Niente colle del Gran San Bernardo per il Giro d’Italia. Morabito: “Spiace, ma la sicurezza prima di tutto”
Il Giro d’Italia passerà dal tunnel del Gran San Bernardo. La decisione, nell’aria da tempo, è diventata ufficiale lunedì sera dopo che le autorità del Canton Vallese hanno comunicato ufficialmente a Rcs, la società che organizza la corsa rosa, l’impossibilità di aprire il versante elvetico del colle.
Niente Cima Coppi, dunque, nella tredicesima frazione del Giro, che venerdì porterà la carovana da Borgofranco d’Ivrea a Crans Montana.
“Impossibile garantire la sicurezza”. Una decisione, come detto, che non ha colto di sorpresa nessuno, visto che da almeno due settimane l’ipotesi di bypassare la salita al colle passando dal tunnel del Gran San Bernardo era ben più di un’ipotesi. Al malumore che serpeggia tra gli appassionati valdostani risponde però Steve Morabito, dal 2019 presidente della Fédération Cycliste Valaisanne. Un uomo di esperienza e profondo conoscitore del ciclismo e delle sue dinamiche, visto che è stato “in gruppo” fino al 2019. Morabito, un passato con le maglie di Bmc e Fdj, fa parte del comitato organizzatore dell’arrivo di Crans Montana (e della partenza di Sierre dell’indomani) ed è più che mai di casa in Valle d’Aosta, visto che ha diversi parenti tra Quart e Nus.
Insomma, Morabito può capire bene la delusione degli appassionati del pedale. “Certamente posso capire, ma non si poteva fare altrimenti. – racconta al telefono Steve Morabito – Abbiamo fatto l’ultima ispezione nella zona del colle lunedì e, purtroppo, abbiamo dovuto constatare l’impossibilità di far scendere la corsa sulla strada del colle”. Steve Morabito parla di “una serie di piccole colate di neve” sulla prima parte della discesa e di una situazione non ancora stabilizzata. “Al Super Saint-Bernard, o all’uscita stessa del tunnel, sembra ormai primavera. Ma basta salire un po’ per accorgersi che non è così, almeno in alta montagna. Ripeto, è un dispiacere ma non si poteva fare diversamente: far passare una corsa ciclistica in questo contesto non era fattibile”.
Il tunnel per il piano B
La Cima Coppi del Giro 2023 si sposta quindi alle Tre Cime di Lavaredo, località di arrivo della terzultima tappa del Giro: anche sulle Dolomiti, però, il maltempo sta preoccupando non poco gli organizzatori locali delle tappe del Giro d’Italia e non è escluso che anche l’ultima settimana della corsa possa subire modifiche a livello di percorsi. Tornando in Valle d’Aosta, venerdì la corsa passerà dal tunnel del Gran San Bernardo, non senza aver affrontato una parte “minimale” della salita del colle: i corridori, infatti, non passeranno dal vecchio casello del tunnel per imboccare la prima parte di galleria, ma svolteranno a destra e inizieranno la strada del colle, salvo entrare nel tunnel dopo qualche chilometro utilizzando una strada di servizio della Sitrasb.
“Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. – conclude Steve Morabito – Si può passare comunque dal tunnel, ed è un mezzo successo. Senza quest’opera di collegamento l’organizzazione avrebbe dovuto stravolgere la tappa, far partire i corridori da Sembrancher o da Martigny. Così si mantiene la sede di partenza e la corsa, pur senza passare in vetta, potrà svolgersi in modo regolare”.
Che corsa rosa sarà?
Il taglio della Cima Coppi è stato l’ultimo problema – almeno in ordine temporale – che Rcs ha dovuto gestire da domenica sera ad oggi. L’uscita di scena prematura del favorito Remco Evenepoel, i tanti ritiri causati dal Covid e la pioggia che continua a cadere fitta sulla corsa hanno messo non poco sotto pressione l’organizzazione capeggiata da Mauro Vegni. Dal punto di vista tecnico il “taglio” del Gran San Bernardo non cambierà fisionomia alla tappa: con tutto il rispetto per la Cima Coppi, la tappa potrà esplodere solo sul col de la Croix de Coeur, che da Le Chable porterà la corsa a Riddes. Da capire poi come la salita finale verso Crans Montana potrà fare la differenza, visto che le pendenze più impegnative arriveranno all’inizio dell’ascesa, quando mancheranno ancora 13 chilometri al traguardo.
Più che la strada decideranno i corridori. Come sempre, d’altronde. In questo caso, però, l’attesa degli appassionati è duplice: come reagirà il gruppo al cambio di assetto del peloton (l’uscita di scena di Evenepoel pesa non poco) e cosa farà Primoz Roglic per far saltare il banco della Ineos? Lo sloveno sembra essere l’unico in grado di mettere in difficoltà la corazzata britannica, che però può giocare di squadra: dopo il ritiro di Vlasov di ieri a Viareggio l’ex Team Sky ha ben 5 atleti tra i migliori 11 della classifica generale. Starà a loro fare la corsa, probabilmente già domani nel saliscendi della Bra-Rivoli. Poi la Ineos sarà chiamata a gestire anche la prima vera tappa di alta montagna della corsa rosa (dopo la scena muta sul Gran Sasso…): colle o no, venerdì nella Borgofranco-Crans Montana speriamo davvero che succeda qualcosa.