Sci e cambiamento climatico, la Corte dei Conti francese: “Bisogna cambiare modello”
“Il modello economico dello sci francese è in affanno”. A lanciare l’allarme è la Corte di Conti transalpina, che nei giorni scorsi ha pubblicato una relazione dove vengono analizzati gli effetti del cambiamento climatico sulle stazioni di montagna e le misure di adattamento.
Al secondo posto mondiale nel turismo invernale, subito dopo gli Stati Uniti, con 53,9 milioni di giornate di sci, la Francia con le sue 200 stazioni circa- ripartite sulle Alpi, i Pirenei, il Massiccio centrale e il Jura – genera un giro di affari di 1,6 miliardi di euro.
Cifre che però secondo la Corte dei Conti sono ora messe a rischio dal cambiamento climatico.
Se la temperatura media nella Francia “metropolitana” è aumentata di 1,7 gradi dal 1900 secondo Météo-France, “questo cambiamento è più importante nelle Alpi” (+ 1,97 °C fra il 1900 e il 2016) e “leggermente ancora più marcato” nelle Alpi del Nord (+ 2,1 °C) rispetto a quelle del sud (+ 1,88 °C). L’innalzamento di un grado provoca una risalita del limite pioggia neve da 150 a 200 metri. “Nelle Alpi fra il 1971 e il 2019, il periodo di innevamento si è ridotto di circa un mese sotto i 2000 metri”. Secondo una pubblicazione di Météo-France, le proiezioni per il 2050 indicano “una riduzione della durata di innevamento di parecchie settimane; lo spessore medio invernale del manto nevoso sarebbe così ridotto, a seconda dei luoghi, dal 10 al 40% in media montagna.” Un altro rischio messo in evidenza dalla relazione riguarda la fusione del permafrost. “L’aumento delle temperature porta ad un degrado di queste formazioni finora cementate dal ghiaccio. Questi fenomeni possono interessare terreni talvolta occupati da strutture ricreative e turistiche, in particolare le zone che ospitano impianti di risalita con evidenti impatti sulla sicurezza delle persone e dei beni”.
Il modello economico dello sci in Francia si basa oggi su “ingenti” investimenti, che rischiano di non essere ammortizzati. E il livello dei finanziamenti pubblici versati ai comprensori sciistici – 124 milioni di euro all’anno per le stazioni con fatturati inferiori ai 15 milioni di euro e di 87 milioni di euro per fatturati inferiori ai 10 milioni di euro – “rischia di aumentare per effetto del cambiamento climatico”. Per questo secondo la Corte dei Conti francese è “necessaria una revisione del modello”.
“La gestione degli impianti di risalita richiede ingenti investimenti e un livello di frequentazione sufficiente per generare le entrate necessarie al rinnovo delle immobilizzazioni. – si legge nella relazione – Indebolite dalla mancanza di neve e dall’erosione della loro clientela di sciatori, sempre più stazioni non sono più in grado di raggiungere l’equilibrio operativo. Esse devono quindi dar prova della massima prudenza in materia di investimenti”.
La Corte dei conti francese contesta, quindi, il metodo con cui diversi studi calcolano i ritorni economici dello sci. In particolare il rapporto “uno per sei”, ovvero un euro speso in uno skipass genererebbe sei euro di ricadute sull’economia locale. “Queste cifre sono provenienti da studi spesso antichi, circoscritti sul piano geografico e non sufficientemente documentate. Inoltre le metodologie si adattano maggiormente alle grandi stazioni”. Un’altra distorsione di questi studi è secondo la Corte dei Conti il fatto che “se una stazione di montagna costituisce un elemento di attrattiva turistica attraverso l’aggiunta di attività ricreative che offre, nessun elemento permette di affermare che senza lo sci alpino, i turisti non sarebbero venuti a soggiornare in questo stesso territorio nella stagione invernale”.
Di fronte al cambiamento climatico servono delle politiche di adattamento, che però secondo la relazione della Corte di Conti francese al momento si sono dimostrate insufficienti. In particolare la risposta individuata in molti casi si basa sul solo innevamento artificiale “che permette di rendere affidabile l’innevamento a breve termine. Ma è solo una protezione relativa e transitoria dagli effetti del cambiamento climatico. Il suo costo è elevato e la sua efficacia tende a ridursi con l’aumento delle temperature. Inoltre, l’impatto della produzione di neve sulle risorse idriche appare sottovalutato in molti territori”.
Da qui una serie di raccomandazioni da parte della Corte dei Conti, fra le quali la necessità di “far evolvere il quadro normativo affinché le autorizzazioni di prelievo di acqua destinate alla produzione di neve tengano conto delle prospettive climatiche”, di “subordinare qualsiasi sostegno pubblico agli investimenti nelle stazioni al contenuto dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici” ma anche di” istituire un fondo di adattamento ai cambiamenti climatici per finanziare le azioni di diversificazione e smantellamento degli impianti obsoleti, alimentato dal gettito della tassa sugli impianti di risalita”.