Il tennis in Valle d’Aosta cresce da prima di Sinner
L’entusiasmo per le vittorie di Jannik Sinner si è concretizzato in un leggero aumento nelle iscrizioni alle scuole di tennis in Valle d’Aosta, soprattutto tra i più giovani: questo è quanto emerge dalle testimonianze di tre affermati istruttori valdostani.
In Valle d’Aosta il movimento tennistico mostra una solidità che precede i recenti successi del campione altoatesino. “C’è stata una crescita, anche se il tennis ha goduto di ottima salute anche prima di Sinner”, afferma Gianluca Battilani, istruttore presso la scuola di tennis di Courmayeur. I numeri parlano di una presenza maschile significativa, con circa il 65% di ragazzi tra gli iscritti, mentre per quanto riguarda gli adulti si registra una situazione di sostanziale equilibrio.
Un quadro simile emerge dalla Tennis Squash Sarre, dove Nathalie Viérin, ex tennista professionista ora istruttrice, conferma una stabilità nei numeri: “Da anni abbiamo una cinquantina di bambini iscritti. L’influenza di Sinner si nota soprattutto nei centri estivi, dove molti bambini lo imitano”. Vierin evidenzia una presenza femminile molto ridotta: “Per esempio, per quanto riguarda l’under 12 femminile, abbiamo una sola iscritta”.
Fabio Paonessa, dell’Aosta Tennis Academy, parla più di un aumento di interesse che di iscrizioni: “I numeri crescono ogni anno, mantenendo un gap positivo sia tra i ragazzi che tra gli adulti, con una percentuale più alta per gli uomini“.
Tutti e tre gli istruttori concordano su un punto fondamentale: la qualità delle scuole tennis valdostane è elevata, ma il territorio presenta sfide logistiche significative per chi aspira al professionismo. “In valle ci sono ottimi maestri“, sottolinea Battilani, “ma per fare attività di gare e tornei la valle è scomoda”.
Vierin, forte della sua esperienza da professionista, enfatizza l’importanza del confronto: “È necessario uscire per riscontrarsi con altri tennisti, non solo con il proprio maestro: in Valle i tornei sono pochi”. Una visione condivisa anche da Paonessa, che evidenzia come questo aspetto impatti particolarmente sulle famiglie: “È molto facile divertirsi ma è difficile emergere, perché come sport individuale richiede molti viaggi, cosa impegnativa per le famiglie”.
Per quanto riguarda le qualità necessarie per il professionismo, gli istruttori delineano un quadro complesso. “Oltre al talento ci sono molti fattori, come la forza mentale, la determinazione, la freddezza in campo“, spiega Battilani. Vierin definisce il tennis “lo sport del diavolo” per la sua difficoltà: “Ogni avversario è diverso e bisogna trovare la tattica necessaria per batterlo. La mentalità in questo sport è fondamentale, insieme allo spirito di sacrificio“.
Il livello delle scuole valdostane resta il punto di forza del movimento, garantendo una costante adesione di praticanti. Ma per aspirare al professionismo, emerge chiaramente la necessità di guardare oltre i confini della Valle, non tanto per la preparazione tecnica, quanto per l’esperienza agonistica e il confronto con realtà diverse.