Open to meraviglia, dopo le proteste corretti gli strafalcioni

11 Maggio 2023

Dopo le critiche e proteste, la campagna di promozione turistica “Italia: open to meraviglia” corregge il tiro. Rispondendo ad un question time della consigliera di Pcp Erika Guichardaz, l’Assessore al Turismo Giulio Grosjacques ha spiegato come “a seguito delle nostre segnalazioni, alcuni errori e imprecisioni sono già stati corretti e, comunque, abbiamo comunicato formalmente al Ministero la disponibilità della Regione a collaborare anche in futuro alla verifica dei contenuti del portale Italia.it. Abbiamo anche suggerito al Ministero di condividere con le Regioni e con le Province autonome le notizie messe in evidenza e i contenuti editoriali prima della loro pubblicazione.”

L’Assessore ha, quindi, ricordato come per la realizzazione della campagna pubblicitaria “Open to meraviglia”, “né il Ministero del turismo né l’Agenzia nazionale del turismo hanno coinvolto in nessun modo l’Amministrazione regionale che non è stata invitata ad esprimere alcun parere in merito all’idea comunicativa sviluppata dall’agenzia creativa, né a fornire e controllare o validare testi immagini o altri contenuti relativi alla Valle d’Aosta, prima della loro pubblicazione sul portale Italia.it.”

Open to Meraviglia, i meravigliosi strafalcioni sulla “Val d’Aosta”

Le critiche sono piovute da tutto il Paese. Le gaffes e le inesattezze – o le approssimazioni – hanno creato un misto di disappunto e di ilarità che, soprattutto dal web, ha bersagliato “Italia. Open to meraviglia”, la nuova campagna promozionale del Ministero del turismo ed Enit, l’Agenzia nazionale del turismo.

I meme sulla “Veneredi Botticelli, trasportata di peso dalla fine del ‘400 al “qui e ora”, indossando i panni di una moderna influencer, si sono sprecati. Peggio ancora, la rete si è scatenata sugli sfondoni messi in fila dalla campagna: dal pasticciaccio brutto delle foto stock utilizzate al dominio internet non registrato (l’indirizzo è infatti italia.it), fino alle raggelanti traduzioni letterali nelle lingue straniere. Il tutto a metà strada tra una traduzione male assortita su Google e un utilizzo kafkiano dell’Intelligenza artificiale.

In tanti, soprattutto tra i giornali, si sono gettati a capofitto nel mare di imprecisioni. Con un tasso di comicità involontaria (purtroppo), che non ha risparmiato neanche la Valle d’Aosta.

La vecchia, cara “Val” d’Aosta

L’errore è un grande classico. Nel sito promozionale il nome della nostra regione è scritto sbagliato, spesso, anche in una stessa sezione. Come quella dedicata a Courmayeur, in cui si legge a stretto giro “Val d’Aosta” e Valle d’Aosta. Non mancano però i “Valle D’Aosta” e un meno usuale “Valle d’aosta”.

Il Forte di Saint-Vincent ed il castello di Fénis che domina Aosta

Navigando tra le “Città principali in Val d’Aosta”, scopriamo elementi affascinanti. Che ignoravamo, peraltro. Come il fatto che “Saint Vincent e Chatillon (rigorosamente senza trattini l’una, e accento circonflesso l’altra, ndr.), molto vicine tra loro, offrono stupendi castelli, primo fra tutti il Forte di Bard, rilassanti terme e centri benessere all’avanguardia e il Casino de la Vallée, uno dei quattro presenti in Italia”.

Se questa novità non bastasse, ci si può comunque spostare di poco. “Il Castello di Fénis – si legge ancora –, uno dei massimi esempi dell’architettura militare e civile del XIV e XV secolo, domina Aosta dall’alto e da lì potete perdervi nei suggestivi paesaggi del Mont Avic, intorno all’omonima cima”. Il Parco, però, è nei comuni di Champdepraz, Champorcher e Issogne. La montagna, invece, traccia il confine tra Champdepraz e Chambave.

In compenso, sono le immagini a rendere giustizia: “La città, con la sua bellezza travolgente, è una meta ricca di punti di interesse di grande importanza, a partire dai suoi siti archeologici perfettamente conservati” si legge ancora. Quattro le cose da vedere nel capoluogo. Che però sono in realtà cinque, peraltro divise in tre punti: l’Arco di Augusto, la Porta Prætoria, piazza Chanoux, la cattedrale ed il criptoportico forense. Il tutto, impreziosito da questa foto, decisamente poco aostana:

Ci sarebbero poi anche “3 idee su cosa fare ad Aosta”. Che almeno sono effettivamente tre. La foto in bella mostra, però, è del Forte di Bard.

Il pomeriggio ci si rilassa. Però a Zermatt

“Dopo una mattinata sugli sci o tra i sentieri nei boschi non c’è niente di meglio che qualche ora di relax in uno dei centri benessere di Cervinia”, recita la pagina dedicata alla località della Valtournenche. Forse qualcosa di meglio però c’è. Ad esempio andare a rilassarsi a Zermatt. E la sagoma del lato svizzero del Cervino è inequivocabile.

Appena prima, scopriamo che “Il paesaggio è indimenticabile“. Ma, anche in questo caso, il versante della “Gran Becca” lascia poco spazio all’interpretazione.

La fine della Fiera

“Chi ama la fiera invernale di Sant’Orso non può perdere la sua equivalente estiva, la Foire d’été”, ci viene ancora spiegato nell’apposita sezione. Non può perdersela a tal punto che la classica Millenaria del 30 e 31 gennaio non esiste proprio. Per scrupolo, comunque, è sempre meglio incrociare le ricerche nell’apposita barra in cima alla pagina.

La si trova, in realtà con un po’ di fortuna, appena accennata nella sezione “Eventi in Val d’Aosta” quando si dice che, dopo il Marché Vert Noël, “la città torna in festa anche a fine gennaio per la millenaria Fiera di Sant’Orso dedicata all’artigianato valdostano e, ancora, all’inizio di agosto per la sua versione estiva, la Foire d’Eté”.

Sciare a Courmayeur, con vista sul Cervino e sul Monte Rosa

Se il Cervino lo abbiamo visto spesso dal lato svizzero, ora scopriamo di più e di meglio. Nella sezione sulle località turistiche italiane non mancano le sorprese. Ad esempio che “le piste di Courmayeur offrono una vista unica sulle vette del Monte Cervino e del Monte Rosa ed è anche per questo motivo che questa cittadina è tra le località sciistiche della Valle d’Aosta più suggestive”. Proseguendo nella lettura si scopre che “il merito è anche degli ottimi impianti che servono più di 100 chilometri tra piste e fuoripista tra il versante dello Chécrouit e quello della Val Vény”. Oltre che ad una vista particolarmente aguzza.

Rifacciamoci in cucina

Non va molto meglio sul versante gastronomico. Anche qui, le specialità scelte come “simbolo” della cucina valdostana sono quattro. Oltre alla polenta concia e la fonduta, il sito cita le mitiche costolette alla valdostana – peraltro, come noto, definite “succulente ‘valigine’ di carne di vitello ripiene di fontina e di prosciutto e fritte”. Ma un giro in Valle d’Aosta – anzi forse “Val d’Aosta” – non sarebbe tale senza assaggiare almeno la seupa à la vapelenentse. Che, ci ricordano, è “una zuppa dalla ricetta antichissima a base di carne, verza, pane raffermo, fontina e brodo”.

Appena prima, però, scopriamo pure che “la fontina è anche tra le protagoniste della polenta concia”, addirittura “più liquida di quella tradizionale grazie all’aggiunta dei formaggi della regione”.

Le malelingue, o come ti traduco le informazioni

Se fino a qui i “buchi” sono diversi, peggio va quando si tenta una traduzione che il sito Open to meraviglia prevede. Tra le lingue a disposizione, per la gioia dei valdostani, non c’è quella francese.

Già nella versione in italiano, scopriamo che “L’evento più sentito dai valdostani, però, è la Battaglia delle Regine”, con buona pace delle tradizioni. E delle traduzioni. In inglese, in compenso, il risultato è tragicomico: “The event the locals hold most dear is the Battle of the Queens”.

“Open to grazie”

Di suo, l’Agenzia Armando Testa “para” il colpo e “contrattacca” con intelligenze. In una nota intitolata “Open to grazie”, scrive: “Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell’indifferenza e riesce a dar vita ad un dibattito culturale così vivace come quello acceso in soli 5 giorni da ‘Italia. Open to Meraviglia’ rappresenta sempre qualcosa di positivo”.

Ringraziamenti “perché non accadeva da anni che la notizia di una campagna istituzionale suscitasse una eco di tale portata – si legge ancora –. Quando poi si tratta di una campagna solo presentata ma non ancora uscita, probabilmente di una portata unica”. Ma anche “per le migliaia di visualizzazioni, commenti, meme e per le appassionate discussioni di questi ultimi giorni: ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia italiana, con un immenso reparto creativo di milioni di persone al lavoro sullo stesso concetto”.

Non solo: “Grazie a tutti coloro che hanno immaginato che il video destinato alla presentazione del progetto – e dunque realizzato con materiale di repertoriofosse già lo spot ufficiale della campagna”, così come “a chi ci ha fatto sentire milionari. Ma i 9 milioni di euro dell’investimento previsto da Enit sono destinati alla pianificazione media in tutti i principali mercati: Europa, Paesi del Golfo, USA, Centro e Sud America, Cina, India, Sud Est Asiatico e Australia”.

“L’obiettivo – dicono ancora dalla Armando testa – è quello di promuovere l’Italia all’estero, puntando su un target proveniente da 33 Paesi. Anche e soprattutto su mercati culturalmente molto diversi dal nostro, accendendo l’attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l’Italia nel mondo”.

“Sappiamo che parlare dell’Italia significa tener conto di tantissime sensibilità e sfumature – dice ancora l’agenzia –. Un capitale culturale e umano cosa unico e prezioso che spinge tutti a lavorare. ed anche a dibattere, con una straordinaria passione. La Armando Testa ringrazia, e Venere con noi. Erano più di 500 anni che non si parlava di lei così tanto. Se non è meraviglia questa”.

Presidente Regione: “Segnaleremo le discrepanze”

La Valle d’Aosta segnalerà le “discrepanze dovute forse a mancanza di attenzione o di professionalità” ha annunciato nella conferenza stampa di Giunta il Presidente della Regione Renzo Testolin. “Sicuramente ci sarà una segnalazione propositiva in questo senso”.

Exit mobile version