Euro 2020, l’Italia vola in finale: nelle vie del centro di Aosta esplode la festa
“Mi spiace, non ho neanche un tavolo libero”. E’ stata questa la risposta della maggior parte dei ristoratori nel centro di Aosta alle 21 di ieri, martedì 6 luglio 2021. Una data che rimarrà impressa nella memoria di tutti gli amanti del calcio. Se le vie del centro erano deserte, a quell’ora, la stessa cosa non si può dire dei locali: orde di tifosi si sono affollate infatti all’interno e nei dehors di bar e ristoranti del capoluogo, sventolando bandiere tricolore, intonando cori e facendo tuonare trombette da stadio.
Questo è il clima che ha accompagnato buona parte della serata. Questa è anche la ragione per cui buona parte degli aostani ha preferito assistere alla partita così, piuttosto che da casa. “La differenza è che in mezzo ad altri tifosi ci sentiamo molto più coinvolti”, spiega un tifoso. Gli stessi ristoratori, come ci ha svelato Daniela Rizza, titolare del Bar & Ristò “La Fontana”, hanno riscontrato un notevole incremento della clientela in serate come quella di ieri.
Il calcio d’inizio
Prima dell’inizio della partita nessuno azzarda pronostici. Pare evidente che la scaramanzia rivesta quasi un’importanza sacrale. Le prime suggestioni iniziano ad arrivare dopo la fine del primo tempo. “Sembrano avversari molto duri da battere, staremo a vedere come andrà il secondo tempo”, constata Francesco che decide di non sbilanciarsi troppo, vista la precaria situazione di parità.
L’accesso alla finale in effetti non appare per nulla scontato, considerato il possesso palla schiacciante degli spagnoli. Neanche lo splendido goal “a giro” di Chiesa al sessantesimo minuto lo è. A maggior ragione se consideriamo che fino a un minuto prima qualcuno sussurrava sottovoce “questi ce ne segnano quattro un’altra volta“, riportando alla memoria l’umiliazione subita proprio dalla Spagna nella finale dell’europeo 2012.
Restiamo a Wembley
A dispetto dei gufi, invece, di rete ne incassiamo soltanto una, a dieci minuti dal fischio finale, quando Donnarumma nulla può fare a tu per tu contro Morata, facendo tornare d’improvviso i tifosi valdostani nel limbo dell’incertezza. Si va ai supplementari. Berardi segna ma è in fuorigioco. La Spagna domina, l’Italia soffre ma prova ancora pungere in contropiede: il goal non arriva né da una parte, né dall’altra. La prima squadra partecipante alla finale di Wembley (dove si giocava già ieri, ndr) verrà decisa quindi ai calci di rigore. La tensione si taglia col coltello nel dehors del Caffé Quotidiano in Piazza Chanoux. Cori e imprecazioni – in particolare all’errore di Locatelli, Olmo e Morata – spezzano il silenzio ad ogni tiro dal dischetto, ma la vera esplosione arriva con il quinto rigore, quello decisivo, trasformato con freddezza da Jorginho. Grida, salti e fumogeni (peraltro proibiti) si innalzano dalla piazza centrale e in prossimità dell’Arco d’Augusto.
Un gigantesco tricolore sventola al grido di “Restiamo a Wembley”. L’euforia dei presenti è incontenibile a tal punto da far dimenticare a tutti, per un solo momento, il disagio in cui ci troviamo da tempo. È così che si conclude la serata più movimentata dell’ultimo anno e mezzo, con uno strombazzare generale di clacson e un’aria di libertà ritrovata.