Chat dell’orrore “The Shoah Party”: le responsabilità degli adulti

18 Ottobre 2019

Inutile dare la colpa ai cellulari, “eh, quando non c’erano era tutto più facile”, “per colpa dei telefonini stiamo crescendo una generazione violenta”. Il cellulare è solo uno strumento, dietro ci sono persone, che evidentemente mancano di competenze relazionali e di gestione. Il virtuale è solo un’estensione del mondo reale, ricordiamocelo.

Dalla chat dell’orrore “The Shoah Party” di cui tanto si parla in questi giorni emerge proprio questo. Ragazzini minorenni, alcuni sotto i 14 anni per cui neppure imputabili, che diffondevano su WhatsApp video pesantissimi, violenti, filonazisti o inneggianti all’Isis, video pedopornografici, nella totale inconsapevolezza della gravità dei fatti, con alle spalle genitori ignari della cosa. Non posso pensare che qualche genitore abbia visto quei video, e non abbia fatto nulla. Solo una madre, tosta, coraggiosa e responsabile che ha “sanamente controllato” il cellulare del figlio tredicenne, ha sporto denuncia, permettendo di aprire un’indagine che ora vede ben 25 indagati. Ma sono molti di più i ragazzini che da mesi consumano video impropri, violenti, raccapriccianti, all’oscuro dei loro genitori.

Questa vicenda mette in luce, ancora una volta, la debolezza del mondo adulto. E non mettiamoci a puntare il dito contro quei ragazzini, neppure contro coloro che hanno aperto per primi l’orribile gruppo WhatsApp. Ce lo dice il codice civile con l’articolo 2048 “Culpa in educando”, ce lo dice il buon senso che ha anche mia nonna (che non ha studiato pedagogia), che la responsabilità di questa vicenda va attribuita non solo ai ragazzini, che con leggerezza e superficialità facevano circolare quei video violenti, ma va attribuita in primis ai genitori di questi ragazzi, che forse negli anni scorsi hanno lasciato un cellulare in mano ai figli senza regole e presidio, che forse oggi sono rimasti sconvolti vedendo quale inferno hanno creato i loro “bravi figlioli”, che semplicemente hanno sottovalutato i rischi dei device digitali, se non vengono dati con chiare regole di gestione.

Ma qui non c’è solo un problema di cattiva gestione dello strumento, senno dovremmo togliere da casa nostra tutti i coltelli che ci sono (si sa, con un coltello di può ammazzare qualcuno). Qui emerge un’analfabetismo emotivo preoccupante, in tanti ragazzi che di fronte a quei video violenti si sono fatti una risata, li hanno commentati e ri-condivisi, e forse non hanno capito la gravità dei fatti, perché carenti della necessaria empatia e del codice morale che ti fa prendere le distanze da video di quella natura.

C’è un problema di carenza di regole e di empatia in questa orribile vicenda. Ne parlo in modo approfondito nel mio blog https://liciacoppo.it/blog/the-shoah-party-deficit-di-regole-e-di-empatia/ perché i fatti sono gravi, e necessitano di un cambiamento di registro immediato, o rischiamo di creare una società estremamente violenta, ego-centrata e disumana.

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