Mamme, facciamoci un regalo: smettiamola di essere delle Wonder woman

13 Maggio 2017

Abstract di una giornata di una mamma moderna: sveglia alle 6 del mattino, una lavatrice prima di andare al lavoro che così ci si porta avanti, pulire la lettiera dei gatti, firmare la circolare, portare il figlio a scuola e intanto “dai ripassiamo, parlami dell’acropoli”, un’occhiata al registro elettronico mentre si fa una conference call, o si è in riunione, o si fa la contabilità, o si serve un caffè al bar, o si fa lo shampoo alla cliente, o si somministra medicine all’anziana signora. Tutte hanno il loro “multitasking-time”.

In pausa pranzo, se ancora esiste la pausa pranzo, vuoi non incastrare una spesa per la famiglia? A tardo pomeriggio i ruoli sono molteplici in base all’agenda settimanale: tassista, supporto scolastico, counselor, coach sportivo, cuoca, colf in equilibrio precario tra un messaggio whatsapp, una mail, una pila di vestiti da piegare, una montagna di compiti ancora da fare (ma chi li deve fare?). Dopo cena, chiusa la cucina, c’è chi stramazza sul divano, chi ancora ha la forza di stirare. Quelle che stirano dopo cena sono la categoria “supereroi di livello 2”, quelle super-potenziate.  Comunque anche la categoria “supereroi di livello 1”, presente sul mercato da almeno vent’anni, garantisce sempre prestazioni ottime. Un acquisto sicuro.

Ma la vogliamo piantare? Di girare come androidi per le città, Wonder woman silenziose, onnipresenti nelle vite dei nostri figli, moderne lavoratrici ma ancora custodi del focolaio domestico, con un carico di lavoro triplo delle donne di 50 anni fa.

Io, personalmente, come donna e madre, ho scelto, insieme al padre dei miei figli, di non appartenere né al modello 1, né al modello 2. O, perlomeno, se dobbiamo essere dei supereroi, lo siamo entrambi: modello 3, gender-evolution. Si sa, nelle famiglie 2.0 si corre. E tanto. E allora, corriamo in due.

“Brava, tu la fai facile. Hai un marito che ti aiuta”; no, non mi aiuta. Se volevo un aiutante, sposavo un domestico. Mio marito fa con me. Siamo in cordata, insieme. Se oggi tanti compagni/padri sono ancora in panchina, chiamati solo al bisogno e sistematicamente rimproverati perché sbagliano, non è sempre cattiva volontà paterna E’ che le donne fanno fatica a “mollare il controllo”. Ammettiamolo: è una maledetta arma a doppio taglio. Essere supereroine stanca, ma un po’ gratifica. Esserci sempre per i figli è una mission che dà senso all’esistenza.

L’unica giustificazione a dover attingere ogni tanto alla scatola personale dei superpoteri ce l’hanno le madri sole, loro sì. In quel caso, l’unica strada è aumentare in resilienza, e contemporaneamente abbassare gli obiettivi, l’ansia da prestazione. Perché quando le supereroine finiscono le batterie, poi diventano tristi o perennemente arrabbiate.

E i nostri figli hanno bisogno di madri felici. Non di madri dal sorriso smagliante che “si dimostrano felici”, ma dentro stanno scoppiando per il sovraccarico e non ce la fanno più. E a volte sono “umanamente” nervose, esauste, desiderose di uno spazio intimo, per sé. Ma guai anche solo a pensarlo! Che poi monta il senso di colpa, ci sentiamo brutte e cattive. Invece, fare i conti col nostro desiderio di scomparire, di abdicare dal trono dove pianifichiamo tutto, di mollare lo scettro, ci farebbe un gran bene. E sarebbe salutare anche per i nostri figli.

Lo dice bene Penny, una blogger donna-madre-insegnante, quando scrive “Eppure le mie figlie non sono tutto il mio mondo. Non si meritano questo carico. Sono una delle cose più belle che mi sia capitata, ma per essere una buona madre credo di dover voler bene anche all’altra parte di me, quella cattiva, che esiste, con cui devo fare i conti. Che salva la donna in cerca della propria felicità. La speranza è che anche loro imparino ad essere felici al di là dei figli che avranno, se li avranno”.

La felicità dei nostri figli non può e non deve essere la nostra. Non siamo detentrici del loro futuro, che si costruirà a partire da noi genitori, ma anche indipendentemente da noi. La loro realizzazione può avvenire, solo se non la sentiamo più come una cosa nostra. Se li liberiamo. Li svincoliamo. Li rendiamo autonomi, liberi anche di scelte che non avevamo pensato per loro.

Quando i nostri figli crescono, dobbiamo fare un passaggio difficilissimo. Diventare madri, e non più mamme. Imparare a stare sulla soglia, coltivando nostalgicamente la memoria di quando erano “i nostri cuccioli”, permettendo ai nostri leoni e leonesse di esplorare il mondo, imparando a digiunare dall’affetto e dagli abbracci che d’ora in poi loro dedicheranno ad altri.

Per poterlo fare, dobbiamo star bene con noi stesse, nella nostra pelle. Nei nostri abiti umani. Qualcuna camminando da sola, qualcuna in coppia.

Senza l’abito da Wonder woman forse avremo più disordine e polvere in casa, ma meno ragnatele nella nostra casa interiore. Lo dobbiamo a noi stesse. E a tutte le donne-madri che ci hanno preceduto, e non se lo sono potute permettere. Facciamoci questo regalo.

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