di una rivista. Questo per far capire la portata di questo personaggio: ha seminato tanto ma non ha raccolto abbastanza”. Un altro aneddoto che Rocca riferisce riguarda un’operazione che il Maestro ha subito 5 anni fa, per l’impianto di una protesi al ginocchio, e dopo appena sei mesi era di nuovo in palestra.
La scomparsa di Sugiyama ha avuto ampia eco a livello mondiale. Rocca ha l’arduo compito di provare a spiegare a parole dove stesse la sua grandezza: “In palestra incuteva timore, quando sbagliavi qualcosa te lo faceva notare. Soprattutto, oltre ad avere una grande tecnica, sapeva trasmettere la passione e gli insegnamenti orientali e, soprattutto, la disciplina, utile nella vita: è qui che sta il concetto di Maestro”.