Scuola fino al 30 giugno? No, grazie, non è la soluzione
Una cara amica, nonché una brava dirigente scolastica, all’indomani dell’uscita sulla scuola, molto infelice, del neo ministro incaricato, ha scritto un post ironico e provocatorio, ma profondamente vero: “Sogno un governo la cui priorità non sia la scuola”. Sono anni che i governi che mettono mano sulla scuola non ne fanno una giusta. Quindi capisco la provocazione di quel post, della serie: “Forse se evitate di continuare a pontificare dall’alto cambiamenti e azioni non pertinenti ai bisogni dal basso è meglio”.
Per esempio ora il ministro Bianchi sta portando avanti questa idea di Draghi del prolungamento fino al 30 giugno: nulla è ancora ufficiale, si sono aperti tavoli con le regioni, si stanno sentendo i sindacati. Mi auguro un sincero dietrofront perché quest’idea è, a mio avviso, un non-senso, è antipedagogica, ed inutile anche dal punto di vista didattico. Lo so che sembro supponente nel dirlo, ma ho le mie ragioni.
Mi occupo da anni di ‘motivazione scolastica’, bazzico nelle scuole da più di 15, sto incontrando in questo periodo molti docenti, genitori ed alcuni ragazzi. E da me vengono a fare colloqui di aiuto proprio quegli adolescenti che nella scuola si stanno perdendo, ora. Parlo con cognizione di causa.
Chissà se per una volta il ministro ascolterà, dal basso, chi nella scuola ci lavora, per capire davvero i bisogni di ragazzi, famiglie e docenti in questo faticoso anno pandemico, e darà una risposta di senso; questa di andare a scuola fino al 30 giugno, ad oggi, non lo è. Perché il prolungamento della scuola non sia la soluzione lo spiego nel mio blog a chiare lettere. Questa volta ho provato pure a fare un elenco puntato. Così, giusto per essere più chiari.
Scusate, ma quando ce vo’ ce vo’.