La costanza nei bambini: una virtù da educare

26 Luglio 2018

Daniele Fedeli, professore all’Università di Udine e studioso di disturbi dell’età evolutiva, ha scritto di recente un post, ironico e saggio, che condivido con voi per ampliare la riflessione su questo tema stuzzicante (e dato che i Social, se ben utilizzati, sono una bella risorsa, vi invito caldamente a seguirlo su Facebook)

La costanza. Ho deciso: oggi vado a correre! Mi fa bene, mi rimetto in forma, brucio grassi e dimagrisco… In realtà già lo scorso anno ero andato a correre e anche due anni fa: anzi mi ero comprato tutto l’occorrente da vero runner! Poi non ho continuato: un po’ gli impegni di lavoro, star dietro ai bambini, il brutto tempo… poi non vedi subito dei grandi progressi… La fatica è tanta… inizi a rimandare e alla fine non vai più: fino al buon proposito dell’anno seguente. Insomma, il problema non è fare una volta la cosa giusta: è farla sempre!

Per i bambini è uguale: talvolta fanno la cosa giusta (eseguono i compiti per casa, riordinano le loro cose ecc.). Ma lo fanno una volta e poi ricominciano come prima. Questo ci fa arrabbiare: “Ma perché non lo fai sempre! Ieri hai sistemato le tue cose, vuol dire che sei in grado di farlo… E guarda invece che disastro oggi!”. Ma credetemi: i bambini non lo fanno per cattiveria. Semplicemente essere costanti (nel correre come nel riordinare) è la cosa più difficile al mondo! La costanza si costruisce con calma e pazienza, affiancando il bambini, rinforzando ogni minimo progresso e ponendosi piccoli ma costanti obiettivi di miglioramento. “Ok, oggi ho tanto lavoro da fare… Non riuscirò a correre due ore… Ma una piccola corsetta di 10 minuti posso farla e mi permette di non perdere l’abitudine” Alla stessa maniera: “Ok, oggi hai tanti compiti… Ma almeno i Lego dal pavimento riesci a toglierli…”. Pian piano. Così si costruisce la costanza.

P.S. Chiaramente oggi NON andrò a correre: mi serviva solo come esempio iniziale!

Lo ammetto. Anche io oggi ho buoni propositi. Ore 18.30 vado a camminare, che correre sarebbe troppo per la mia schiena. Lo farò? Non lo so. Come vedete anche noi adulti fatichiamo ad essere costanti. Parecchio. Figuriamoci i bambini! Non parliamo degli adolescenti, che se mai un minimo lo erano diventati, riperdono completamente questa virtù perché sono sequestrati dagli ormoni e dalle emozioni: fino a ieri per tuo figlio il calcio era tutta la sua vita, ma da domani smette e va in palestra, fino a ieri tua figlia viveva per la danza, ma da domani smette e si iscrive a un corso di Krav maga. Così, tanto per non far annoiare noi genitori! Tranquilli, è normale; ma se li abbiamo un po’ educati alla costanza, superata la bufera dell’adolescenza torneranno a focalizzarsi. Garantito.

Oggi, ai nostri figli 2.0, stiamo offrendo stili di vita che allenano la costanza? Forse non più, forse troppo poco. La ripetizione delle stesse azioni, le così dette routine, sono salutari e formative per i bambini molto piccoli, ma nella nostra frenesia moderna ce ne stiamo dimenticando. La costanza non si educa solo con piccoli e progressivi obiettivi di miglioramento, ma anche offrendo i giusti stimoli, ed educando i bambini a coltivare l’azione che stanno facendo.

Se dopo dieci minuti un bambino di 5 anni si è già stufato del gioco e vuole cambiare, va aiutato a ritrovare interesse e a stare ancora un po’ su quel gioco: “Dai costruiamo ancora un pezzo”, “Vieni, finiamo il puzzle”, “Concludiamo la partita prima di smettere”.

A due anni chiede di riguardare sempre lo stesso cartone animato? Magari su un vecchio e utile (a quell’età) DVD? Bene, è una richiesta sana e opportuna, molto meglio che il bombardamento di mille stimoli con i cartoni della Tv, eccessivo per quell’età; sicuramente molto meglio che un gioco sul cellulare, che dà una tale iperstimolazione neuronale non utile a quell’età, se non dannosa.

A 9 anni vediamo che si sta appassionando al disegno, ed è pure bravino? E allora gli compriamo tutto il set di pregiati colori Karandash, due libri per imparare a disegnare e lo iscriviamo pure ad un corso; ma dopo 2 mesi, finito l’entusiasmo! I colori finiscono abbandonati in un angolo. Una #InstantPassion, sempre più frequente nei nostri stili di vita. Ma ogni fuoco non dura, se non viene alimentato e coltivato. Allenare alla costanza, all’impegno, al rimanere fermi anche quando comincia a scendere la curva dell’entusiasmo è una funzione educativa importantissima, che servirà ai nostri figli per tutta la vita. Insegnare loro come trasformare il fuoco in brace non è per nulla irrilevante. Servirà nel lavoro, sarà utile nelle loro vite affettive; una relazione sentimentale duratura non è fatta di fuoco, ma di brace.

Va detto che nell’odierno bombardamento di stimoli, di cui siamo tutti un po’ vittime, è diventato ancora più difficile. Ci siamo forse dimenticati (o è il quotidiano che ci travolge) che per crescere i bambini hanno bisogno di buone abitudini, di ritmi adeguati alla loro età, di non avere troppi stimoli tutti insieme, e soprattutto necessitano di ‘tempi vuoti’ per poter giocare, da soli o con fratelli e amici. Giocando i bambini non solo si divertono, ma allenano tante virtù. E imparano, tanto.

Di gioco e di giochi, di stimoli ludici adatti alle età, di giochi tradizionali o tecnologici parleremo ancora tra due settimane. Che se oggi avete già letto fino alla fine, avete avuto una buona costanza! ?

 

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